Testo evangelico Luca 6,46-49: “Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».

Lectio

CONTESTO

Sono i versetti conclusivi del discorso della montagna e riguardano l’atteggiamento da assumere nei confronti di Gesù, delle sue parole, della sua Signoria e delle conseguenze che comportano in coloro che vi aderiscono, in coloro che si decidono per la fede/fiducia nel Figlio dell’uomo e nel suo mandato. Sono versetti, pertanto, che ci aiutano a comprendere in modo efficace il fatto che Gesù è con noi e ci chiede fiducia! In questa parabola si mostra come la salvezza dipenda dall’obbedienza alla parola di misericordia che Gesù ha dato nei vv. 27-38. È la rivelazione definitiva e completa di Dio: l’ascolto attivo della sua parola è salvezza e vita, la disobbedienza ad essa è rovina. Quanto Gesù ha detto non è un consiglio. Chi lo ascolta e fa quanto ha ascoltato, si costruisce una casa dove può abitare stabilmente, senza pericoli; chi crolla addosso e lo seppellisce nella sua rovina. Nell’obbedienza alla parola di misericordia si gioca il senso definitivo della vita! La salvezza non è solo il riconoscere Gesù come «il Signore». È anche fare ciò che lui, il Signore, ha fatto e comandato: essere come lui, del quale siamo immagine e somiglianza. L’uomo diventa la parola cui obbedisce. Costruire, che è un’altra parola fondamentale di questo testo, nasce da un incontro ed è conseguente all’ascolto; le parole di Gesù nel suo discorso avevano indicato una direzione di vita (cf. ad es. «amate i vostri nemici etc.» 6,27ss): costruire quindi, come metafora conclusiva del discorso, non è un gesto casuale, ma conseguente all’ascolto, è finalizzato anch’esso ad una direzione particolare. Rimane però una domanda aperta: come costruire? Questa è la domanda decisiva: «ciascuno stia attento a come costruisce» (cf. 1Cor 3,10). La costruzione come scelta concreta di adesione alla parola del maestro, ha a che vedere non solo con un gesto materiale, quanto piuttosto con l’edificazione della comunità intera. È un suggerimento a ripensare i criteri di azione pastorale in chiave «sinodale».

Perché mi chiamate: Signore, Signore... «Signore, Signore!». È l’acclamazione di fede dei battezzati, che nella forza dello Spirito hanno aderito a Gesù, riconoscendolo come loro Signore (1Cor 12,3; Rm 10,9). È nel suo nome, infatti, che sono stati battezzati. Ma questo Signore, appunto perché Signore, richiede l’ascolto e l’obbedienza concreta. In questa esclamazione stupita e gioiosa di fede, il credente riconosce l’autorità di Gesù e la sua grazia come fondamento della propria esistenza. Nasce una vita nuova, coerente con ciò che si professa, non per pretesa, ma per dono. Il credente che l’ha sperimentato e ne vive, opererà secondo esso. Se prima del battesimo eravamo sgraziati, chiusi nella disobbedienza, ora siamo graziati e abilitati all’obbedienza: in lui siamo uomini nuovi, capaci di vita nuova (Rm 6,1-23). Una fede, però, che si arresta alla conoscenza e non diventa esperienza trasformante, sarebbe una fede diabolica (Gc 2,19): un delirio di onnipotenza, in cui si pretende di essere come Dio, per il quale ciò che è detto è fatto.

La nostra fede, è un’esperienza trasformante? Chi viene a me e ascolta le mie parole ... «Venire verso Gesù» significa fare di lui il polo del proprio agire, il centro della propria vita: è quell’essere conquistati da lui (Fil 3,12) che mette in moto il cammino del discepolo. Il figlio è colui che “fa” la parola del Padre. La stessa parola che fece il mondo, se è ascoltata e obbedita, ha anche la capacità di fare un mondo nuovo, il mondo dei figli! Se nel creare il mondo non abbiamo avuto alcuna responsabilità - non ci potevamo essere! - ora siamo associati a una responsabilità più alta: ricreare il mondo come suo Figlio, nell’obbedienza a lui. Siamo concreatori della storia, la casa dell’uomo! Come la disobbedienza fu principio di decreazione, così l’obbedienza alla sua parola di misericordia è principio della creazione nuova. Come si vede, si pongono in successione ordinata i piedi («venire verso me»), gli orecchi («ascoltare») e le mani («fare»).

