L’ascolto sapienziale fa nascere la fiducia. L’ascolto fiducioso dell’educatore, dell’educatrice restituisce ai giovani un autentico protagonismo individuale e sociale. Il protagonismo individuale riguarda la possibilità da parte del giovane di percepire il contesto sociale in cui vive le sue relazioni come luogo della propria realizzazione e della scoperta di quale dono sia portatore per il bene comune. Infine, la capacità di accogliere e di dare fiducia si manifesta nel riconoscere il giovane nella sua libertà; da questo riconoscimento deriva che nessuna proposta mai può essere imposta! Ascoltare, da adulti, un giovane significa aiutarlo ad arrivare a dirsi: Ho una mia dignità, mi sento invogliato a scoprirla a rispettarla, per vivere da persona libera.

Un secondo atteggiamento importante è quello della congruenza, che è caratterizzata dal fatto che l’educatore, nella relazione, cerca di essere sempre se stesso, in collegamento continuo con i propri sentimenti e con ciò che nel rapporto si sta svolgendo. Tale atteggiamento lo aiuta a non avere paura di manifestare le sue emozioni, anzi utilizza i suoi vissuti in modo costruttivo portandoli all’interno della relazione La congruenza facilita la crescita personale dell’educando perché – a sua volta – sarà invogliato ad essere autentico, senza maschera e ad entrare in un rapporto diretto. Qui si gioca la credibilità dell’educatore il quale, per primo, si sforza di educare sempre più il suo modo di mettersi in relazione e di mettere a disposizione dell’altro quanto lui «è». Educo, perché io stesso lotto per essere educato. Questa lotta conferisce credibilità all’educatore; per il fatto che lo sguardo medesimo che si volge all’altra persona è, insieme, rivolto anche su di se.

Un terzo atteggiamento che accomuna tutti gli educatori, in qualsiasi ambito educativo si trovino ad operare, è il rispetto della gradualità dell’apertura reciproca. La comunicazione non è un atto isolato ma è effetto di una relazione: l’apertura delle persone aumenta con l’aumentare delle interazioni; deve, perciò, essere graduale e non violenta. Infatti le precondizioni dell’auto-rivelazione sono di tre tipi: a) superare la paura di aprirsi; b) stabilire fiducia reciproca; c) prestare attenzione al contesto per non essere superficiali.

Un quarto atteggiamento è l’intenzione di voler ascoltare quanto viene detto. Molte volte gli educatori non hanno voglia di ascoltare: hanno mille altre cose da fare, sono stanchi, per accorciare la descrizione dei fatti banalizzano ciò che l’altro comunica, danno subito le risposte per accorciare i tempi di ascolto. Il linguaggio non verbale fa inevitabilmente trasparire questa loro fretta e il giovane potrebbe non aprirsi affatto. Invece, l’intenzione di ascoltare si concretizza nella attenzione: a ciò che il giovane dice «qui e ora» ma anche a ciò che gli accade realmente nella vita per saperlo capire ma anche interpretare con la propria esperienza e i propri saperi. È necessario essere attenti per non essere ingannati, o dipendere totalmente dalle labbra del proprio interlocutore. Molte volte, infatti, l’educatore si trova davanti a persone che non hanno una giusta percezione di se stesse e della realtà; con la sua relazione è chiamato ad aiutarle ad averla. Favorire una corretta percezione di se stessi e della realtà non è facile, ma la pazienza e l’amore educativo sono validissimi alleati.