E mi vengono in mente le parole del Poeta: “Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro” loro dietro a Francesco, noi dietro Don Bosco. Procedendo con un po’ più d’ordine mi rifaccio dalle radici: la famiglia.

La famiglia Martini era davvero una bella famiglia: quattro figlie e un figlio. Famiglia solida, tipicamente toscana, ricca di fede e di valori. Non mancava nulla, (piccola proprietà terriera, casa, lavoro), ma benessere e sobrietà andava per mano. Belle le quattro sorelle: due furono educande a Montecatini, due al Santo Spirito a Livorno. Qui c’era Maria. E vi restò con la sua bella giovinezza appena schiusa. Sr. Maria fece professione negli anni della guerra e non ne so molto. Quando entrai nell’istituto (10 ottobre 1945), lei era già professa e faceva la maestra. Com’era? Come sembrava? Cosa faceva? Era una giovane suora, piuttosto esile, piacente, sempre in moto, un moto tranquillo di chi va e sa di andare avanti.

Mi sembrava che facesse tutto bene, con grande facilità, naturalezza, sorriso.

Faceva tante cose alla svelta, ma sempre tranquillamente.

La giornata cominciava alle 5.30: levata con la meditazione del mattino prima di quella comunitaria e poi assistenza e scuola. Assistenza delle educande, canto (faceva anche la maestra di musica). Tutto con precisione senza affanno con diligente ordine. Nella musica senza velleità artistiche, ma con senso di dignità ed esattezza. Le educande della sua squadra erano sempre più educate ed inappuntabili.

Tutto regolare, normale, andante mosso. Tutto liscio? “Unde amatur non laboratur” e se si ama si sa andare oltre la fatica, anzi le si dà la mano con gioia.

Io guardandola non potevo imitarla e, sgomenta, pensavo: “Non mi riesce!”, ma Gesù aveva altre strade per me! Ero appena uscita dal noviziato piena di paure e di problemi. Sr. Maria Martini, che faceva scuola con me, non mi consolava con parole, ma mi stava vicino con piccoli aiuti, incoraggiamenti, pensierini affettuosi (piccoli doni di niente: disegnetti, modellini ecc.)

Quando cambiai casa la persi di vista. Ci si incontrava per gli Esercizi o ad occasione. Lei dopo lunga permanenza al Santo Spirito di Livorno fu per cinque anni a Chiesina Uzzanese dove profuse a sua attività e fu molo apprezzata e amata.

Fu poi direttrice per sei anni all’Asilo “Aldo Mei” di Lucca.Arancio e vi profuse il meglio di sé. Seppi poi del suo inserimento alla casa M. Mazzarello di Firenze dove fu vicaria e factotum per molti anni. Oltre musica, canto, scuola, oratorio qui svolse anche opera di assistenza completa e affettuosa di sr. Antonietta che era divenuta progressivamente cieca e ammalata. Fu a Firenze che subì un grave danno cerebrale. Fu salvata per poco.

La ritrovai a Livorno in Casa di Riposo. Mi fece tanta festa e mi disse di esserci venuta per poco per fare un po’ di convalescenza e ritornare poi a Firenze. Sorrideva ed era molto serena. Nel 2010 venni io a Livorno e la ritrovai molto peggiorata (memoria, conoscenza spazio-temporale… coordinazione gesti). Nonostante tutto, sollecitata, si dava da fare con ricamo, disegno, collage. Quando le facevo fare qualcosa di gratificante era contenta e diceva: “questo lo mando alla mia mamma come modello per i suoi scolari… (la sua mamma era maestra nel paese!). I ricami si fecero progressivamente intrighi surreali, disegni impossibili finché no ce la fece più. Le rimase quel tanto di lucidità per accorgersi degli altri, ringraziare, pregare, esprimersi con gentilezza e affetto. Non l’ho mai sentita lamentarsi per qualcosa o qualcuno.

Sr. Maria si è spenta, ma la sua lampada era accesa, come sempre per andare incontro allo Sposo. Grazie sr. Maria! Sr. Anna Maria Rombai.

Sr. Alberta le fa eco: “Era una felice Figlia di Mara Ausiliatrice. Amava i bambini e i giovani e per loro non si risparmiava. La ricordo assistente delle piccole educande, insegnante e piena di vita all’oratorio. A Livorno, Chiesina Uzzanese, Lucca, Carrara, Firenze. La musica e il teatro furono i suoi cavalli di battaglia. Era solita dire: “L’allegria tiene lontano il peccato!”. Nelle situazioni un po’ impegnative o difficili era sempre presente con giaculatorie adatte: “Tu solo, Signore, sai tutto! Che vuoi che sia questo? Domani sarà un altro giorno” e così lasciava nei piccoli e nei grandi la gioia di vivere e il desiderio di nuovi incontri. Era amata… perché sapeva amare!”.

Sr. Rosina scrive: “Sarà per me incancellabile quanto ho potuto vivere accanto a lei in questi ultimi quattro mesi della sua vita. Oltre a confermare quanto già evidenziato da altre voci, posso dire quanto ho ammirato in lei: la pazienza, nessuna esigenza, mai un lamento o piccoli gesti d insofferenza o di disgusto. Viveva con una inalterata serenità ed accettazione di quanto era chiamata a vivere momento per momento ed il suo frequente “grazie” le fioriva spontaneo sulle labbra. Mi rimarrà sempre impressa una risposta data all’infermiera, sr. Catherine. Mentre questa sorella a stimolava a dire qualche parola le diceva: “Sr. Maria, ti vogliamo bene, tu sei la più buona di tutte noi!” E lei di rimando: “e invece no! Voi siete tutte buone!”. A questa risposta siamo rimaste noi senza parola!

Sr. Teresita afferma: “Dentro portiamo tutte la sua voce flebile, ma sicura, calda e dolce: “Grazieee… grazieee… grazieee! Sono contenta! Siete tutte buone! Siediti che sei stanca! Resta qui un po’ con me!”. Sr. Maria era tutto questo: un cuore delicato, sensibile, cortese; un cuore di compagnia; un cuore ospitale che coglieva il bene, il buono e il bello in chi le stava accanto e la frequentava. Donna intelligente, attiva, appassionata alla don Bosco. Una vita riuscita, la sua, perché tutta donata all’Amore!