La seconda l’ha accolta in casa senza sapere neanche lei che c’era un problema. Ma appena lo ha saputo, d’accordo con il marito, se l’è tenuta stretta. E ora aspetta che il percorso dell’affido si concluda con l’adozione.

Questa storia non è in cerca di giudizi. Nessuna persona, nemmeno una madre, può essere obbligata ad accollarsi fardelli che non se la sente di portare. Questa storia è semmai in cerca di definizioni. Chi e che cosa è una madre? Non necessariamente colei che genera, ma sicuramente colei che accoglie. A rendere il tutto ancora più straordinario, qui l’accoglienza non è il gesto di bontà estrema, quasi sovrumana, che compie chi decide di assistere un malato proprio perché sa che è malato. La nuova madre di Bianca ha saputo della sua malformazione soltanto dopo averla presa in affido. Aveva già altri figli. Eppure, anziché tirarsi indietro, è andata avanti, seguendola lungo il percorso estenuante della riabilitazione. Non le ha dato la vita, ma l’amore.

In questa solennità dell’Immacolata, può essere utile chiederci: per me, per noi cosa significa “essere madre” per i tanti giovani che incontriamo, per quelli che non incrociano le nostre strade? Per chi non ha conosciuto una madre o per quelli che sono stati abbandonati da una madre? 

INVOCAZIONE: Santa Maria, nell’annuncio dell’Angelo, hai scoperto che l’autenticità sta nel passaggio dall’esistere per se stessi all’esistere per un altro; dall’io per sé alla scoperta dell’io ospitale, aiutaci ad accogliere e a fare spazio a chi ci vive accanto per essere come Te, casa di Dio!

(Espressioni liberamente tratte da “Le case di Maria” di Ermes Ronchi)

Buona festa dell’IMMACOLATA!