Solo percorrendo la via del dialogo con le scienze umane, in modo particolare con le scienze psicologiche e pedagogiche, è possibile individuare vie per una proficua educazione liturgica. Oltre alle questioni fondamentali di cui sopra, nel corso della settimana una particolare attenzione sarà rivolta a esperienze di formazione liturgica proficue sia del passato che contemporanee.

«La liturgia dimostra una stupenda capacità formativa che fa sua e potenzia l’istruzione religiosa dei piccoli e degli adulti, della gente semplice e degli uomini di cultura. La liturgia – scrive un maestro contemporaneo – contiene tutta la dottrina ecclesiastica. Essa è il dogma in forma di preghiera, poiché́ sebbene essa sia vita e fervore interiore, non è dominata da sentimenti capricciosi, ma caratterizzata dal primato del Logos... Benché lo scopo della liturgia non sia quello di educare, ma di mettere in comunicazione con Dio, essa tuttavia, in questo modo, ci mette nel giusto rapporto con tutta la realtà che è intorno a Lui e che per Lui sussiste...” (J. A. Jungmann)» G.B. Montini, L’educazione liturgica, Lettera pastorale all’arcidiocesi per la Quaresima 1958

«Poi l’educazione liturgica richiede altre sollecitudini. Per partecipare è necessario vedere ed ascoltare. Cioè l’impiego dei sensi. È questa una conseguenza della nostra ammissione nell’economia dell’Incarnazione, nella quale economia il mondo materiale diviene epifania, diviene linguaggio, mezzo cioè indispensabile per essere introdotti nel mondo invisibile e soprannaturale, così che, si può dire, anche nell’ordine della grazia niente si trova nell’intelletto che prima non sia passato attraverso i sensi». G.B. Montini, L’educazione liturgica, Lettera pastorale all’arcidiocesi per la Quaresima 1958

«Si tratta in primo luogo di «educazione liturgica», non di insegnamento liturgico che naturalmente non è da disgiungersi dalla prima: di un avviamento, o almeno di una sollecitazione a vedere e compiere, in pienezza di vita, i «santi segni». […]

Io saprei bene chi potrebbe qui dir meglio e più giusto: una madre che, formata per proprio conto liturgicamente, insegnasse al suo bambino a fare bene il segno della santa Croce; a veder nella candela che arde una persona che apre il suo intimo sentire; a star nella casa del Padre con tutta la sua viva umanità…; e tutto questo non mediante considerazioni estetiche, bensì proprio come un vedere, un fare». R. Guardini, I santi segni, Prefazione

Indicazioni per la partecipazione: http://www.camaldoli.it/images/stories/locandine/2019/Liturgica-2019.pdf