Il prossimo 26 settembre, con tutta la Chiesa, celebreremo la 107a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, dal tema “Verso un noi sempre più grande”. Mi auguro che tutte noi possiamo leggere, meditare e attuare quanto viene indicato da Papa Francesco nel suo messaggio, per allargare ancora di più il nostro orizzonte fatto di accoglienza e di prossimità riguardo ai migranti e ai rifugiati. Ricordiamoci che loro sono persone come noi, e che essere nate dalla parte giusta del mondo è solo un caso!

Inoltre, penso sia fondamentale riprendere il progetto “Per una casa comune nella diversità dei popoli”, coniugando con la vita - in ogni nostra realtà - i verbi da esso proposti: uscire, incontrare, essere prossimi.

Nella Lettera apostolica Patris corde, Papa Francesco presenta San Giuseppe come il Padre dal coraggio creativo. Questo appellativo si riferisce proprio alla condizione in cui si trova la Sacra Famiglia quando - dalla fuga in Egitto, cioè, come famiglia migrante! - è costretta a fuggire a causa di un pericolo, valica una frontiera e diventa ospite in una terra straniera. Sicuramente era una famiglia che non aveva intenzione di lasciare la propria casa!

Infatti, Papa Francesco scrive: «Davanti all’incombente pericolo di Erode, che vuole uccidere il Bambino, ancora una volta in sogno Giuseppe viene allertato per difendere il Bambino, e nel cuore della notte organizza la fuga in Egitto (cfr Mt 2,13-14). […] Il Vangelo non dà informazioni riguardo al tempo in cui Maria e Giuseppe e il Bambino rimasero in Egitto. Certamente però avranno dovuto mangiare, trovare una casa, un lavoro. Non ci vuole molta immaginazione per colmare il silenzio del Vangelo a questo proposito. La santa Famiglia dovette affrontare problemi concreti come tutte le altre famiglie, come molti nostri fratelli migranti che ancora oggi rischiano la vita costretti dalle sventure e dalla fame. In questo senso, credo che San Giuseppe sia davvero uno speciale patrono per tutti coloro che devono lasciare la loro terra a causa delle guerre, dell’odio, della persecuzione e della miseria».

Carissime sorelle, vi invito a vivere la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato guardando e contemplando la Sacra Famiglia e pregando per tutte le famiglie che oggi si trovano sulla strada o su un barcone oppure a calpestare la sabbia di un deserto perché costrette a lasciare la propria terra e a vivere da straniere, da migranti, da apolidi in un mondo che invece di ponti costruisce muri; invece di accogliere, respinge; invece di vedere nell’altro un fratello, una sorella, vede un clandestino, un invasore, un criminale.

Solo la preghiera non basta! Nella misura del “possibile evangelico”, cerchiamo di farci carico dei nostri fratelli e sorelle migranti, se non materialmente, almeno nel cuore: accogliendoli, non giudicandoli; ospitandoli, non condannandoli; avvicinandoci, non respingendoli. Sforziamoci di vedere nel loro volto, un altro volto tanto conosciuto da tutte noi: «…ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25).

Ora vorrei concludere questo messaggio, lasciando parlare il cuore e consegnando a ciascuna di voi il mio GRAZIE!

Grazie perché in questi anni di servizio nell’Ambito Missioni, attraverso il messaggio di ogni mese, ho avuto la possibilità di incontrarmi con ciascuna di voi e anche con le sorelle missionarie ad gentes. Grazie per la vostra accoglienza e per le diverse risonanze che sempre sono arrivate.

Grazie perché ho potuto sperimentare il dinamismo dello spirito missionario nelle diverse realtà ispettoriali e locali. Grazie per la disponibilità a preparare e inviare alla missione ad gentes le sorelle che hanno sentito e accolto questa nuova chiamata del Signore. Grazie per accogliere e accompagnare le missionarie ad gentes quando ritornano nell’Ispettoria di origine, per visitare la loro famiglia e anche per curare la salute o per un tempo di riposo.

Grazie per aver sempre accolto le neo-missionarie che, in vista della missione, avevano bisogno di imparare una nuova lingua. Ringrazio proprio di cuore per aver sempre facilitato, oltre all’apprendimento della lingua, anche una bella esperienza di vita comunitaria.

Grazie per aver aiutato le neo-missionarie ad entrare nella nuova cultura a cui sono state destinate. Un grazie speciale alle missionarie per la vicinanza, il senso di appartenenza e la disponibilità a donare la vita con amore.

A tutte voi, care sorelle, il mio grazie e la mia preghiera che vi accompagna ogni giorno. La mia riconoscenza verso tutte si fa anche benedizione: «Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace» (Num 6, 24-26).

Ancora una volta, grazie ad ognuna di voi per sentirvi ed essere veramente parte viva del dinamismo carismatico-missionario dei nostri Fondatori. Oggi più che mai sentiamo tutte risuonare nel nostro cuore l’urgenza e la gioia del «Da mihi animas cetera tolle» e della consegna «A te le affido», che ci fa essere un Istituto in uscita missionaria. Tanti auguri per la vostra MISSIONE, nel presente e nel futuro!

Rimaniamo sempre in comunione fraterna e sentiamoci in sintonia nella preghiera reciproca.

Con affetto, Suor Alaide Deretti Consigliera per le Missioni