Dal 22 ottobre 2017, stiamo cercando di vivere e di approfondire ogni mese la proposta di guardare il nostro mondo come una casa comune, dove c’è spazio per tutti, dove nessuno è escluso e tutti possono sentirsi cittadini di una stessa patria, perché i confini vengono superati e sradicati. Papa Francesco ci ripete sempre che dobbiamo abbattere i muri e costruire dei ponti. Per questo, siamo convinte che la migliore risposta al fenomeno migratorio è USCIRE, INCONTRARE ed ESSERE PROSSIMI.

Dalla nostra presenza, dal nostro sguardo, dalle parole, dai piccoli gesti di accoglienza e interessamento, possiamo misurare la qualità del nostro essere FMA in uscita, l’intensità con cui viviamo la cultura dell’incontro, il nostro impegno evangelico: “Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione” (Lc 10,33).

Il 9 giugno u.s. abbiamo celebrato il 150° anniversario della consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice (Torino). Tutte noi abbiamo ben presente nel nostro cuore la pastorella del sogno fatto da Don Bosco nel 1844 e le sue parole: “Questa è la mia casa, da qui uscirà la mia gloria!”  Nel centenario della Basilica (1968), don Luigi Ricceri – 6° Successore di Don Bosco – disse alle FMA: «Voi sentite questo centenario come un interesse di famiglia, perché in realtà la Basilica è un po’ la vostra Casa, perché è la Casa della vostra Madre, della vostra vera Superiora».

Il Capitolo generale XXIII ha avuto come tema: «Essere oggi con i giovani casa che evangelizza». Durante il Capitolo i giovani così ci hanno detto: “La casa vera è quella dove abita una famiglia […] vi vorremmo capaci di costruire relazioni, con il coraggio di aprire le strutture, le menti, i cuori; di condividere la quotidianità con quanti varcano la soglia delle vostre case […]. Insieme possiamo impegnarci ad accogliere i più poveri, non solo dal punto di vista materiale, ma anche spirituale ed esistenziale. […] Fateci sentire non ospiti, ma figli nella casa di Dio, nelle vostre case”.

Carissime sorelle, “Per una casa comune nella diversità dei popoli”, tema del nostro progetto, è più che mai attuale, rilevante e urgente! Pensare alla Basilica di Maria Ausiliatrice, pensare al CGXXIII, pensare al fenomeno migratorio è un invito a pensare alle persone senza casa!

E pensare alle persone senza casa è pensare a Don Bosco che si è dato da fare per trovare una casa per i suoi ragazzi, perché chi non ha una casa manca di affetto, di presenza, di famiglia, di speranza nel futuro…

Pensiamo alle realtà della Chiesa e anche dell’Istituto, in cui tante Parrocchie/Ispettorie hanno accolto giovani migranti, qualche famiglia, minori non accompagnati, persone che hanno perso tutto… La prima cosa data a loro è stata proprio la casa, ossia, un posto sicuro, uno spazio reale e concreto frutto di un altro spazio, quello interiore: l’accoglienza, il rispetto e la dignità.

Pensiamo anche ad un’altra casa, da noi molto conosciuta perché parte essenziale della nostra missione: la scuola!

Quanti bambini migranti, minori non accompagnati, figli di richiedenti asilo o di profughi vivono per le strade delle nostre città – magari molto vicino a casa nostra – e sono doppiamente carenti: non hanno la “casa spazio materiale dove vivere” e non hanno la “casa scuola”, il diritto all’istruzione e all’educazione.

Interroghiamoci: come comunità, lì dove ci troviamo, possiamo cambiare la vita di un bambino o bambina migrante, offrendogli/le l’opportunità di frequentare la scuola, di sentirsi accolto/a, di integrarsi in una nuova realtà, di diventare protagonista della propria storia?

Sorelle carissime, se ogni nostra comunità si prendesse l’impegno di cambiare la vita di un solo bambino o bambina migrante, pensate quanto grande e significativa sarebbe la forza del bene che cresce e fa crescere!

Vi ringrazio di cuore e nel Cuore di Gesù per il bene che fatte crescere in silenzio e nella generosità, senza nessun tipo di pubblicità: la casa che siete per tutte quelle persone che hanno lasciato la propria terra, i loro cari, la loro cultura… La casa comune che, insieme ad altri Organismi ecclesiali e civili, cercate di costruire ed offrire a chi è solo nel mondo, a chi è nel bisogno, a chi, sebbene povero e ferito dalla vita, si chiama “figlio di Dio”, fratello nostro!

Un forte abbraccio e sentitemi molto vicina con la preghiera e l’affetto.

Sr. Alaide Deretti Consigliera per le Missioni