Oratorio possibile? È questa la domanda intorno a cui si è sviluppata la riflessione dell’incontro degli Oratori di domenica scorsa. Ad aiutarci, è intervenuto il capitolo 31 del testo di don Rossano Sala “Intorno al fuoco del Sinodo. Educare ancora alla vita buona del Vangelo”. La modalità online, pensata come rimodulazione dell’evento negli ultimi giorni, ha favorito la partecipazione di quasi quaranta tra FMA, giovani e altri laici appartenenti a 11 realtà della nostra Ispettoria.

Il lavoro del pomeriggio ha invitato i partecipanti a  riunirsi intorno a tavoli virtuali che si confrontavano su quelle che don Rossano, nel suo articolo “Quale Oratorio per il terzo millennio?”, definisce «polarità generative per il rinnovamento». Così, ogni tavolo ha accostato il testo e si è confrontata su alcune domande che da esso emergevano.

Al termine del lavoro, ogni tavolo doveva arrivare a definire cos’è l’Oratorio nella nostra Ispettoria e quali sono i sogni per rendere il nostro Oratorio “Valdocco oggi”.

Di seguito, riportiamo in sintesi, quanto emerso.

 

UNA DEFINIZIONE DELL’ORATORIO NELL’ISPETTORIA ILS

Finalità: una finalità è ben descritta dai quattro pilastri del criterio oratoriano: “casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita, cortile per incontrarsi in allegria”.

Costruire una casa aperta, che non imprigiona ma libera. È davvero laboratorio dove trovare la propria strada e vocazione, che può portare anche a uscire.

Nella modalità online diventa difficile svolgere quella chiamata per chi “è fuori”.

Educare “buoni cristiani e onesti cittadini”; rispondere alle esigenze dei giovani oggi (culturale, affettivo, relazionale). Un luogo dove tutti possano trovare il proprio posto per crescere, uno spazio ampio dove ciascuno possa sentirsi a casa e fare il suo percorso partendo da dove è. 

Ambienti: il cortile è l’ambiente privilegiato dell’oratorio, il luogo che accoglie tutti. All’interno delle case l’oratorio è o potrebbe essere l’anello che unisce tutte le realtà e gli ambiti più specifici (minore formalità rispetto ad esempio alla scuola). I social sono un altro ambiente che ormai è diventato imprescindibile. La relazione è l’ambiente per definizione per questo necessario dare attenzione al tempo concreto che vi si dedica. Solo la comunità costruisce insieme l’oratorio. Spazi fisici di incontro che siano ben curati e appartenenti a tutti, di cui tutti possano sentirsi responsabili.

Attenzioni: deve essere per tutti e per ciascuno, pensando a don Bosco che era amico di tutti, ma costruiva una relazione significativa con ciascuno. Noi non siamo don Bosco, ma siamo tanti! A livello di comunità bisogna fare appello a tutti, non solo SdB, FMA, Salesiani Cooperatori, ma coinvolgendo tutti quelli che possono dare una mano. Oratorio deve essere casa, un oratorio-famiglia. Ed è ricchezza la comunità delle FMA, insieme ai volontari. Importante far conoscere il bene che si fa per coinvolgere altre persone e far conoscere l’importanza dell’oratorio per la società. La comunità è parte integrante dell’Oratorio, con tutti i suoi membri!

Cosa differenzia l’Oratorio dalla maggior parte delle proposte che i ragazzi incontrano?

Esso è un luogo in cui raccogliere tutti i ragazzi per fare unità, ma lasciando la porta aperta, è un posto sicuro dove possono sempre ritornare, senza costrizione e obbligo. Accoglienza, apertura, amorevolezza e presenza sono le parole fondamentali. Quello che lo distingue da altri ambienti è la forza dei piccoli gesti fatti con amore, in cui le attenzioni si offrono nel quotidiano guardando all’unicità di ciascuno.

 

SOGNIAMO: COSA MANCA AL NOSTRO ORATORIO PER ESSERE VALDOCCO OGGI?

  1. È il momento per rinnovarsi e aprirsi ai cambiamenti, riconoscendo la chiamata che la situazione attuale ci sta facendo
  2. È il momento di darci del tempo. Tutti ne sentiamo la mancanza (consacrati e laici), ma è necessario: per formarci insieme e per offrire ai ragazzi e ai giovani una presenza più significativa.
  3. Abbiamo bisogno di coinvolgere di più i giovani, anche per ‘uscire’ e raggiungere chi è fuori dei nostri ambienti e dei circuiti ecclesiali.
  4. Abbiamo bisogno di lavorare come comunità cristiana, senza battitori liberi, ma ciascuno con il proprio carisma a servizio dell’unico progetto. Si sente la mancanza di un santo poliedrico e carismatico come don Bosco! Ma potremmo sopperire con persone diverse, capaci di ricoprire tutti i ruoli che lui incarnava: guida spirituale, insegnante, amico, riferimento per un avviamento professionale…
  5. Non dimenticare i piccoli e i fragili, soprattutto in questo tempo di pandemia, cercando delle proposte che raggiungano anche i bambini delle elementari.
  6. Abbiamo bisogno di riscoprire il ruolo sociale dell’Oratorio e di farlo conoscere all’esterno!
  7. Abbiamo bisogno di stilare con le famiglie un patto di corresponsabilità più significativo.
  8. Abbiamo bisogno di creare le condizioni per fare un’esperienza di “santità plurale”.