Anche per noi credenti, che troppo spesso siamo tentati di essere i protagonisti della missione, le parole del salmo costituiscono una delicata ammonizione: è il Signore che per primo annuncia.

Papa Francesco ci ricorda che la vera pace non possiamo fabbricarla noi, perché non sarebbe duratura: «La pace che dà Gesù è un regalo: è un dono dello Spirito Santo» (Omelia, 16 maggio 2017). Possiamo diventare evangelizzatori autentici e lieti solo ascoltando la sua parola, mettendoci sulle orme di Cristo, lasciandoci guidare dallo Spirito: come dice il salmo, il lieto messaggio riguarda innanzitutto «il suo popolo, i suoi fedeli», non in senso esclusivo, ma nel senso di una responsabilità originaria. Se davvero a partire dall’ascolto diventeremo «il suo popolo», se davvero saremo fedeli alla sua chiamata, allora potremo ripetere parole di pace per i poveri, per i disprezzati e gli scartati della storia, e anche per coloro che – con maggiore o minore responsabilità – si rivelano ingiusti e oppressori.

Partendo dalle parole del salmo, si è dunque tracciato il dinamismo fondamentale del tempo di Avvento-Natale: un ascolto profondo dell’annuncio di pace, l’accoglienza autentica del Verbo incarnato, per rafforzare e confermare sempre più la nostra identità di popolo in cui egli ha voluto mettere la sua tenda, e questo popolo, mentre custodisce la sua memoria e la sua presenza, ne fa dono al mondo, «per chi ritorna a lui con fiducia» (Sal 85,9).

Il sussidio per il tempo di Avvento-Natale risponde pienamente a questo dinamismo, riproponendo con forza le linee essenziali della liturgia: gesti, parole e canti che introducono a un ascolto intenso e coinvolgente, che mettendoci al riparo da un facile protagonismo individualistico e dalla spettacolarizzazione emotiva, rendono possibile una comunione spirituale profonda e consentono di celebrare e vivere una festa piena e gioiosa, aliena dall’evasione deresponsabilizzante. Lo segnaliamo all’attenzione delle Chiese che sono in Italia, perché il cammino di ogni diocesi e parrocchia possa diventare davvero il cammino di un popolo che segue nella storia le tracce di pace segnate da Dio.

+ Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana

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