Con questa sua reazione, Maria si mostra donna di grande concretezza e di sano realismo. Al contempo, si rivela capace di lasciarsi condurre oltre se stessa sentendosi al sicuro nella mano di Dio e rimanendo in legame con Lui. Questo connubio meraviglioso tra concretezza e idealità, tra spirito pratico e apertura al mistero rende questa donna il luogo adatto dell’incarnazione del Verbo perchè assolutamente innocente anzi, come dice Bernanos, «la Vergine era l’Innocenza».

Se l’origine di ogni peccato è staccare la testa dal cuore e perdere così il senso della totalità in cui si può vivere serenamente la propria creaturalità, allora l'innocenza di Maria è questa capacità di dimorare nella realtà con il cuore aperto ai passaggi imprevedibili di Dio.

Maria è maestra di attesa e per questo tutta la sua vita è vissuta «in previsione» (colletta).

Quella di Maria è un’esistenza totalmente vissuta in relazione e per questo è una vita vera. Non solo vera per se stessa, ma vera anche per noi che in questa donna possiamo ritrovare lo slancio iniziale della nostra umanità capace di Dio. Il primo passo di questa divina capacità è di vivere interamente aperti all’alterità. Infatti, nel testo dell’Annunciazione, che ascoltiamo nella liturgia odierna, non si parla tanto di Maria, ma del «figlio» (Lc 1,31) e di «Elisabetta» (1,36).

Questo perchè ogni visita di Dio nella nostra vita è una visita da restituire con un’accoglienza e un amore più grandi. Maria viene scelta perchè è la donna capace di connettersi totalmente con il progetto di Dio fino a realizzarlo pienamente. Questa connessione profonda rende tutta la sua vita una previsione del possibile intervento di Dio nel suo cuore fino a toccare e abitare la sua carne.

La docilità di Maria è così assoluta da avere un effetto sulla totalità della sua vita toccandola, e in certo modo profumandola, fin dai suoi inizi... anzi ancora prima che iniziasse.

Un’antifona della liturgia monastica canta, in questo giorno, pensando alla vergine di Nàzaret con queste parole: «Per mano mi ha tenuta il mio Creatore e fui per sempre aurora».

Maria ha accettato e amato di essere tenuta per mano dal suo Creatore e di lasciarsi condurre dalla sua mano aderendo al «disegno d’amore della sua volontà» (Ef 1,5).

Maria ha aderito alla fantasia amorosa di Dio in modo così profondo da trasformarsi in un disegno capace di dare carne e sangue all’amore del Padre attraverso l’accoglienza dell’opera dello Spirito.

La solennità dell’lmmacolata Concezione che segna ogni anno, il nostro cammino di preparazione al Natale, trova nell’Avvento il suo contesto più naturale.

La contemplazione del mistero della grazia, così come si rivela nella vita di Maria, è fonte di speranza per tutta la Chiesa e per ciascun credente, per ogni uomo e per ogni donna: fondamento della storia è il disegno di salvezza per ogni creatura che sta al cuore di Dio Creatore.

La promessa che viene fatta proprio nel momento in cui l’umanità si distrae profondamente dal più prezioso dei doni che è la comunione con Dio, il Signore non esita ad annunciare – sin da subito – la possibilità di vincere ogni forma di male: «Ti schiaccerà la testa» (Gen 3,15).

Celebrare l'Immacolata Concezione della Madre di Dio, di Maria di Nàzaret, non è cosa facile. Soprattutto non dobbiamo vergognarci di sentire e manifestare un certo imbarazzo e quasi una sorta di «antipatia» per una persona che rischia di non condividere con noi la cosa che sentiamo più pesante e per questo non marginale nella vita: il nostro peccato!

Ma il centro del mistero che celebriamo non è l’assenza di peccato – che resta pur fondamentale – ma la presenza di una chiamata a svolgere un ruolo nella storia e nella storia della salvezza che cambia la vita sin dalla radice.

La colletta dell’Eucaristia ci fa pregare così: «O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato...».

Oggi la nostra attenzione è tutta rivolta al prodigio di una creatura come noi che è segnata sin dal primo momento di vita – a partire dal suo concepimento – da quello che è il suo ruolo nella storia della salvezza: essere la Madre del Signore crocifisso e risorto!

Potremmo fare molte acrobazie per spiegare questo mistero della nostra fede, per questo ci sono i manuali di teologia. In realtà forse ci serve molto di più: stupirci di questo modo di fare di Dio che non vale solo per Maria ma per tutti: «Ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci ad essere per lui figli» (Ef 1,4).

Prima della nostra stessa esperienza di vita, prima ancora e ben oltre tutti gli incidenti e le ombre che accompagnano la nostra esistenza vi è – intensissimo! – questo sguardo di Dio su di noi, questo suo desiderio che fa dell’Altissimo un «Dio per noi» (Rm 8,31).

Maria di Nàzaret a cui – in un giorno qualunque della sua vita – un angelo portò il grande annuncio: «Ecco concepirai un figlio» (Lc 1,31), risplende come stella polare per indicarci come «Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo» (Ef 1,5).

Il Creatore ci ha pensati per qualcosa di preciso e di bello nel suo grande progetto non solo «della creazione del mondo» (Ef 1,4) ma, pure, della sua ri-creazione attraverso il lavoro di trasformazione del mondo a cui ciascuno è chiamato a collaborare.

Il primo passo per collaborare come Maria al disegno di salvezza universale del Padre è di lasciarci conquistare da quell’amore di Dio che è capace di ricreare in ciascuno di noi la bellezza originale senza negare la storia, ma trasfigurandola radicalmente. Maria si lascia conquistare dal pensiero di Dio su di lei con una docilità che la rese talmente trasparente alla grazia da esserne totalmente ripiena e compenetrata.

Ben diversa forse è la nostra storia! Eppure una festa come quella di oggi, lungi dal renderci la Madre del Signore lontana ed estranea ce la renda più vicina e più compagna: ognuno di noi è stato pensato per...! Lasciamo che il pensiero di Dio ci renda secondo «il pensiero di Cristo» (1 Cor 2,16).

Con questo profondo sentimento continuiamo ad attenderlo con crescente e sempre più ardente desiderio.

Fratel MichaelDavide Semeraro – Dalla rivista: “La vita in Cristo e nella Chiesa” 10-2018