Approfon…Dire, dicembre 2022 – A cura di sr. Mara Borsi – I mezzi di informazione ormai quotidianamente propongono notizie e immagini collegate in modo diretto o indiretto con la crisi ambientale e sociale che l’umanità si trova ad affrontare. Ghiacciai che si sciolgono, incendi che divampano, terribili nubifragi, mancanza di cibo e acqua ed altri eventi estremi colpiscono la popolazione da una parte all’altra del globo. Lo sguardo con cui troppo spesso ci si accosta a questi eventi drammatici è quello della rassegnazione e della paura oppure dell’estremo tentativo di negare una realtà troppo difficile da accettare e vivere.

L’essere umano è sempre attaccato dalla tentazione di fuggire davanti a sfide che impongono un cambiamento radicale, si è portati a pensare di essere sempre troppo impotenti, troppo pochi, troppo lontani, troppo incapaci di far fronte a situazioni complesse.

Questa diffusa sfiducia, purtroppo, investe soprattutto le giovani generazioni, trovatesi impreparate ad affrontare in pochi anni eventi relegati in un passato studiato solo sui banchi di scuola, quali la pandemia e la guerra nel cuore dell’Europa.

I giovani sempre più spesso si sentono derubati del futuro e non hanno alle spalle un bagaglio esperienziale abbastanza forte per combattere questo esteso scetticismo.

È necessario ritrovare e ravvivare la speranza perché il cambiamento è possibile. Tante volte nella storia l’umanità si è trovata sopraffatta da situazioni drammatiche ma il bene, attraverso le persone, trova strade spesso imprevedibili per aprire sentieri anche in terre estremamente aride. Per questo si ritiene quanto mai urgente prendere sul serio e dare nuova forza al compito educativo, evento fondamentale per la crescita, il cambiamento e la rigenerazione della società. Don Bosco ha toccato con mano e soprattutto ha creduto alla forza dell’educazione: arte faticosa, difficile che forma la persona. L’educare costa fatica, sacrificio, pazienza, cura.

Fanno riflettere queste parole di Hannah Arendt: «L’educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l’arrivo di esseri nuovi, di giovani. Nell’educazione si decide anche se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balia di se stessi, tanto da non strappargli di mano la loro occasione d’intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d’imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti».

Lo scontro di civiltà è ai primordi uno scontro all’interno dell’animo umano tra avidità, narcisismo e amore e rispetto. Una buona educazione ha il dovere di contrastare le forze portatrici di violenza e di de-umanizzazione promuovendo culture del rispetto e dell’uguaglianza.

È necessario avere ben presente che è urgente testimoniare che la vita è degna di essere vissuta sempre, educando le persone a guardare gli altri esseri umani come eguali, ad andare oltre la paura e il sospetto, per sviluppare un dialogo animato dalla ragione e dalla comprensione.

Per essere in grado di immaginarsi nel futuro e di progettare il proprio presente per costruire il domani con intenzionalità e concretezza, la persona in crescita ha bisogno, prima di tutto, di essere guardata dall’educatore, dall’educatrice con fiducia, ha bisogno di uno sguardo positivo e incoraggiante.

L’incoraggiamento favorisce nella persona in formazione uno stato d’animo positivo e propositivo che la pone nelle condizioni di credere nelle proprie capacità e nella possibilità di poter riuscire a superare situazioni problematiche, non solo dell’apprendimento, ma anche della vita.

Incoraggiare non significa lodare per gli sforzi compiuti, ma utilizzare un atteggiamento di fondo fondato sull’amore, la comprensione, l’accettazione incondizionata e positiva.

Ogni azione educativa, pensata e messa in atto dall’educatore, dall’educatrice, è unica e irripetibile, come unici e irripetibili sono i suoi protagonisti in quel contesto in quella situazione. La consapevolezza di questa unicità rende conto della complessità del lavoro educativo e della necessità che esso sia connotato da maturità professionale, passione educativa e profondità spirituale.