Nella lettera raccontava: “Sono funzioni veramente commoventi a vedere questi indigeni tanto ribelli al principio e poi a poco a poco ogni giorno si vede che vanno addomesticandosi; e quando si parla loro del catechismo e che incominciano ad intenderlo con avidità vogliono che si parli di Gesù e diventano fervorosi: pare che Gesù buono si faccia sentire loro sensibilmente dal momento che quando lo ricevono nella Santa Comunione starebbero sempre in chiesa” (Selva Patria del Cuore - Capitolo X).

Al suo figlioccio, José María, consigliava vivamente di rispettare il precetto pasquale, perché Dio effondesse le sue abbondanti benedizioni e lo preservasse da ogni disgrazia (Lettera 78).

Nei momenti difficili della sua missione pensava a Gesù che aveva versato il suo sangue per quello dei suoi fratelli, e da qui faceva derivare il suo compito e la sua preoccupazione principale di servire Gesù in loro: “Il Signore mi ha chiamata ad un’altra missione, davvero qui è terra vergine, non sanno che esiste un Dio. [...] Il campo mio è grande ma è difficilissimo, ma Gesù può toccare il cuore e colle vostre preghiere, coi vostri sacrifici Gesù avrà compassione e toccherà loro il cuore [agli indigeni]” (Lettera 7).

L’interesse principale di Suor Troncatti era quello di indirizzare a Dio i destini delle ragazze che, con la forza della preghiera, stavano poco a poco arrivando per stare con le madri nella missione. Si sentiva felice di essere una missionaria, di salvare la vita di tanti bambini, di prepararli a ricevere i sacramenti: “L’ansia mia, il mio affanno è di guadagnare anime a Dio, fare di tutto perché conoscano e amino Gesù. Si tratta di una questione di grande soddisfazione quando vediamo che la fila di cristiani diventa più numerosa e vediamo che coloro che hanno già fatto la loro prima comunione, comunicano con tanta devozione tutti i giorni” (Selva Patria del Cuore - Capitolo XI).

Quando morì suo padre, Suor Maria Troncatti ricevette la notizia un mese dopo... Ne pianse la partenza, ricordando che lo aveva fatto soffrire molto quando aveva lasciato la sua casa, ma riceveva conforto dalla consapevolezza di averlo fatto solo per Gesù, il quale non si lascia mai vincere in generosità; così, nella lettera che scrisse a sua madre, la consolò dicendole: “Il nostro buon padre è certamente nel Cielo, rassegniamoci: perché piangere? Siamo anche noi di passaggio, presto lo raggiungeremo per non separarci mai più. Nell’intimo del cuore sento una grande consolazione... ora sento d’aver un protettore nel Cielo”. (Lettera 21). Suor Maria era convinta che è necessario morire ogni giorno per vivere in Dio e di Dio, perché non c’è altro modo di raggiungere la Vita.

Era l’anno 1931. Un giorno andò a trovare una donna molto malata che la mandò a chiamare. Si fece accompagnare da Juan Nankitiai, un giovane interno nella missione, che fu molto felice di tenerle compagnia. Al loro ritorno, il fiume stava per straripare e Suor Maria quasi perse la vita. Solo l’invocazione a Maria Ausiliatrice li poté salvare! Il giovane poi si ammalò gravemente e morì nella pace del Signore, dicendo: “Io muoio felice perché vado in cielo. Mi sento felice per aver salvato la vita di Suor Maria, la sua vita vale molto di più della mia” (Selva Patria del Cuore - Capitolo XI).

Per riflettere:

  1. Suor Maria Troncatti era ammirevole nella vita religiosa, nella carità e nel sacrificio. Che cosa dice questo alla mia vita?
  2. Qual è la mia principale preoccupazione, il mio affanno in relazione al compito che mi è stato affidato?
  3. Come mi preparo all’incontro con Dio nel mio passaggio alla vita eterna?

Facciamo eco alle parole del Santo Padre, Francesco, per la Pasqua 2019: “Possa il cammino quaresimale condurci alla Pasqua con il cuore purificato e rinnovato dalla grazia dello Spirito Santo e che la grazia della risurrezione di Cristo trasformi completamente la nostra vita, ci riempia di gioia, di speranza e di gratitudine a Dio che tanto ci ama”. “Gesù disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”. (Gv 11, 25-26). Gesù Cristo dà il vero senso alla vita. Solo lui ha dimostrato la sua legittimità risorgendo dalla morte, con prove convincenti che veramente la risurrezione si è realizzata. Egli è colui che rivela la nostra identità, dà senso a questa vita e ci fa credere nella vita senza fine. Gesù ci dice che Dio è relazione, è bontà, conosce intimamente e personalmente ognuna di noi. Ha dimostrato l’amore di Dio nella guarigione dei malati e avvicinandosi alla gente sfortunata e povera. L’amore di Dio è totalmente gratuito e disinteressato. Gesù dice che Dio ci ha creati per essere suoi figli, che vuole darci un’eredità di benedizioni, che ci ha dato la libertà di scegliere e di amarlo liberamente. Ha messo nel nostro cuore una legge morale interna a cui obbedire amando Lui e il prossimo, che è lo scopo per il quale siamo stati creati. In Gesù Cristo scopriamo chi siamo e per chi viviamo (Ef 1,11). Il dono di Dio, la vita eterna, è un dono assolutamente gratuito e disponibile per chi vuole riceverlo.

Quale esperienza di vita rafforza la mia fede per celebrare bene la Pasqua 2019?