Anche quando il cristianesimo introdusse una concezione più egualitaria del rapporto tra i generi, filosofi e letterati continuavano a dipendere dalla grande tradizione classica in cui, soprattutto nel mondo greco, erano solo gli uomini a nobilitare nelle scuole e nei simposi i loro affetti rigorosamente maschili. Uno spazio alle amicizie femminili si apriva però nei conventi, sia nella sorellanza delle monache sia in casi eccezionali di legami tra donne fuori dall’ordinario, che restano affidati alla loro corrispondenza, come quello di Chiara d’Assisi e Agnese di Praga qui analizzato da Gabriella Zarri.

La rivalutazione delle amicizie femminili, al di là degli stereotipi sulla superficialità delle donne, e l’interpretazione dei loro legami in termini di “affinità elettive”, di innalzamento spirituale e culturale, non datano da molto e non sono forse ancora del tutto compiute. Questo numero cerca di cogliere alcuni momenti di questo riconoscimento: oltre a Chiara d’Assisi, le amicizie spirituali di Chiara Lubich con le sue compagne; il legame nell’orrore del lager fra due donne eccezionali, Grete Buber-Neumann e Milena Jesenska, la Milena di Kafka; le amicizie femminili attraverso l’immagine cinematografica, una finestra straordinaria che ne svela non direi tanto le ombre quanto le ambiguità con cui sono tuttora percepite dallo sguardo maschile. Nell’insieme, un’immagine delle amicizie tra donne che nulla ha da invidiare alla forza creatrice delle amicizie maschili: una forza irresistibile, capace di reggere il mondo e di cambiarlo. (Anna Foa)

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