L’atteggiamento comprende:

  • le componenti emotive – affettive in grado di attivare e mobilitare energia vitale nella persona;
  • le componenti cognitivo – linguistiche che assicurano di vivere con consapevolezza un’esperienza;
  • le componenti comportamentali – operative che mettono in atto ciò che la persona ha vissuto.

Gli atteggiamenti sono alla base dei cambiamenti della persona. La costruzione di un atteggiamento coinvolge la realtà totale della persona, nella sua capacità di conoscere, sentire e fare.

Ascoltarsi. Una prima dimensione importante dell’ascolto educativo riguarda la capacità dell’educatore di ascoltare se stesso. Avere consapevolezza delle proprie emozioni ha una forza straordinaria sulle azioni concrete. Un’emozione ha potere di influire sull’interpretazione della realtà. Fermare l’attenzione su di sé, sulle proprie emozioni, per decifrare anche le proprie paure, inadeguatezze o imbarazzi aiuta ad aprirsi alla realtà con molta libertà interiore.

Ascoltare, in questo senso, significa essere disposti al cambiamento di sé per non rimanere schiavi di una ripetitività sterile circa le proposte educative: un educatore che si pone in atteggiamento di autoascolto si tutela dalla tentazione dell’ovvio, dello scontato perché sa che i ragazzi spiazzano sempre. L’educatore che parte dall’ascolto di sé non sarà mai prigioniero di modelli educativi aridi e teorici ma sarà capace di entrare sempre in relazione in modo positivo con se stesso e con gli altri. L’ascolto di sé, però, non è mai finalizzato a se stesso ma è strumento per l’ascolto dell’altro affinché – a sua volta – impari ad ascoltare se stesso.

Con tutte le persone ma soprattutto con gli adolescenti la modalità di ascolto più efficace è quella che trasmette disponibilità e fiducia, in forza delle quali chi è ascoltato è invogliato – con serenità – a conoscere se stesso, la realtà esterna e a prendere decisioni su di essa. Chi è ascoltato in questo modo è ricondotto a se stesso e non a legami di dipendenza.

In questo contesto è fondamentale la comprensione empatica del mondo altrui. L’empatia risponde al bisogno fondamentale della persona di essere incondizionatamente accettata nei suoi valori e nella totalità della sua esperienza. Possiamo definirla come la percezione dello schema di riferimento dell’altro, delle sue emozioni e del loro significato come se si fosse nei suoi panni. Questo mettersi dal punto di vista dell’educando, permette anche di captare l’intensità emotiva dell’esperienza che lui vive e ciò facilita l’intervento educativo. L’ascolto empatico è un’arte che s’impara “facendola”. Ha però bisogno di spazi e di tempi nei quali l’altro può raccontare e raccontarsi con calma.

A conclusione di questa breve riflessione potremmo dire: NO alla frenesia. Si alla lentezza, alla calma perché l’altro, l’altra, possa svelarsi e camminare con la fiducia di essere accompagnato/a nella gioia e nella fatica del vivere quotidiano.