Sorelle, rispondiamo generosamente come il nostro santo Fondatore. Egli amava la preghiera del santo rosario; i suoi ragazzi, sul suo esempio, lo recitavano anche per via andando al lavoro: lo si indovinava dal ritmico inclinare del capo al “Gloria Patri”. Don Bosco considerava il rosario come devozione necessaria per custodire la purezza del corpo e dell’anima e per conservare la grazia, dono dello Spirito Santo, luce e guida per amare Dio e temere l’offesa. Il santo rosario non solo ci unisce a Dio sempre a noi presente, ma ci eleva alla contemplazione, preghiera viva che ci fa amare la sua gloria.

Ecco, sorelle, che cos’è per noi il rosario: una preghiera che dona il respiro della calma e lentamente la crea; un filiale sostare in contemplazione con Maria. L’anima nella sosta si fa attiva nell’amore a Gesù che salva, adora, soffre, espia; vuole condividere la vita con Maria, cercare come lei, nella giornata di collaborazione a volte faticosa, sempre e soltanto ciò che piace a Dio. E così lentamente nel lavoro interiore le forze prendono vigore, i desideri di Gesù entrano nella nostra vita, diveniamo vere spose di Lui, vere figlie di Maria.

Il rosario è preghiera distensiva, ricca di attività e di pace. So rendere preghiera viva, trasformare in contemplazione il rosario, oppure condivido in pratica, l’opinione di chi lo subisce, perché meccanica, monotona ripetizione di formule? Qualche volta è facile cedere alla fretta, al dinamismo, anche nella preghiera. Molti ci obiettano: “Perché ripetere tante volte la stessa preghiera? Non basta dirla una volta sola? Anche Gesù ce lo insegna: “Nel pregare non abbondate in parole come fanno i pagani”? (Mt 6,5). Se la preghiera è vuota d’amore, allora sì la ripetizione è noiosa, diventa come un disco senz’anima. Ma quando l’amore e il dolore combattuto e offerto la premono, quando la fede splende, non è più ripetizione: amore e dolore non si ripetono, sono sempre nuovi; ad ogni istante la medesima parola dettata dall’amore, acquista un’intensità, una sfumatura, un sentimento suo proprio. Dio è infinito nei suoi attributi, nelle sue perfezioni; il suo mistero d’amore non ha confini. Quando un’anima lo contempla, spazia nella sua bellezza, s’intrattiene alla sua presenza e gli rende il servizio della sua filialità; la parola ripetuta diviene allora come il letto del fiume sul quale scorre la stessa preghiera.

Per riflettere e pregare:

  • Quale posto ha, nella mia giornata, la preghiera del rosario?
  • Mi preoccupo di introdurre a questa preghiera le persone che incontro nel mio apostolato?

Esercizio spirituale: prima di iniziare il rosario, chiedo allo Spirito Santo la grazia di “aprire” i miei sensi spirituali, per poter gustare e vedere nel mio cuore le gioie ed i dolori di Maria… Prendo l’abitudine, di esercitare uno sguardo contemplativo verso il prossimo, capace di riconoscere e condividere le gioie e i dolori di coloro che incontro nel corso della giornata.

Maria Ausiliatrice, aiutami a vivere i misteri del rosario, a lasciarmi conquistare dall’amore di Dio, a vivere solo per Lui e per il suo Regno ora e sempre. Amen.