Approfon…Dire, aprile 2023 – a cura di sr. Mara Borsi – I vangeli mettono in luce che la valenza educativa dei contenuti che Gesù propone alla persona che lo incontra si manifesta orientata ad una meta specifica: educare alla sua causa e alla sua persona. Certamente non possiamo dimenticare che il passaggio dalla sua arte educativa alla nostra richiede una ermeneutica della sequela.

Nell’operare di Gesù si possono individuare tre tipi di contenuto che investono l’impegno educativo dell’educatore cristiano: le esperienze privilegiate che – al dire di Gesù stesso – portano a Lui; le dinamiche educative che provengono dalla visione che Lui offre di sé alla persona che lo incontra; ma anche le dinamiche educative che la persona stessa sperimenta e che provengono dall’incontro con Cristo.

Dalle indicazioni evangeliche si possono ricavare sei esperienze privilegiate di incontro con Gesù e che hanno risvolti educativi ben precisi.

* L’esperienza della ricerca («Venite e vedrete»: Gv 1,39). È l’area della domanda sulla identità (di sé e di Gesù). Comprende l’ascolto delle Scritture, delle parole di Gesù stesso, il confronto con altre visioni della vita, la crisi e rottura con le potenze del male, il processo della conversione, dalla sfida alla decisione, il discernimento evangelico della realtà.

* L’esperienza della comunione («Amatevi, come io vi ho amato»: Gv 13,34). È l’area della carità come consegna precisa di Gesù. Comprende la familiarità con la Trinità, il Padre, lo Spirito, Gesù Signore, e con le persone che formano la famiglia di Dio che è la Chiesa. Significa uno stile: la vita nella fraternità (figli dello stesso Padre), l’esercizio del perdono illimitato, della preghiera insieme (Padre Nostro), dello stare con Gesù operando e riposando con Lui. Comporta la condivisione del pane eucaristico e del pane materiale con il povero come altro Lui.

* L’esperienza della missione («Annunciate il Vangelo ad ogni creatura»: Mc 16,15). È l’area della testimonianza agli altri del dono ricevuto: il Regno di Dio, il Vangelo di Gesù. Comprende un chiaro impegno missionario, dalla testimonianza senza vergogna, coraggiosa e innamorata di Gesù davanti agli uomini, all’annuncio esplicito di Lui agli altri.

* L’esperienza della croce («Prenda la sua croce e mi segua»: Mc 8,34). È l’area delle opposizioni per essere discepolo di Gesù. Comprende opposizioni interne personali della cupidigia, dell’orgoglio farisaico o auto-salvezza, dell’affanno nella vita e della paura della morte; opposizioni esterne con la seduzione del potere e della ricchezza, l’ostilità della persecuzione, lo scoraggiamento dell’insuccesso.

* L’esperienza dell’impegno nel mondo, della fede operosa e della speranza vigilante («Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo»: Gv 16,33). È l’area della fede fiduciosa e operosa più forte di ogni ostacolo, che si traduce in fermento evangelico (sale, luce) nel quotidiano. Comprende l’area delle Beatitudini vissute in prima persona, l’area della fiducia nell’«Io sono con voi tutti i giorni», del Consolatore, l’area dell’appartenenza alla comunità ecclesiale, l’area dell’attesa del futuro come attesa del Signore che viene a portare il premio a chi l’aspetta con l’ardore della carità e della fedeltà, l’area della vigilanza e del pellegrinaggio verso la città futura.

* L’esperienza della vocazione («Seguimi»: Mc 2,14). È l’area del proprio progetto di vita trovato alla luce del Vangelo, dunque di una vita come vocazione, chiamata personale di Dio, entro cui pervenire alla realizzazione di sé. Comprende l’area dell’apertura generosa di sé al piano di Dio, l’area del cuore puro, dell’ascolto della Parola, della scelta coraggiosa della propria vocazione per la vita matrimoniale, per la consacrazione a Dio della propria vita.

Gesù non solo autorevolmente propone Dio nella vita della persona che lo incontra, ma si fa anche esigente, l’esigenza di chi propone un dono alto. Si tratta di salvezza, di vita libera dal male, si tratta di un futuro di felicità. Perciò chiede l’ascolto, o meglio mette l’uomo di fronte alla sua responsabilità una volta che l’ha incontrato. Non è più come prima, non è come se l’incontro non fosse capitato. Vi è inerente una provocazione per una scelta e una decisione, di sì o di no, di un sì con i fatti, o di un rifiuto di cui portarne le conseguenze.

Scrive Theobald: «Gesù crea uno spazio di libertà attorno a sé, comunicando, con la sola sua presenza, una benefica prossimità a tutti quelli che lo incontrano. Questo spazio di vita […] permette loro di scoprire la propria identità più vera e accedervi a partire da ciò che già li abita in profondità e che improvvisamente si esprime in un atto di fede: credito accordato a colui che sta di fronte e al tempo stesso alla vita nella sua pienezza».

Gesù ci aiuta a comprendere perché si educa e nello stesso tempo ci dona la forza misteriosa di poterlo e saperlo fare.