Le fondamenta della costruzione. L’ascolto ti fa costruttore. Il paragone è tra coloro che ascoltano e fanno e tra coloro che ascoltano e non fanno. L’oggetto di tutto il discorso è sempre la parola di misericordia. Ascoltarla e farla è costruire una casa. È interessante che il costruttore, dice l’evangelista Luca, «costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia (lett. ha approfondito)». Si tratta di due verbi che indicano la prima azione necessaria per costruire: scavare, scendere in basso. A livello simbolico, il tutto può apparire paradossale: edificare, costruire evoca un innalzamento verso l’alto, come ricorda Gen 11,4 il primo grande edificio di cui la Scrittura fa memoria: «costruiamoci una città e una torre la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome». Il primo gesto che l’uomo fa per costruire una casa/ comunità (e quindi relazioni) è esattamente l’opposto: scavare e approfondire; gesti che - come è facilmente intuibile dall’immagine impiegata dall’evangelista - chiedono tempo e fatica. L’azione di scavare, quindi lo sforzo e la fatica nella costruzione è finalizzata a porre le fondamenta; nel costruire si sceglie di dedicare tempo e energie per ciò che alla fine non sarà visibile. Pur non essendo visibili le fondamenta risultano più grandi della costruzione visibile. Il fare questa parola di misericordia è costruire una casa stabile, perché fondata sulla roccia che è Cristo (1Cor 10,4). Per questo bisogna «scavare» e «approfondire» la parola di misericordia, per penetrare sempre più a fondo nel mistero di Gesù. Bando alla superficialità (cf. 8,13), che costruisce case frettolose ma rovinose per chi le abita e per chi è ospitato. Bisogna scavare, fino a cementare il fondo della nostra vita alla «pietra», far aderire il nostro cuore a Cristo. Lui è il fondamento sicuro: «Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo» (1Cor 3,11). Così la nostra casa non crolla al sopraggiungere della «piena» delle acque: siamo in grado di resistere tanto alle prove e alle tribolazioni quotidiane (8,13), quanto, soprattutto, alla grande piena della morte, allo scatenarsi degli inferi, al giudizio finale.

Ascoltare senza fare significa disobbedire. Vivere nella disobbedienza è come costruirsi una casa sulla terra, senza fondamento. Apparentemente abitabile, in realtà è una trappola mortale, sia per chi l’ha costruita sia per i suoi ospiti. La casa di chi vive senza misericordia non è fondata sulla pietra che è Cristo, parola di Dio e forza dello Spirito; è appoggiata sulla terra, sul pensiero dell’uomo, sulla fragilità del proprio io. Se la roccia è solida, forte e compatta come l’amore, la terra è invece friabile, molteplice e divisa come l’egoismo. Una vita fondata sull’egoismo è una costruzione che non regge né alle difficoltà presenti, né tanto meno alla crisi futura

