Rimini, 27 gennaio 2024 – L’esperienza di sei giovani con i missionari della Piccola Famiglia dell’Assunta in Albania. La ricchezza di un incontro. Il nuovo rapporto con la nostra Diocesi – La Chiesa di Rimini è stata presente in Albania con una missione diocesana dal 1993, appena due anni dopo la ritrovata libertà religiosa, dopo 40 anni di persecuzione atea. Nel trentesimo anniversario di cooperazione missionaria fra le Chiese per far rinascere la comunità locale, alla chiusura della Missione Diocesana, nel 2023 mons. Francesco Lambiasi e il vescovo locale mons. Giovanni Peragine hanno sottoscritto una nuova convenzione (di 5 anni, rinnovabili) fra le Chiese, in cui “la Diocesi di Rimini si impegna ad essere presente nel territorio dell’Amministrazione Apostolica attraverso i fratelli e le sorelle della Piccola Famiglia dell’Assunta”.

Il fratello sacerdote destinato al servizio missionario resta “per il tempo della Convenzione e può essere rinnovato”. Per i missionari della Piccola Famiglia dell’Assunta, oggi ricca di “figli” e fratelli albanesi, inizia una nuova fase: sempre più consorti del popolo albanese, anche nella maggiore povertà di mezzi, si rinnova lo slancio per l’annuncio della Buona Notizia ai poveri.

Questa nuova fase invita anche la Diocesi di Rimini ad un rapporto nuovo con i missionari e con quanti in questi anni hanno aderito al Vangelo. Un nuovo rapporto che si nutrirà solo dell’amicizia e del desiderio di condividere qualcosa del dono dei missionari della Piccola Famiglia. I viaggi in Albania e l’impegno in Italia per raccogliere fondi a sostegno della crescita della Chiesa locale: ecco due mezzi privilegiati per coltivare la grazia della missione. È l’esperienza scelta da un gruppo di sei giovani della diocesi accompagnati in missione da don Francesco Fronzoni e sr Silvia Melandri FMA, dal 27 dicembre al 2 gennaio scorsi.

Le loro testimonianze raccontano la “gioia del Vangelo [che] riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (Papa Francesco, EV1).

Che cos’è la comunità di Uznove, vicino a Berat?

È stata, molto semplicemente, la destinazione di un viaggio che mi ha coinvolto e travolto, a livello di emozioni e scoperte: l’Albania è la nostra vicina di casa, e se anche ci possono essere similitudini ci sono anche tante differenze che ci separano. A Berat ho avuto l’opportunità di immergermi in un altro mondo e di vedere tantissima bellezza, così come tanta sofferenza, spesso intrecciate e mescolate.

I problemi sono tanti, dalla corruzione sistemica alla povertà e mancanza di opportunità specie per i giovani, fino al vuoto nelle coscienze religiose determinato da cinquant’anni di repressione del regime di Hoxha. Un vuoto da cui può nascere qualcosa di buono, e che non è riuscito a togliere dalla gente quella voglia dirompente di devozione; del resto sr Micaela ce lo diceva sempre: “In Albania c’è vita”, “qui le persone hanno fame di Dio”. Accanto ai missionari, ci siamo immersi nel clima di Berat e nella vita di servizio a Dio e alla gente dei missionari e missionarie, sempre intenti, come benedettini. È stato sconvolgente l’incontro con la loro fede, ma anche con quella dei cristiani del posto e soprattutto dei poveri. Testimonianze uniche di fede viva e vibrante, che in mezzo a tante avversità trova il modo di emergere.

Del popolo albanese, siamo rimasti colpiti dalla cultura della ospitalità: persino i più poveri, quando entri a casa loro, hanno sempre qualcosa da offrire, e, nel clima del periodo tra Natale e l’Epifania, tra feste e le attività di oratorio, tutti noi compagni di viaggio siamo d’accordo su questo: è più quello che abbiamo ricevuto di quello che abbiamo dato.

Da questo viaggio ho ricavato lezioni di vita, che mi hanno toccato e spero continuino ad influenzarmi nel vivere con un altro spirito. È stato un viaggio nel vero senso della parola, da cui si torna cambiati: alla missione abbiamo lasciato tutti un pezzo di cuore, e siamo tornati tutti con l’animo pieno di gioia e di emozioni, che ci porteremo dietro per sempre.

Diego Casadei

La bella sorpresa di un viaggio missionario!

Quando si parte senza aspettative né progetti personali, dando invece fiducia al Signore che, tramite i suoi intermediari, ci sta chiedendo qualcosa, capita di ritrovarsi felicemente sorpresi dal tanto che si riceve, in termini di esperienze e soprattutto di incontri: questo è ciò che è successo a me, che ho avuto il privilegio di accompagnare a Uznove (Albania) sei ragazzi riminesi poco più che ventenni.

Non avevo idea di chi fossero Angelica, Beatrice, Diego, Giuseppe, Isabella e Noemi, sapevo solo che avevano accolto la proposta di don Francesco di vivere una settimana di scoperta e condivisione della missione portata avanti dalla Comunità di Montetauro, della quale altrettanto non conoscevo nulla.

Ma… quale gioia profonda ho provato nel vedere questi ragazzi affiatarsi sempre più tra loro e con noi accompagnatori; vivere ogni proposta con crescente docilità, coinvolgimento, spirito di servizio ed entusiasmo; interrogarsi in modo sempre più serio su che cosa questa “specialissima settimana” stava suggerendo al loro presente e al loro futuro!

E quale sincera ammirazione ho sentito nei confronti delle sorelle e dei fratelli della comunità di Montetauro, per l’apertura, la familiarità e la gioia con cui ci hanno accolti!

Quanto mi ha colpita e interpellata la loro vita di preghiera, di carità e di annuncio del Vangelo, con dedizione radicale e sempre allegra e spontanea!

Senza dimenticare loro: Mario, Nicola e Daniela, figli disabili che con la loro fragilità e tenerezza mi hanno riportata al cuore dell’essenza umana, spogliata di tutte le sue maschere e bisognosa soltanto di maternità.

Le parole non possono esprimere tutta la gratitudine che provo nei confronti del Signore e di tutti coloro che hanno saputo stupirmi durante questo breve ma intensissimo viaggio missionario.

Sr Silvia Melandri FMA

Da: Il ponte. Giornale cattolico riminese https://ilponte-ita.newsmemory.com/

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