Don Bosco elabora un originale modello educativo il cui obiettivo è la “salvezza delle anime”, perseguito attraverso l’andare incontro ai giovani, assecondando e guidando le loro inclinazioni, puntando sulla gioia, sull’amicizia, sul dialogo piuttosto che sulla paura e sulla repressione.

«La salvezza delle anime resterà sempre centrale per lui; ma questo obiettivo sarà perseguito in forme umanissime, facendo leva sulla gioia, sulla amicizia con i giovani, sulla loro libera espressione, piuttosto che sul timore. La salvezza non è per lui qualcosa che possa prescindere da una realizzazione di umanità» (Scoppola 1988).

Egli intuisce che alla base dell’educazione debba esserci la promozione dei valori umani e cristiani in particolare, che rende possibile una connessione tra evangelizzazione e promozione umana che sarà poi oggetto di riflessione del Concilio Vaticano II. Egli percorre una via originale e moderna attenta alla realtà del suo tempo, contribuisce a creare una spiritualità cristiana, che alimenta virtù come l’iniziativa, la responsabilità e la solidarietà.

La santità, a cui don Bosco tende, va letta alla luce della reale presenza dello Spirito Santo nella storia ed è quella dell’azione quotidiana attenta alle vere necessità del cuore dei giovani, è scuola di vita che va plasmata attraverso l’annuncio del Vangelo, fonte di inesauribile creatività, e dei suoi valori che fa sentire ciascuno prezioso perché figlio di Dio. «Proprio un tale interscambio tra “educazione” e “santità” è l’aspetto caratteristico della sua figura: egli è un “educatore santo”» (J.P. n.5).

Don Bosco è ancora oggi fonte di ispirazione pedagogica per il suo senso della Chiesa e della società civile, la sua creatività educativa; il suo riuscire a coniugare tradizione e modernità aiuta ad affrontare in modo nuovo le istanze che vengono dal mondo giovanile.

«Certamente il suo messaggio pedagogico richiede di essere ancora approfondito, adattato, rinnovato con intelligenza e coraggio, proprio in ragione dei mutati contesti socio-culturali, ecclesiali e pastorali» (J.P. n.13).

Per Giovanni Paolo II l’aspetto più importante di don Bosco che riassume tutta la sua azione pedagogica e la “santità” è l’essere stato pienamente docile allo Spirito Santo che gli ha consentito un’azione creativa sempre nuova e aderente alla realtà.

L'esperienza di don Bosco assume grande importanza al giorno d’oggi per rilanciare una nuova evangelizzazione ed una educazione cristiana, in particolare dei giovani. Risuona con tutta la sua attualità questo invito: «Andiamo ai giovani: ecco la prima e fondamentale urgenza educativa» (J.P. n.14).

Giovanni Paolo II, nella lettera Iuvenum patris, ha inteso sottolineare l’attualità di don Bosco. Ancora oggi egli è una risorsa per la Chiesa universale. Il nucleo del suo sistema educativo, le sue intuizioni, il suo stile, sono ancora validi, proprio perché ispirati dalla “trascendente pedagogia di Dio”. Don Bosco è riuscito ad armonizzare i valori della tradizione favorendo una sempre più incisiva educazione alla responsabilità sociale, basata su una “accresciuta dignità personale”, cercando soluzioni nuove che consentivano di affrontare i diversi problemi della società.

Giovanni Paolo II ha proposto don Bosco come modello di educatore affinché tutti gli educatori di oggi possano con spirito di dedizione e di abnegazione, intercettare i bisogni dei giovani e avere il coraggio di proporre la “santità quale meta concreta dell’educazione cristiana”.

GIOVANNI PAOLO II, Ivenum patris. Lettera Apostolica, http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/letters/1988/documents/hf_jp-ii_let_19880131_iuvenum-patris.html