Dal Testo alla vita. (In sintesi da un discorso ai giovani di papa benedetto XVI a Cracovia, 27 maggio 2006): «Nel cuore di ogni uomo c'è, amici miei, il desiderio di una casa. Tanto più in un cuore giovane c'è il grande anelito ad una casa propria, che sia solida, nella quale non soltanto si possa tornare con gioia, ma anche con gioia si possa accogliere ogni ospite che viene. È la nostalgia di una casa nella quale il pane quotidiano sia l'amore, il perdono, la necessità di comprensione, nella quale la verità sia la sorgente da cui sgorga la pace del cuore. È la nostalgia di una casa di cui si possa essere orgogliosi, di cui non ci si debba vergognare e della quale non si debba mai piangere il crollo. Questa nostalgia non è che il desiderio di una vita piena, felice, riuscita. Non abbiate paura di questo desiderio! Non lo sfuggite! Non vi scoraggiate alla vista delle case crollate, dei desideri vanificati, delle nostalgie svanite. Dio Creatore, che infonde in un giovane cuore l'immenso desiderio della felicità, non lo abbandona poi nella faticosa costruzione di quella casa che si chiama vita. Amici miei, una domanda si impone: "Come costruire questa casa?". Ma che cosa vuol dire costruire la casa sulla roccia? Costruire sulla roccia vuol dire prima di tutto: costruire su Cristo e con Cristo... Costruire su Cristo e con Cristo significa costruire su un fondamento che si chiama amore crocifisso... Abbiate nostalgia di Cristo, come fondamento della vita! Accendete in voi il desiderio di costruire la vostra vita con Lui e per Lui! Perché non può perdere colui che punta tutto sull'amore crocifisso del Verbo incarnato... Costruire sulla roccia significa costruire su Cristo e con Cristo, che è la roccia... Amici miei, che cosa vuol dire costruire sulla roccia? Costruire sulla roccia significa anche costruire su Qualcuno che è stato rifiutato... Una fede forte deve attraversare delle prove. Una fede viva deve sempre crescere. La nostra fede in Gesù Cristo, per rimanere tale, deve spesso confrontarsi con la mancanza di fede degli altri... Cari amici, che cosa vuol dire costruire sulla roccia? Costruire sulla roccia vuol dire essere consapevoli che si avranno delle contrarietà. Un edificio costruito sulla roccia non equivale ad una costruzione sottratta al gioco delle forze naturali, iscritte nel mistero dell'uomo. Aver costruito sulla roccia significa poter contare sulla consapevolezza che nei momenti difficili c'è una forza sicura su cui fare affidamento... Amici miei, consentitemi di insistere: che cosa vuol dire costruire sulla roccia? Vuol dire costruire con saggezza. Essere saggio significa sapere che la solidità della casa dipende dalla scelta del fondamento. Non abbiate paura di essere saggi, cioè non abbiate paura di costruire sulla roccia! Amici miei, ancora una volta: che cosa vuol dire costruire sulla roccia? Costruire sulla roccia vuol dire anche costruire su Pietro e con Pietro... Perciò vi dico: non abbiate paura a costruire la vostra vita nella Chiesa e con la Chiesa! Siate fieri dell'amore per Pietro e per la Chiesa a lui affidata. Cari amici, meditando le parole di Cristo sulla roccia come fondamento adeguato per la casa, non possiamo non rilevare che l'ultima parola è una parola di speranza. Gesù dice che, nonostante lo scatenarsi degli elementi, la casa non è crollata, perché era fondata sulla roccia. In questa sua parola c'è una straordinaria fiducia nella forza del fondamento, la fede che non teme smentite perché confermata dalla morte e risurrezione di Cristo. Questa è la fede che, dopo anni, verrà confessata da san Pietro nella sua lettera: "Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso" (1 Pt 2, 6). Certamente "Non resterà confuso...". Cari giovani amici ... Siate testimoni della speranza, di quella speranza che non teme di costruire la casa della propria vita, perché sa bene di poter contare sul fondamento che non crollerà mai: Gesù Cristo nostro Signore».

Per avviare il confronto comunitario

  1. Rileggi con calma il testo del vangelo. Chiediti cosa significa per la tua vita essere «costruttore» di «case di misericordia», di «case» costruite sulla Parola di Dio?
  2. La nostra fede, è un’esperienza trasformante?
  3. Bisogna scavare, fino a cementare il fondo della nostra vita alla «pietra», far aderire il nostro cuore a Cristo. Le nostre «fondamenta» sono il risultato di questo lavoro di «approfondimento»?
  4. Provate a rileggere il testo di papa Benedetto: le nostre comunità sanno aiutare i giovani ad edificare sulla roccia?

Per la Preghiera

Signore, io credo; io voglio credere in te. O Signore, fa’ che la mia fede sia piena. O Signore, fa’ che la mia fede sia libera. O Signore, fa’ che la mia fede sia certa. O Signore, fa’ che la mia fede sia forte. O Signore, fa’ che la mia fede sia gioconda. O Signore, fa’ che la mia fede sia operosa. Amen (San Paolo VI, papa)