In questi giorni di pellegrinaggio è maturata chiaramente la risposta: no, non sono capace! Ma quello che è impossibile per noi è possibile per un Dio che prende l’iniziativa facendosi vicino, rendendo accessibile un mistero davvero troppo immenso per essere compreso solo con la nostra ragione.

Quello che si percepisce in modo unico e speciale in Terra Santa è Dio che entra nella storia umana facendosi carne nella concretezza di un tempo e di uno spazio molto precisi, è il Vangelo vivo che cammina sulle nostre stesse strade e che si lascia toccare. Così nella basilica dell’Annunciazione a Nazareth abbiamo visto irrompere la Grazia nella modesta abitazione di una ragazza, che ci ha fatto emozionare e ha fatto risuonare nei nostri cuori il suo “Sì”. L’abbiamo poi accompagnata ad Ain Karem, dove è andata a trovare “in fretta” la cugina Elisabetta e dove ha cantato il suo Magnificat. Ora ci rendiamo davvero conto che il nostro viaggio in pullman è stato molto più confortevole del suo viaggio a piedi o a dorso d’asino nel caldo della Palestina! A Nazareth abbiamo anche visto la casa di Giuseppe, che ci ha colpito per il suo silenzio e per la sua fede solida come una roccia che gli ha permesso di custodire e proteggere la Sacra Famiglia.

A Cana di Galilea si è rinnovato il primo segno con la benedizione dei fidanzati del nostro gruppo e tutti insieme abbiamo consegnato l’acqua della nostra ordinarietà perché nelle mani di Dio diventasse il “vino buono” della festa, dimensione tanto cara alla spiritualità salesiana! Come duemila anni fa abbiamo visto Gesù camminare per le strade di Cafarnao e sulle rive del lago di Tiberiade, che ha fatto risuonare in noi il “Non temete” sentito dai discepoli mentre la tempesta scuoteva la loro barca; abbiamo visto Pietro e i primi apostoli lasciare le reti e rispondere all’affascinante “Seguimi” di Chi prometteva misteriosamente di renderli “pescatori di uomini”.

Sul fiume Giordano abbiamo vissuto con grande emozione il rinnovo delle nostre promesse battesimali, nell’acqua nella quale si è immerso Gesù e che è “per noi tomba del peccato e madre che genera alla vita nuova di risorti”.

Abbiamo poi raggiunto Gerusalemme, città che ci ha colpito per le sue molteplici culture e per la sua ricchezza, ma anche per le sue contraddizioni e tensioni. Nella Città Santa abbiamo seguito con commozione Gesù nella sua Passione, nel Getsemani e nella chiesa della Flagellazione, lungo la Via Crucis nelle strette, affollate e indifferenti vie del mercato di Gerusalemme di ieri e oggi. Siamo stati accompagnati in questo percorso da Pietro e con lui abbiamo sperimentato nella confessione lo sguardo pieno d’amore del Signore che ci avvolge e ci perdona nonostante i nostri rinnegamenti, e che rende la nostra debolezza il punto di partenza di un grande disegno! Il culmine del nostro pellegrinaggio è stato nella Basilica del Santo Sepolcro che contiene i luoghi in cui si è compiuta la nostra salvezza, il centro della storia e del mondo. Ci siamo accostati a un mistero meraviglioso e indescrivibile, per questo le parole hanno lasciato il posto a un silenzio pieno di stupore, commozione, gratitudine per i prodigi compiuti dal “Dio dell’impossibile”, come abbiamo cantato spesso in questi giorni.

Avvicinandoci alla conclusione del nostro pellegrinaggio abbiamo avuto la preziosa occasione di fare “deserto” proprio nel deserto di Giuda, luogo del silenzio, dell’essenzialità, che ci fa riscoprire il nostro essere creature. È stato un momento importante per fermarsi e permettere ai tanti emozionanti momenti di Grazia vissuti durante il viaggio di mettere radici nel nostro cuore, di costituire un tesoro a cui sicuramente attingeremo adesso che siamo tornati a casa.

Il nostro Campo biblico è stato ancora più speciale perché condiviso: sono state giornate di canto, di preghiera insieme, di attenzioni reciproche, di risate.

È stata una Grazia non scontata poter andare in Terrasanta e andarci con il Movimento Giovanile Salesiano, con “un cuore solo e un’anima sola”! Per questo la profonda gratitudine, sentimento tanto sperimentato in questi giorni, non è rivolta solo e ovviamente al Signore, ma anche a tutto il gruppo, a don Andrea, don Emanuele, suor Loredana e suor Nicoletta che ci hanno accompagnati con tanta disponibilità e preparazione, alla comunità FMA di Nazareth e a quella SdB di Gerusalemme, che ci hanno accolto e fatto sentire a casa, ai tanti testimoni di oggi che abbiamo incontrato e che ci hanno dedicato il loro tempo per farci conoscere la bellezza e la complessità della Terra Santa.

La nostra ultima e significativa tappa è stata Emmaus. Non si sa di preciso quale sia il luogo dell’incontro di Gesù risorto con i due discepoli, ma questo rende ancora più suggestiva la nostra identificazione con loro. Tornare a casa può significare incontrare momenti di difficoltà e sconforto, ma questo pellegrinaggio ha confermato la certezza di non essere soli, perché mentre il Signore ci spiegava le Scritture e ce le mostrava nei luoghi in cui si sono compiute, i nostri cuori ardevano come quelli dei discepoli! E continueranno ad ardere se la sua Parola, rivissuta e gustata in questi giorni, troverà dimora in noi. Allora saremo capaci di riconoscerlo sempre allo spezzare del Pane e il suo Spirito ci renderà suoi testimoni, perché vogliamo gridare a tutti che “abbiamo visto il Signore”! Ed è veramente risorto!

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