Tre sono stati i momenti di meditazione, resi completi dalla celebrazione penitenziale e dall’Adorazione Eucaristica notturna. Le nostre riflessioni sono partite dalla Pentecoste, quando lo Spirito discende sui discepoli che aprono gli occhi e il cuore al mondo assumendo la capacità di testimoniare cioè di rendere lode a Colui che ci ha creato. Anche noi, nel nostro quotidiano, dobbiamo imparare a uscire da noi stessi per incontrare Gesù nel prossimo e per farlo dobbiamo diventare comunità. Ricevendo lo Spirito il centro non è più il progetto del singolo ma tutti collaborano al progetto di Dio e niente è più senza senso. Ogni comunità però è costituita da individui differenti e quindi essa è soggetta a spaccature. Ma proprio attraverso queste brecce, Dio riesce ad entrare, il suo Amore penetra attraverso quei muri che l’uomo si costruisce per “difendersi” dagli altri uomini. Proprio quando Dio tocca il cuore dell’uomo allora esso non confiderà più nelle sue forze ma si affiderà totalmente al progetto di Dio, perseverando con entusiasmo e fedeltà, proprio come succedeva nella prima comunità cristiana.

Ascoltando la Parola cambia il modo di pensare e di vivere: si guardano gli altri con gli occhi di Dio. Si entra in comunione con Dio, con l’Ostia consacrata, si diventa luce per gli altri. “Ci vuole uno sguardo capace di far passare un uomo dalla morte alla vita” e questo non è certamente facile, eppure è il compito di un cristiano, cioè di colui che si sente amato da Dio. Sì, proprio quel Dio che è totalità ma che si fa piccolo, si fa bisognoso, per lasciare spazio all’uomo. Ecco allora la certezza, quella di cui dobbiamo ricordarci ogni volta che facciamo il segno della Croce: Dio ci ama così tanto da dare la vita per noi, per la nostra salvezza. Qui entra in gioco Stefano, primo martire della storia cristiana, uomo pieno di Spirito, disprezzato dai suoi amici perché aveva cambiato vita per testimoniare la Verità. Il martirio è l’annuncio di un amore più grande capace di trasformare la cattiveria degli uomini in offerta di salvezza. Gli avversari sono benedetti e i nemici amati. Quanto è già difficile amare un amico, pensate un nemico! Un amore così grande si può sperimentare anche nel nostro quotidiano “basta” vivere dell’amore di Gesù. Ecco perché i martiri sono sorridenti: vivono la gioia del dono.

Il momento più intenso di questi tre giorni è stato sicuramente quando ci siamo trovati faccia a faccia con Gesù, durante l’Adorazione. Per tutta la notte ci siamo alternati a stare con Lui, a dialogare con Lui, ascoltando la Sua voce. In questo momento Lui ha toccato il nostro cuore, la nostra anima, ci ha fatto sentire il Suo calore di Padre e Amico. Lui è il Fedele. E proprio per la sua fedeltà ci mettiamo interamente nelle sue mani, perché è da lì che proveniamo. Lui è la nostra guida. Sei pronto a lasciarti prendere per mano da Gesù? Riesci a fare un passo indietro, un passo di umiltà per riconoscere che Cristo è il tuo Re?

Laura Giordano, Genova Corso Sardegna