Roma, 10 agosto 2022 – Il Tempo del Creato che vivremo dall’1 settembre al 4 ottobre 2022, è la celebrazione annuale cristiana per ascoltare e rispondere insieme al grido del Creato: la famiglia ecumenica nel mondo si unisce per pregare e proteggere la nostra casa comune, l’Oikos di Dio.

Il Tempo della “Celebrazione” inizia il 1 settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, e si conclude il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia, amato da molte confessioni cristiane.

Dopo la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, iniziamo la “Preparazione” del Tempo del Creato per raggiungere i leader locali e invitare le nostre comunità a partecipare attivamente, sensibilizzando sul tema e su come rispondere al grido del creato dove il Signore ci chiama nei nostri diversi contesti.

Tema 2022: quest’anno ci uniremo attorno al tema “Ascolta la Voce del Creato”. Durante la pandemia di COVID-19, molti hanno acquisito familiarità con l’essere silenziati durante le conversazioni. Molte voci sono silenziate nel discorso pubblico sul cambiamento climatico e sull’etica della conservazione della Terra. Queste sono le voci di coloro che subiscono gli impatti dei cambiamenti climatici. Queste sono voci di persone che detengono una saggezza generazionale su come vivere con gratitudine entro i limiti della terra. Queste sono voci di una diversità di specie più che umane in diminuzione. È la voce della Terra. Il tema del Tempo del Creato 2022 aumenta la consapevolezza del nostro bisogno di ascoltare la voce del creato.

Il salmista dichiara: «I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia... senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio.» (Salmo 19: 2-5). Il creato non smette mai di parlare, ma noi ascoltiamo?

Durante il Tempo del Creato, la nostra preghiera e azione comune possono aiutarci ad ascoltare le voci di coloro che sono stati messi a tacere. Nella preghiera piangiamo gli individui, le comunità, le specie e gli ecosistemi che sono andati perduti e coloro i cui mezzi di sussistenza sono minacciati dalla perdita di habitat e dal cambiamento climatico. Nella preghiera raggiungiamo il grido della Terra e il grido dei poveri.

L’ascolto della voce del creato offre ai membri della famiglia cristiana un ricco punto di ingresso per il dialogo e la pratica interreligiosa e interdisciplinare. Ascoltando la voce di tutto il creato, gli esseri umani di tutte le culture e di tutti i settori della vita possono unirsi alla nostra vocazione alla cura della nostra casa comune (oikos).

Possa questo Tempo del Creato 2022 rinnovare la nostra unità ecumenica! E possa questo tempo di preghiera e di azione essere un momento per Ascoltare la Voce del Creato, affinché la nostra vita proclami con parole e fatti una buona novella per tutta

Partecipa al Tempo del Creato: ci auguriamo che questo Tempo del Creato ci rinnovi e ci unisca nell’unico Battesimo e ci chiami alla cura della nostra casa comune. Ti invitiamo a programmare la tua partecipazione. Come primo passo, vai su https://seasonofcreation.org/it/home-landing-it/, Troverai la Lettera dei Leader Religiosi che ci invita a partecipare al Tempo, la presentazione del tema https://docs.google.com/document/d/1BHyi2oNwZOxDtzBPXRjh5OCtDpSFRIag/edit e, più avanti a maggio, la Guida ufficiale alla Celebrazione del Tempo del Creato con un’ampia gamma di risorse https://seasonofcreation.org/it/home-landing-it/ (che saranno tradotte in varie lingue).

Gli individui e le comunità sono invitati a partecipare attraverso la preghiera, progetti di sostenibilità e mobilitazione.

Preghiera: organizza un incontro di preghiera ecumenico che unisca tutti i cristiani per prendersi cura della nostra casa comune, un cammino insieme nel Creato o nei luoghi colpiti dai cambiamenti climatici e dalla perdita di biodiversità, momenti liturgici per ascoltare il Libro del Signore e il Libro del Creato.

Sostenibilità: guida un evento di sensibilizzazione pubblica raggiungendo un pubblico più ampio di persone con la buona notizia che ognuno di noi può portare il suo contributo.

Mobilitazione: alza la voce per la giustizia climatica partecipando o aderendo a una campagna in corso, come il movimento per disinvestire dai combustibili fossili. Come un’onda inarrestabile, i cristiani di tutto il mondo saranno testimoni, ascolteranno e risponderanno insieme al grido del creato mentre abbiamo cura della nostra casa comune (oikos).

Ogni iniziativa sarà un tassello essenziale del mosaico che solo insieme potremmo creare.

