La scelta della tipologia di documento, l’esortazione apostolica anziché l’enciclica, indica che il Pontefice non intende esporre una riflessione ma piuttosto, appunto, “esortare” i fedeli su un tema, quello della santità, che, in realtà, risponde alla domanda: “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”.

Nel nuovo documento Papa Francesco riprende e sistematizza un tema a lui caro. Quella che il Papa tratteggia è una visione “popolare” della santità, che non prende in considerazioni i santi “già beatificati o canonizzati” né tantomeno ritiene che per essere santi sia “necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi”. Il santo che Papa Francesco ha in mente è “il santo della porta accanto”, spesso anonimo e nascosto.

Una vocazione universale, che affonda nel battesimo e ognuno può realizzare “vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”: “Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali”.

Non una persona priva di errori e peccato, non chi coltiva “l’ossessione per la legge, il fascino di esibire conquiste sociali e politiche, l’ostentazione nella cura della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, la vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, l’attrazione per le dinamiche di auto-aiuto e di realizzazione autoreferenziale”, rischiando di cadere nelle eresie antiche ma sempre attuali.

Il santo, scrive il Papa, è capace di senso dell’umorismo. Il santo è tale perché, molto semplicemente, segue l’insegnamento di Gesù in tema di beatitudini: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Un insegnamento che il Papa rivolge a tutti i cristiani: “Davanti alla forza di queste richieste di Gesù è mio dovere pregare i cristiani di accettarle e di accoglierle con sincera apertura… senza elucubrazioni e scuse che tolgano ad esse forza”.

Da qui indicazioni anche molto pratiche che mostrano l’attualità della santità al giorno di oggi: capace di andare controcorrente rispetto alla violenza, anche quella verbale, su internet o sui mass media, controcorrente rispetto al “consumismo edonista”, capace di trattare un clochard incontrato di notte non come un “fagotto” o un fastidio ma una persona a cui restituire dignità.

Una santità lontana, dunque, dall’errore “nocivo e ideologico” di “quanti vivono diffidando dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista”.

“Spero – scrive Francesco in conclusione del documento firmato lo scorso 19 marzo, solennità di San Giuseppe – che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere”.

Scarica il testo: Gaudete et Exsultate