Kerala ha subito inondazioni devastanti ma, secondo i meteorologi, quest'ultima settimana l'intensità delle piogge è stata superiore del 250 per cento al normale. Il governo locale non si è attivato tempestivamente ed è stato necessario far defluire l’acqua da bacini troppo pieni, aprendo le paratie delle dighe L'esatta entità dei danni è ancora difficile da calcolare, un'idea chiara si potrà avere solo quando le acque si saranno totalmente ritirate. Secondo il premier locale Pinarayi Vijayan almeno 83mila chilometri di strade risultano devastati, mentre sarebbero andate distrutte circa 20mila case e qualcosa come 40mila ettari di campi coltivati, informa l’Agenzia giornalistica ANSA.

I salesiani sono in prima linea nel cercare di gestire l’emergenza e andare in aiuto delle vittime del disastro. Per le popolazioni colpite dalle inondazioni a Ernakulam, nel Kerala Don Bosco Vaduthala è stato aperto il campo di soccorso presso la scuola e il centro giovanile Don Bosco; vi risultano registrate 5.970 persone di 1.419 famiglie. I salesiani, insieme al governo, alla popolazione locale ed alle ONG, provvedono alla raccolta e distribuzione di acqua, cibo, vestiti, medicine e articoli di emergenza. Sono stati organizzati anche controlli medici per prevenire epidemie e per i bisogni sanitari di emergenza delle persone colpite.

In una circolare indirizzata a tutti i salesiani l’ispettore del Kerala, don Joyce (Mathew) Thonikuzhiyil, comunica: “Siamo anche informati del grave danno subito dalle case e proprietà della famiglia salesiana. Vorrei chiedere personalmente alle comunità di queste località di fornire supporto alle famiglie, ai nostri confratelli e ad altri bisognosi di assistenza. Come espressione della nostra solidarietà, la Provincia certamente verrà in aiuto alle famiglie e ai nostri confratelli colpiti dall'alluvione. Coloro che hanno bisogno di sostegno immediato si mettano gentilmente in contatto con le comunità vicine”.

I salesiani stanno lavorando insieme ad altre istituzioni della Chiesa e della società civile per riuscire a dare assistenza ed accogliere parte degli oltre 600mila rifugiati; sono già stati istituiti almeno 4mila campi, dove però scarseggia tutto e si teme possano diffondersi epidemie. Un campo ad Aluva è stato già trasformato in lazzaretto per malati di varicella.

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