Il Simbolo del 2022: “ho udito il suo grido…conosco le sue sofferenze…Perciò va’! Io ti mando…Io sarò con te.” (Esodo 3: 1-12) Il roveto ardente è il Simbolo per il Tempo del Creato 2022. Ti invitiamo a utilizzare come simbolo un roveto ardente durante i tuoi eventi. Oggi, la prevalenza di incendi innaturali è un segno degli effetti devastanti che il cambiamento climatico ha sui più vulnerabili del nostro pianeta. Il creato grida mentre le foreste crepitano, gli animali fuggono e le persone sono costrette a migrare a causa degli incendi e dell’ingiustizia che abbiamo causato. Al contrario, il fuoco che chiamò Mosè mentre pascolava il gregge sul monte Oreb non consumò né distrusse il roveto. Questa fiamma dello Spirito ha rivelato la presenza di Dio. Questo fuoco santo ha affermato che Dio ha ascoltato le grida di tutti coloro che hanno sofferto e ha promesso di essere con noi mentre seguivamo con fede la nostra liberazione dall’ingiustizia. In questo Tempo del Creato, questo simbolo dello Spirito di Dio ci chiama ad ascoltare la voce del creato e a rispondere fedelmente attraverso l’adorazione, il pentimento e l’azione. Mentre celebri questo Tempo del Creato, accendi candele, accendi il fuoco pasquale, adorna un cespuglio nel tuo luogo di culto o di azione. E possa questo simbolo ricordarci di toglierci i sandali, contemplare il nostro legame con la terra santa, ascoltare la voce del creato ed essere pieni di speranza per spegnere i fuochi dell’ingiustizia con la luce dell’amore guaritore di Dio, che sostiene la nostra casa comune.

 

Ecco il MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO

Cari fratelli e sorelle! “Ascolta la voce del creato” è il tema e l’invito del Tempo del Creato di quest’anno. Il periodo ecumenico inizia il 1° settembre con la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato e si conclude il 4 ottobre con la festa di San Francesco. È un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e prendersi cura insieme della nostra casa comune. Originariamente ispirato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, questo tempo è un’opportunità per coltivare la nostra “conversione ecologica”, una conversione incoraggiata da San Giovanni Paolo II come risposta alla “catastrofe ecologica” preannunciata da San Paolo VI già nel 1970.

Se impariamo ad ascoltarla, notiamo nella voce del creato una sorta di dissonanza. Da un lato, è un dolce canto che loda il nostro amato Creatore; dall’altro, è un grido amaro che si lamenta dei nostri maltrattamenti umani.

Il dolce canto del creato ci invita a praticare una «spiritualità ecologica» (Lett. enc. Laudato si’, 216), attenta alla presenza di Dio nel mondo naturale. È un invito a fondare la nostra spiritualità sull’«amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale» (ibid., 220). Per i discepoli di Cristo, in particolare, tale luminosa esperienza rafforza la consapevolezza che «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» (Gv 1,3). In questo Tempo del Creato, riprendiamo a pregare nella grande cattedrale del creato, godendo del «grandioso coro cosmico» di innumerevoli creature che cantano le lodi a Dio. Uniamoci a San Francesco d’Assisi nel cantare: “Sii lodato, mio Signore, con tutte le tue creature” (cfr Cantico di frate sole). Uniamoci al Salmista nel cantare: «Ogni vivente dia lode al Signore!» (Sal 150,6).

Purtroppo, quella dolce canzone è accompagnata da un grido amaro. O meglio, da un coro di grida amare. Per prima, è la sorella madre terra che grida. In balia dei nostri eccessi consumistici, essa geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione. Poi, sono le diverse creature a gridare. Alla mercé di un «antropocentrismo dispotico» (Laudato si’, 68), agli antipodi della centralità di Cristo nell’opera della creazione, innumerevoli specie si stanno estinguendo, cessando per sempre i loro inni di lode a Dio. Ma sono anche i più poveri tra noi a gridare. Esposti alla crisi climatica, i poveri soffrono più fortemente l’impatto di siccità, inondazioni, uragani e ondate di caldo che continuano a diventare sempre più intensi e frequenti. Ancora, gridano i nostri fratelli e sorelle di popoli nativi. A causa di interessi economici predatori, i loro territori ancestrali vengono invasi e devastati da ogni parte, lanciando «un grido che sale al cielo» (Esort. Ap. postsin. Querida Amazonia, 9). Infine, gridano i nostri figli. Minacciati da un miope egoismo, gli adolescenti chiedono ansiosi a noi adulti di fare tutto il possibile per prevenire o almeno limitare il collasso degli ecosistemi del nostro pianeta.

Ascoltando queste grida amare, dobbiamo pentirci e modificare gli stili di vita e i sistemi dannosi. Sin dall’inizio, l’appello evangelico «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino!» (Mt 3,2), invitando a un nuovo rapporto con Dio, implica anche un rapporto diverso con gli altri e con il creato. Lo stato di degrado della nostra casa comune merita la stessa attenzione di altre sfide globali quali le gravi crisi sanitarie e i conflitti bellici. «Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana» (Laudato si’, 217).

