Prima dell’inizio della relazione, sono comparsi alcuni oggetti sul tavolo del relatore che hanno guidato lo sviluppo dell’intervento. Ecco qualche breve spunto a partire da ciascuno di essi.

Computer. Oggetto assente sul tavolo perché nei gruppi l’opzione ‘abitare il mondo digitale’ non è stata fra quelle selezionate, dando priorità a temi di educazione e missione riconoscendo che il digitale è un mezzo e non un luogo da abitare.

I bollini rossi, verdi e gialli utilizzati nei lavori del mattino. Richiamano il tema della scelta, molto importante in ambito educativo. Sapere scegliere è una delle principali caratteristiche della persona adulta e sapersi assumere la responsabilità delle proprie scelte, mettendole in ordine di priorità.

Anfora. Qui il tema della generatività. Il senso della vita dell’anfora è quello di riempirsi per poi svuotarsi e dare qualcosa all’altro. Questo gesto è l’archetipo del gesto educativo: non è far avere di più, ma far essere di più l’altro, soprattutto quando l’altro ha impedimenti che non gli permettono di ‘essere’.

La chitarra. Tema della sinodalità e della fraternità dove la sinodalità richiama la capacità di lavorare insieme e di ascoltarsi (non scontato!); e la fraternità richiama la necessità di una maturità umana completa.

Un cuscino e i sacchi di iuta. Tema dell’accompagnamento dei giovani. La soluzione non è nel rendere allettante la proposta educativa, ma nell’avere il coraggio di proporre qualcosa che è tanto bello quanto impegnativo.

Vino. Il tema della profezia e dei valori. Non sempre sono giudicabili in maniera oggettiva, ma sono i riferimenti fondamentali a cui l’educazione e l’educatore fa riferimento per essere vero “magister”, ovvero colui che è capace di vedere tre volte più lontano.

Candela. Il tema del decentrarsi, dell’uscire da sé, del dare spazio all’altro. La candela si consuma, come la vita umana, ma il fumo va verso l’alto. Questa è metafora dell’educazione: consumarsi per permettere all’altro di salire in alto.

La conchiglia, che richiama il mare. Il mare è inutile, la bellezza è inutile. Tuttavia non possiamo ridurre ciò che è necessario a ciò che ha una utilità immediata. Deve per forza tutto essere utile e rispondere a un fine immediato? In questa linea, la vita consacrata è utile? Lo spreco della vita trascende l’idea dell’utile e non utile.

Cinque domande per la riflessione e l’interazione in assemblea:

  1. Quanto sappiamo essere profetici (andare al di là dei risultati immediati) nella nostra azione educativa? Quanto riconosciamo che l’educazione è un processo a lungo termine?
  2. Quanto sappiamo essere sale della terra? Quando sappiamo essere inattuali, provocare rifiuto, pietre di contraddizione e di scandalo?
  3. Quanto sappiamo essere astuti come volpi? Quanto sappiamo abitare la realtà dall’interno senza esserne schiavi?
  4. Quanto sappiamo essere servi inutili senza sentirci inutili?
  5. Quanto sappiamo rendere reale la frase di Gesù “quel giorno non mi domanderete più nulla”? Quanto sappiamo che anche il maestro dovrà tramontare?