Come se all’improvviso scoprissimo di avere l’Oratorio.

È così: questa situazione ci fa sentire la nostalgia di quello che abbiamo sempre avuto e che ci è sempre sembrato normale avere, come di diritto, come eterno.

Invece adesso – inaudito – non c’è. Non lo abbiamo, o meglio non possiamo goderlo, il nostro territorio, questo enorme patrimonio sociale, culturale, spirituale, ambientale in mezzo al quale tanto spesso ci siamo mossi con indifferenza.

Adesso persino ci manca la scuola!

No, non solo i compagni e le ricreazioni schiamazzanti, ma proprio la scuola, i banchi, i proff, le lezioni! Quell’attenzione che tanto si tribola ad avere in aula, adesso scatta attraverso le lezioni social e nei compiti on line. Anche i piccolini della scuola dell’infanzia seguono la programmazione attraverso i cellulari dei genitori con interesse, mentre i ragazzi del CIOFS FP sono attaccati a ore giornaliere di regolari lezioni a distanza. Quelli del doposcuola, poi, fanno impazzire gli educatori: tutto organizzato per singoli o per gruppetti di tre della stessa classe, con il controllo dai registri elettronici, con la preparazione di verifiche e interrogazioni.

E i gruppi fede collegati con la preghiera del giorno: a turno gli educatori – anche i più giovani – preparano l’immagine, la preghiera, la citazione della Parola del giorno per i ragazzi delle medie e delle superiori, mentre le catechiste si tengono vicini i bambini settimanalmente.

Anche l’attività delle cene ai senzatetto, con molte restrizioni, continua grazie all’organizzazione cittadina dell’Arca e della Comunità di S. Egidio, ma non si può andare in gruppo a distribuire: solo in due e solo con consegna di sacchetti chiusi.

Insomma, si lavora tanto.

E allora cosa ci manca?

Ovvio: ci mancano le persone in carne e ossa. I giovani, i ragazzi, i bambini, le famiglie, i collaboratori a tanti livelli. Perché umanità si è sempre, ma ci manca proprio la carne con tutto il suo fardello palpitante di rumore, di energia, di vita “che si tocca”.

Del resto, non è quello che ha scelto Gesù? Abbiamo appena celebrato nell’Annunciazione il mistero più grande della nostra fede: la scelta di Dio di essere come noi. Carne e sangue, presenza, vicinanza, amore concreto, gesti, amicizia. Mangiare e bere insieme, ridere, piangere, danzare, celebrare, pregare “in presenza”.

Signore, facci tonare insieme!

E quando ci saremo tornati facci ricordare quanto mancavamo l’uno all’altro, quando il telefono e le videochiamate non ci bastavano più, mentre la preoccupazione per tanta sofferenza e tanto eroico lavoro ci toglieva il fiato, nella speranza di rivederli tutti, proprio tutti i volti amati e nel sapere che alcuni stavano già guardando il volto di Dio.

Signore, facci tornare insieme, ma per favore fa che la lezione sia imparata: quello che vogliamo, che desideriamo veramente, è la prossimità calda e solidale degli altri, il resto è relativo.

Dopo questa prova, per favore, lasciaci in dono di non dimenticarlo mai più.

Sr. Paola Farioli