Come persone di fede, ci sentiamo ulteriormente responsabili di agire, nei comportamenti quotidiani, in consonanza con tale esigenza di conversione. Ma essa non è solo individuale: «La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria» (ibid., 219). In questa prospettiva, anche la comunità delle nazioni è chiamata a impegnarsi, specialmente negli incontri delle Nazioni Unite dedicati alla questione ambientale, con spirito di massima cooperazione.

Il vertice COP27 sul clima, che si terrà in Egitto a novembre 2022, rappresenta la prossima opportunità per favorire tutti insieme una efficace attuazione dell’Accordo di Parigi. È anche per questo motivo che ho recentemente disposto che la Santa Sede, a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, aderisca alla Convenzione-Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici e all’Accordo di Parigi, con l’auspicio che l’umanità del XXI secolo «possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità» (ibid., 165). Raggiungere l’obiettivo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C è alquanto impegnativo e richiede la responsabile collaborazione tra tutte le nazioni a presentare piani climatici, o Contributi Determinati a livello Nazionale, più ambiziosi, per ridurre a zero le emissioni nette di gas serra il più urgentemente possibile. Si tratta di “convertire” i modelli di consumo e di produzione, nonché gli stili di vita, in una direzione più rispettosa nei confronti del creato e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli presenti e futuri, uno sviluppo fondato sulla responsabilità, sulla prudenza/precauzione, sulla solidarietà e sull’attenzione ai poveri e alle generazioni future. Alla base di tutto dev’esserci l’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente che, per noi credenti, è specchio dell’«amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino». La transizione operata da questa conversione non può trascurare le esigenze della giustizia, specialmente per i lavoratori maggiormente colpiti dall’impatto del cambiamento climatico.

A sua volta, il vertice COP15 sulla biodiversità, che si terrà in Canada a dicembre, offrirà alla buona volontà dei governi l’importante opportunità di adottare un nuovo accordo multilaterale per fermare la distruzione degli ecosistemi e l’estinzione delle specie. Secondo l’antica saggezza dei Giubilei, abbiamo bisogno di «ricordare, tornare, riposare e ripristinare». Per fermare l’ulteriore collasso della “rete della vita” – la biodiversità – che Dio ci ha donato, preghiamo e invitiamo le nazioni ad accordarsi su quattro principi chiave: 1. Costruire una chiara base etica per la trasformazione di cui abbiamo bisogno al fine di salvare la biodiversità; 2. Lottare contro la perdita di biodiversità, sostenerne la conservazione e il recupero e soddisfare i bisogni delle persone in modo sostenibile; 3. Promuovere la solidarietà globale, alla luce del fatto che la biodiversità è un bene comune globale che richiede un impegno condiviso; 4. Mettere al centro le persone in situazioni di vulnerabilità, comprese quelle più colpite dalla perdita di biodiversità, come le popolazioni indigene, gli anziani e i giovani.

Lo ripeto: «Voglio chiedere, in nome di Dio, alle grandi compagnie estrattive – minerarie, petrolifere, forestali, immobiliari, agroalimentari – di smettere di distruggere i boschi, le aree umide e le montagne, di smettere d’inquinare i fiumi e i mari, di smettere d’intossicare i popoli e gli alimenti».

Non si può non riconoscere l’esistenza di un «debito ecologico» (Laudato si’, 51) delle nazioni economicamente più ricche, che hanno inquinato di più negli ultimi due secoli; esso richiede loro di compiere passi più ambiziosi sia alla COP27 che alla COP15. Ciò comporta, oltre a un’azione determinata all’interno dei loro confini, di mantenere le loro promesse di sostegno finanziario e tecnico per le nazioni economicamente più povere, che stanno già subendo il peso maggiore della crisi climatica. Inoltre, sarebbe opportuno pensare urgentemente anche a un ulteriore sostegno finanziario per la conservazione della biodiversità. Anche i Paesi economicamente meno ricchi hanno responsabilità significative ma “diversificate” (cfr ibid., 52); i ritardi degli altri non possono mai giustificare la propria inazione. È necessario agire, tutti, con decisione. Stiamo raggiungendo “un punto di rottura” (cfr ibid., 61).

Durante questo Tempo del Creato, preghiamo affinché i vertici COP27 e COP15 possano unire la famiglia umana (cfr ibid., 13) per affrontare decisamente la doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità. Ricordando l’esortazione di San Paolo a rallegrarsi con chi gioisce e a piangere con chi piange (cfr Rm 12,15), piangiamo con il grido amaro del creato, ascoltiamolo e rispondiamo con i fatti, perché noi e le generazioni future possiamo ancora gioire con il dolce canto di vita e di speranza delle creature. 

Roma, San Giovanni in Laterano, 16 luglio 2022, Memoria della B.V. Maria del Monte Carmelo.

FRANCESCO