A volte siamo tristi nel costatare tante ingiustizie presenti nella nostra vita e nella società. In tante parti del mondo invece di trovare l’amore, vediamo solo catene di odio e di violenza. Non è facile trovare le soluzioni, però possiamo ricevere qualche illuminazione dalla storia e dalla testimonianza di qualche persona che ha saputo vivere la pace.

Ora vorrei raccontarvi un pezzo della nostra storia giapponese. Sapete che in Giappone ci sono pochissimi cristiani, ma abbiamo tantissimi martiri nella storia? Il tempo della persecuzione contro i cristiani è durato circa 300 anni fino al diciannovesimo secolo. Nel 1637 in una cittadina scoppiò una grande guerra tra gli abitanti e il governo. In quell’epoca la gente soffriva la fame, a causa del tributo troppo pesante da pagare, e i contadini cominciarono una manifestazione contro il governo locale trincerandosi nel castello. Poiché la maggioranza di loro era cristiana ed era un gruppo molto unito, furono mandati ancora 120 mila soldati dal governo centrale per combatterli. Durante e dopo la guerra, i soldati del governo uccisero tutti: uomini, donne, bambini e anziani in totale 37 mila abitanti. Per questo nella tradizione sono rimasti tanti racconti tristi. Ogni volta che accadeva qualche calamità, gli abitanti di quel paese la interpretavano come una maledizione di quelle persone morte, senza ricordare il loro nome.

Circa 30 anni fa, iniziarono gli scavi per una ricerca storica su quel castello. Dalla guerra erano passati circa 350 anni, e furono trovate le ossa delle vittime di quella strage di cristiani. Ma vennero anche trovate tante medaglie, croci e grani del rosario tra i resti delle bombe. Man mano che approfondirono le ricerche, capivano che ogni medaglia e ogni croce trovate erano dello stesso materiale delle bombe. Questo significa che i cristiani rimasti nel castello, fecero delle corone del rosario e delle medaglie raccogliendo i proiettili che li colpivano. All’odio rispondevano con la preghiera e con un atteggiamento di pace. L’ultima azione compiuta da quei martiri era l’impegno di trasformare gli strumenti di odio in preghiera, utilizzando lo stesso materiale che li aveva colpiti.

Questa testimonianza ci parla molto oggi. Dopo 350 anni, quei cristiani: donne, uomini, bambini e anziani, ci testimoniano la fedeltà e l’eroismo della loro fede ricevuta e coltivata nella concretezza della loro vita. La presenza dei cristiani rimasti nel castello dimostra che quel dramma era divenuto un evento pasquale. I cristiani, passando dall’odio al perdono, trasformavano gli strumenti di guerra in strumenti di pace. Essi ci interpellano alla ricomprensione della storia: dà un senso di tristezza e di morte a una testimonianza stupenda di fede e di speranza.

Siamo certi che arriverà un giorno in cui anche noi potremo capire meglio il significato della storia. Il mistero pasquale, cioè la morte e la risurrezione di Gesù, non è un evento del passato, ma continua anche oggi.

É solo la fede che ci aiuta a trasformare la sofferenza in gioia, nel tempo stabilito dal disegno di Dio. Ricordando la storia e le testimonianze dei santi, riflettiamo insieme sulla realtà di oggi per imparare a coltivare la pace dentro il nostro cuore e per irradiarla nel nostro ambiente, così ci sarà più pace e giustizia nel mondo.

Vi incoraggio tanto di diventare portatori di pace e costruttori della cultura di solidarietà e di misericordia. Cerchiamo di costruire una CASA-MONDO più umanizzante per tutti perché tutti possano avere la possibilità di vivere dignitosamente come essere immagini di Dio.