Tra una lezione online ed un’altra, ci siamo preparate e poi abbiamo vissuto la Settimana Santa in un modo nuovo. Le suore, che ci stavano già accompagnando, durante la Quaresima, con una serie di appuntamenti che approfondivano aspetti complessi e dolorosi della nostra umanità come la morte, la povertà e le fragilità, declinazioni dell’Amore di Dio per ciascuno di noi nella Passione e morte del suo Figlio unigenito, ci hanno proposto di continuare questo cammino riscoprendo il senso della Liturgia del Triduo Pasquale, un’occasione di riflessione sul senso di simboli, eventi e gesti.

Dalla Domenica delle Palme in poi la veranda della casa, di solito aula studio e di ritrovo, è diventata una chiesa accogliente, che ogni giorno ha assunto un aspetto diverso risuonando di canti, meditazioni, silenzi e infine, dell’annuncio della Resurrezione. Noi che non siamo solite pregare insieme con tale frequenza, penso abbiamo sperimentato oltre la gratitudine, anche un sentimento di unità, che ci ha aiutato a stare bene tra noi, superando distanze e incomprensioni, come in tutte le case.

Mi vengono in mente le parole di Chiara Lubich “La comunione fraterna non è stasi e atipica, è una perenne conquista, con il risultato continuo non solo del mantenimento della comunione, ma del dilagare di essa tra tanti, in quanto è carità, che per sua natura è diffusiva”.

Come in tutte le famiglie, con qualche differenza, visto che qui siamo in trenta, anche qui il fermento dell’attività in cucina per preparare il pranzo e delle pulizie generali non è mancato: ciascuna di noi ha fatto quello che poteva, per dare una mano e vestire la tavola a festa.

Penso di non sbagliare di troppo dicendo che le cose che ci mancavano sono state compensate dalla gioia che abbiamo provato.

Allora voglio ricordarmi di Antonietta Potente quando dice che “La perfezione può solo essere comunitaria. E questa perfezione si può dare solo nella gioia”.

Per concludere, in un momento dove ci chiediamo come sarà il domani e come cambieranno le nostre abitudini dopo la pandemia, non possiamo dimenticarci che anche la Pasqua è venuta per questo, per lasciare un segno. Quello che abbiamo vissuto è che davvero Gesù è in mezzo a noi, allora mi auguro che la vita spezzata e moltiplicata in giorni di quarantena possa farci ancora assaporare un po’ del banchetto che Dio vuole offrirci.

Letizia Forzoni