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Vorrei aprire questo messaggio augurale con il ricordo di infanzia di una persona che ha vissuto i suoi primi anni di vita durante la Seconda guerra mondiale. Durante la guerra, quando arrivava il Natale, seguiva con gioia l’affaccendarsi della mamma che disponeva sulla tavola le stoviglie più belle, ma quello che più la entusiasmava era la carta oleata che avvolgeva le posate d’argento. Una carta color blu notte con le stelle d’oro, che l’affascinava molto e accendeva la sua immaginazione bambina, il suo desiderio: ecco nel cielo blu, trapunto di stelle, come la carta del panettone, gli angeli avrebbero scritto improvvisamente la parola PACE, luminosissima; tutti l’avrebbero vista e avrebbero fatto una grande festa.

È bello il sogno di questa bambina, ma la pace è un dono vivo che va custodito, protetto, fatto crescere sulla terra con l’aiuto del cielo. Purtroppo, guerre che sembrano senza fine continuano a fare vittime e il coro degli angeli che annuncia la pace sulla terra può sembrare stridente con le realtà di belligeranza e violenza, scatenate in varie parti del pianeta. Ma proprio per questo buio è importante vivere con fede il Natale del Principe della Pace.

Quando Gesù nasce, sull’Impero Romano regna la pax augustea, una pace imposta con le armi, conservata con la minaccia della distruzione, preservata con l’uso della violenza. È una pace garantita da una mastodontica macchina da guerra che non sa, però, frenare le tirannie, le crudeltà e le ingiustizie sociali. Ed è in Betlemme, luogo sotto l’efferato Erode, re della Giudea, che nasce Gesù, il Principe della Pace, l’incomparabile principe della pace, principio e sorgente della Pace. La pace di questo bambino è vera ed altra rispetto alla non guerra; la sua sostanza è l’amore e la giustizia, la riconciliazione e la redenzione.

A Betlemme schiere di Angeli cantano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra”, un dittico che nelle due espressioni dice la stessa cosa, sia pur da un punto di vista diverso. Come ha detto Papa Benedetto XVI: “La gloria di Dio è nel più alto dei cieli, ma questa altezza di Dio si trova ora nella grotta di Betlemme, la sua gloria è sulla terra, è la gloria dell’umiltà e dell’amore. LA GLORIA DI DIO È LA PACE”. Noi sappiamo che questa Pace è Gesù e che questa pace ha un prezzo: la Sua incarnazione e la Sua passione.

Con l’incarnazione del Verbo il chinarsi di Dio a guardare sui cieli e sulla terra, come dice il salmista, sottolineando (Sal 112/113) che il guardare di Dio è un agire – “solleva dalla polvere il debole, rialza dall’immondizia il povero” – assume un realismo prima inimmaginabile.

Dio si china: viene, proprio Lui, come bimbo, in una grotta. Un bambino reale con una Madre, dolcissima, piena di grazia, ma donna che appartiene all’umanità, ad un popolo: Maria. Questo Bambino si mette nella condizione di dipendenza totale, propria di ogni neonato. Il Creatore che tiene nelle sue mani la vita di tutto il creato, si fa piccolo e bisognoso dell’amore umano.

Il suo sacrificio per noi uomini è la Gloria che rifulge nel più alto dei cieli: niente, infatti, è più sublime di questo Amore! La gloria di Dio diventa a noi visibile se apriamo gli occhi della fede e del cuore su questo Bambino adagiato in una mangiatoia che racchiude nelle sue mani tutte le speranze dell’umanità, il dono della fraternità indissolubile, restituendoci al Padre come figli nuovi in Lui Figlio, e il dono della pace.

Anche l’arte, che va oltre le parole, ci aiuta a riflettere sul grande dono della pace che ci viene da Gesù. In particolare, il dipinto di Sandro Botticelli “Natività mistica”, unica opera firmata e datata dal grande artista fiorentino, mette in risalto il clima di riconciliazione tra l’umano e il divino, mostra gli angeli e gli uomini che celebrano la nascita di Gesù, gioiscono insieme. (…)

Questo abbraccio fra cielo e terra può indicare anche i mezzi con cui vincere la presenza del male: la fratellanza e, tramite l’esempio degli angeli, la preghiera.

E per costruire la pace annunciata dagli angeli non c’è altra via che quella inaugurata da Gesù stesso: è la pace che parte da Betlemme, passa dal Calvario, entra nella luce gloriosa della Pasqua. Sia dato a noi Figlie di Maria Ausiliatrice, alle nostre comunità educanti, ai giovani a noi affidati, alle nostre famiglie la gioia dell’umiltà, dell’amore, del perdono, della comunione fraterna; il desiderio attivo di annunciare al mondo questo Bambino, la volontà di non staccarci mai dal coro degli angeli osannanti, a cui ogni giorno possiamo realmente unirci nella celebrazione eucaristica.

Ci sia dato di essere sempre più quegli uomini e donne del “suo compiacimento”, a cui il Signore, nostra unica salvezza, dona la passione per collaborare all’avvento della sua pace, perché possa finalmente entrare e prendere dimora stabile in questo mondo.

“La pace è un abbraccio che ti fa sentire sicuro”, ha detto una bambina.

Che questo abbraccio che parte da Maria, si allarga agli angeli, ai pastori, ad ogni credente, raccolga tutti gli uomini e le donne nella gioia della Grazia donata, nella gioia della pace annunciata.

Buon Natale di piena e sicura Speranza!

Fonte: Istituto FMA (a questo link si trovano il video e il testo completo del messaggio)