Durante la conferenza stampa di presentazione di questo importante Sinodo il cardinale Sergio da Rocha, arcivescovo di Brasilia e relatore generale del Sinodo, ha rilevato come “nei contesti ecclesiali è molto facile parlare dei giovani per sentito dire, facendo riferimento a stereotipi o modelli giovanili che magari non esistono più. In tal modo, anziché ascoltare e apprendere dalla realtà, si idealizza e si ideologizza la realtà giovanile.

Per il cardinale è importante “prendere consapevolezza dei punti di forza della presenza della Chiesa nel mondo giovanile, e delle sue debolezze, a partire dalla scarsa familiarità con la cultura digitale”. “Spesso si sentono voci che incolpano i giovani per essersi allontanati dalla Chiesa”, ha fatto notare da Rocha: “Ma molti di loro hanno vissuto situazioni che li portano ad affermare che è la Chiesa ad essersi allontanata dai giovani. E ce lo dicono apertamente. In molti casi non l’hanno sentita e non la sentono vicina e accogliente, specialmente nei momenti più faticosi del loro percorso di crescita umana”.

L’arcivescovo di Brasilia ha spiegato che nei prossimi giorni e per tutta la prima settimana di lavoro i padri sinodali affronteranno la prima parte dell’Instrumentum laboris, che è caratterizzata dal verbo “riconoscere”.

“Ci metteremo di fronte alla realtà – ha precisato – non per un’analisi sociologica, ma con lo sguardo del discepolo, scrutando le orme e le tracce del passaggio del Signore con un atteggiamento aperto e accogliente. Per chi ha a cuore i giovani e desidera accompagnarli verso la vita in pienezza, è imprescindibile conoscere le realtà che essi vivono, a partire da quelle più dolorose come il disagio, la guerra, il carcere, le migrazioni e tutti gli altri tipi di emarginazione e di povertà”. “Ugualmente – ha concluso – sarà necessario che ci lasciamo interpellare dalle inquietudini dei giovani, anche quando mettono in questione le prassi della Chiesa o riguardano questioni complesse come l’affettività e la sessualità”.

Per le comunità educanti FMA sarà importante non solo seguire con attenzione la riflessione ecclesiale, ma soprattutto lasciarsi interpellare dai giovani, quelli vicini e quelli lontani. Mettersi in discussione fa bene e apre il dinamismo del cambiamento