Approfon…Dire, gennaio 2023 – a cura di Mara Borsi – Da alcuni anni la persona viene sottoposta a straordinari mutamenti, soprattutto sul versante del suo corpo, come mai era avvenuto prima nella storia dell’umanità.

Ci si trova alle prese con una sfida inedita, che vede la scienza e la tecnica condurre l’uomo oltre l’uomo, già sin d’ora descritto come essere bionico, cyborg, simbionte. L’avvento del post-umano interpella il modo di concepire la natura umana.

Il termine post-umano segna la linea di confine tra ciò che è umano e ciò che umano, per natura, non è. Nel regno del post-umano alla biologia si sovrappone la tecnologia. Già oggi la persona umana ospita microchip, bypass, protesi, congegni, impianti. Stiamo entrando in un mondo umanoide, dove le persone diventano sempre più artificiali e i robot assumono sempre più spesso sembianze umane.

L’avvento del post-umano ci mette davanti ad uno scenario di inquietanti possibilità che fanno tramontare improvvisamente i saperi cosiddetti scientifici dell’epoca moderna.

Il carattere di novità dell’attuale questione antropologica sta nel fatto che, diversamente dal passato, non tende più solo ad interpretare la persona umana, ma a trasformarla. Scienza e tecnica stanno conducendo la specie umana verso esiti lontani dall’umanesimo tradizionale.

Altro elemento critico della cultura contemporanea è il tentativo del potere politico di estendere la sua influenza sulla vita biologica. Il potere politico – a partire dal XVI secolo è diventato potere sulla vita cioè biopotere.

L’espressione biopolitica sta a indicare il fatto che la vita è diventata oggetto di un giudizio di valore, il potere politico influisce sulla definizione della vita e della morte.

In tale contesto è però importante riconoscere che la vita umana è un bene indisponibile e non può essere trattata alla stregua di un oggetto, di una cosa, e dunque manipolata o fabbricata; essa va considerata letteralmente come un miracolo, realtà sacra e intangibile.

In un appassionato saggio Jean-Claude Guillebaud ha fatto una rassegna dei tentativi di riduzione dell’umano perpetrati oggi in nome del progresso scientifico, e più spesso, dell’interesse economico: riduzione della persona a macchina, a cosa, ai suoi geni.

Dietro questi riduzionismi si nota una radicale semplificazione dei meccanismi che regolano la coscienza e la vita umana. Si scorge l’implicita volontà di trascurare e eliminare la “fastidiosa” questione del senso.

A tutto questo potrà rispondere solo un’educazione capace di preparare alla complessità senza cedere alla tentazione delle semplificazioni. Biologizzazione, vitalismo, determinismo non sono solo tentazioni dello scienziato senza scrupoli, ma anche di genitori, educatori, insegnanti superficiali, disattenti davanti alle domande di senso della vita. E proprio di fronte a tali domande che emerge la necessità di un orizzonte spirituale con cui vivere questo oggi dell’umanità.

Le nuove generazioni non rimangono attratte da proposte spiritualistiche, disincarnate o ascetico volontaristiche; viceversa mostrano interesse per cammini spirituali dove la vita, con l’intera gamma delle sue sfaccettature, è presa sul serio.