I Santi: guariti per guarire

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Roma, 1 novembre 2025 – La solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti sono l’occasione per riflettere sul senso della vita e su ciò che le dà pienezza.

I Santi, quelli canonizzati, come Santa Maria Troncatti e Santa Maria Domenica Mazzarello, quelli di cui è in corso la causa di beatificazione, come le Serve di Dio Madre Rosetta Marchese e Madre Antonietta Böhm, i beati, come la Beata Laura Vicuña, la Beata Maddalena Morano, la Beata Eusebia Palomino, la Beata Maria Romero, la Beata Maria Carmen Moreno Benitez, la Beata Maria Amparo Carbonell Munoz, e la Venerabile Laura Meozzi, la Venerabile Teresa Valsè Pantellini sono testimoni del Vangelo autenticamente vissuto.

Sono soprattutto esempi di come la Grazia possa operare quando la fede e l’abbandono sono totali e incondizionati, nonostante ostacoli che possono sembrare insormontabili. Molti Santi hanno vissuto la malattia come prova e si sono poi resi strumenti di misericordia e di guarigione a loro volta.

La giovane Maria Domenica Mazzarello, per curare i parenti ammalati di tifo, si ammala e dopo una lunga convalescenza scopre di essere chiamata a una missione nuova: “A te le affido!” dice una voce misteriosa in una visione. Suor Teresa Valsè Pantellini e Madre Rosetta Marchese vissero la malattia come una particolare esperienza di unione a Cristo crocifisso e risorto. Specialmente Madre Rosetta visse questa prova come conseguenza dell’offerta di sé a Dio per l’Istituto delle FMA e per i sacerdoti.

Agli inizi della sua vita consacrata, anche la giovane Suor Maria Troncatti affronta molte malattie. Il 17 marzo 1909, ammalata di tifo, è trasferita a Nizza Monferrato per essere meglio curata. Don Rua, successore di Don Bosco e di passaggio, va a visitarla. “La invitò a pregare tre Ave Maria con lui e le diede la benedizione di Maria Ausiliatrice e poi le disse che se avesse avuto fede, si sarebbe alzata subito e sarebbe andata in cappella a rendere grazie al Signore. Così fece e don Rua le disse che avrebbe vissuto fino alla vecchiaia e che avrebbe fatto molto bene”.

Proprio lei, molti anni dopo, nell’Oriente amazzonico dell’Ecuador, sarà riconosciuta come la “doctora” e affettuosamente chiamata “madrecita” per la maternità che esprimeva nel prendersi cura di tutti coloro che ne avessero bisogno. Guarita, guariva; con la fede, più che con le medicine: “Io do le medicine, ma chi fa guarire è la Madonna”.

Diverse sono le testimonianze:

“Ha tenuto un mio figlio piccolo in ospedale per un mese e lo ha curato. Ora, ripensandoci, mi rendo conto che lei ci stava ancora guarendo più con la forza di Dio che con i rimedi”.

“La sua fede riuscì a salvare molti bianchi avvelenati e Shuar. Noi non lo sapevamo, e lei stessa non sapeva come avesse fatto, perché l’avvelenamento veniva eseguito con tale abilità che la vittima aveva appena il tempo di andare a morire a casa. Tuttavia, suor Maria arrivava spesso in tempo e la salvava, con grande meraviglia degli stessi avvelenatori che potevano vedere le vittime della loro vendetta camminare per strada”.

La sua fede era unita ad una dedizione eroica: “Una volta trascorse 15 giorni tra i malati di colera in una frazione vicino a Macas, da sola, giorno e notte. Per paura, nessuno voleva occuparsi di loro”. Numerosi altri racconti documentano che la fede e la carità di suor Maria ottennero ciò che sembrava impossibile ad una valutazione umana. In essi, risuonano le parole di Gesù ai discepoli dopo la sua risurrezione: “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. (Mc 16,16)

“I santi costituiscono il commento più importante del Vangelo”, afferma il grande teologo Hans Urs von Balthasar. Quello che Gesù, nell’inviare i 72 discepoli, dice: “Andate… guarite i malati” (Lc 10,9) è stato realizzato da Santa Maria Troncatti sia nella cura dei corpi che delle anime. Mentre Suor Maria si prodigava a somministrare medicine, pregava, parlava della misericordia di Dio, invitava al perdono e alla fiducia in Maria Ausiliatrice.

Oggi la scienza ci conferma che le malattie fisiche sono spesso espressione e segnali di ben più dolorose piaghe psichiche e spirituali. Per questo, i miracoli di guarigione sono accompagnati da vere e proprie conversioni, da cambiamenti sostanziali dello stile di vita e di relazione, da impegni di carità e di servizio.

Papa Leone XIV, nella recente Esortazione apostolica “Dilexi te” scrive: “Nell’atto di curare una ferita, la Chiesa annuncia che il Regno di Dio inizia tra i più vulnerabili. E così facendo, rimane fedele a Colui che ha detto: «Ero […] malato e mi avete visitato» (Mt 25,35.36). Quando la Chiesa si inginocchia accanto a un lebbroso, a un bambino denutrito o a un morente anonimo, realizza la sua vocazione più profonda: amare il Signore là dove Egli è più sfigurato” (DT 52).

Le Serve di Dio Madre Rosetta Marchese e Madre Antonietta Böhm, la Beata Laura Vicuña, la Beata Maddalena Morano, la Beata Eusebia Palomino, la Beata Maria Romero, la Beata Maria Carmen Moreno Benitez, la Beata Maria Amparo Carbonell Munoz, la Venerabile Laura Meozzi, la Venerabile Teresa Valsè Pantellini, Santa Maria Mazzarello e Santa Maria Troncatti, in modi diversi sono intercessore di grazie e miracoli, perché nella loro vita sono state canali della forza terapeutica dello Spirito Santo che sconfigge ogni forma di male e di peccato. Per approfondire

Si invita a segnalare le grazie ricevute alla casella di posta elettronica animazionesantitafma@cgfma.org oppure tramite posta ordinaria alla Segreteria generale dell’Istituto FMA.

Da https://www.cgfmanet.org/infosfera/chiesa/i-santi-guariti-per-guarire/



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