Nel tragitto in ambulanza mi sta vicino un bel giovane “scuro, scuro come il carbone”. Gli chiedo la provenienza e inizia la conversazione. Non ha nemmeno trent’anni. È Nigeriano. È musulmano e ha un nome impronunciabile. A casa, cioè in Nigeria, ha mamma, moglie e due bambini. Si vede che ha la possibilità (possibilità?!) di ritorno perché pensa ad un terzo figlio.

Comunque abbiamo pregato insieme: lui con slancio e fervore ha invocato Allah, la divinità unica e creatrice di ogni cosa e io il Signore Gesù, il Figlio del Dio vivo e risorto.

Il giovane mi ha detto che qui in Italia non si trova troppo male, per ora si è sistemato. Io l’ho affidato alla Madonna di Montenero perché protegga lui e la sua famiglia. L’ho ringraziato e mi ha risposto con parole gentili!

Che differenza di respiro tra il parlare di lui e quello dei dottori che ci hanno investito con un parlare “vivace”, giustamente preoccupati per l’impellente responsabilità di tramettere misure fondamentali di igiene e di sicurezza! Comunque, nonostante la comprensibile agitazione, anche i dottori sono stati corretti con me e Francesca, la nostra infermiera.