Varazze, 14 luglio 2022 – Condividiamo alcune testimonianze sulla vita e sulla figura di sr. Carla Favaro.

Comunità Alassio VP: In una bella condivisione tra noi che l'abbiamo conosciuta è emersa la figura di una Donna attiva, collaborativa e per un certo verso positivamente intraprendente. Seria nel suo operare, ma anche con una buona dose di serenità che cedeva all'umorismo. Portata per i piccoli, i deboli, i fragili. Dove c'era bisogno, lì arrivava sr. Carla. Amava la Madonna e non misurava sacrificio personale. Faceva bene la scuola, diremmo alla Barbiana: essenziale e lineare.

Una mamma: Cara Suor Carla, stasera siamo stati raggiunti dalla notizia che non ci sei più. In tutti questi anni ti ho cercata per farti sapere che il tuo più pestifero alunno, quello che aveva avuto l’ardire di toglierti il velo, quello che all’ennesima minaccia di ricevere una nota ti aveva lanciato il diario, quello che si arrampicava sui canestri in cortile... sì proprio lui, Marco Gemme, si era redento ed era diventato un bravo marito e padre di famiglia! Ti ho cercata in lungo e in largo sperando di presentarti le nostre bambine e finalmente, due anni fa ero anche riuscita a parlarti al telefono! Ci eravamo ripromessi di venirti a trovare, ma la vita sempre troppo piena ci ha fatto rimandare l'appuntamento... Di te ci rimarranno queste foto e qualche ricordo, il salto della corda in cortile, le collant puntualmente bucate, il gioco del duca di Barnabò e un canto mattutino che ora mi sfugge. La tua faccia scura, forse malinconica, mentre ci esibivamo nell’ultimo balletto di quinta elementare, le schede che tiravi fuori da una cartellina trasparente e ci mostravi prima di iniziare a spiegare, l’unica nota che presi per non aver studiato i sette re di Roma, la prima volta che qualcuno ti chiamò "Suora" e tu subito risposi “Ho anche un nome, come voi, mi chiamo Suor Carla”, la tua abitudine di prenderci in giro dicendoci che eravamo belle come il fondo delle padelle, la consuetudine di dare alle bimbe con il nome uguale una numerazione... quindi avevamo Federica 1 e Federica 2, Laura 1 e Laura 2 ecc... Pensiamo sempre di avere tempo per rimandare tutto a tempi più tranquilli e poi certe notizie lasciano le cose sospese e il rimpianto di non aver approfittato del momento buono... Spero solo che tu abbia avuto una vita felice e che ora sia in pace.

Simona e le 37 alunne classe 1983-1988: Cara maestra sr. Carla, sono Simona, io credo che tu abbia memoria di me, sono una delle 35 e poi 37, alunne che tanto amorevolmente hai educato alla scuola e alla vita dall’anno 1983 all’anno 1988. Ti scrivo a mano, perché così mi hai insegnato proprio tu. Quello che hai significato per me e per tutte noi è immenso e difficilissimo da esprimere, perché le emozioni e i sentimenti che si provano in quel periodo della vita sono unici e indelebili. Ricordo tutto lucidamente e con molta precisione, come non mi succede per altri periodi della vita. Ricordo soprattutto la tua vitalità, tutto l’entusiasmo che ci sapevi trasmettere nei confronti di ciò che bisognava imparare e delle piccole sfide che la vita ogni giorno ci poneva davanti. I verbi! Non li ho più scordati. Ogni giorno un verbo da coniugare in tutti i modi, tempi e persone. Le gare di tabelline, a tutta velocità… La mia passione erano le gare in giardino in cui abbiamo imparato alla perfezione i capoluoghi e le province di ogni regione. I dettati in cui io rimanevo puntualmente indietro: che male alla mano! L’eterna divisione in sillabe, anche quella mai più scordata. Ricordo la tua bella grafia, letta nelle pagelle e nelle dediche che scrivevi nei nostri diari segreti, accompagnate da segni bellissimi. Ciò che però ci ha unite nel profondo sono stati i giochi; quanto tempo trascorso a saltare la corda durante le ricreazioni, quante sudate, ma non ci stancavamo mai e tu, sempre, più noi eravamo veloci a saltare più tu aumentavi i giri di corda, finché finalmente una delle due sfidanti non inciampava nella corda e sanciva la vittoria dell’altra. Quante volte ho vissuto quell’esperienza da vincente e da vinta: le prove generali di una vita adulta. Quante gite insieme! Io, in particolare, stavo sempre vicina a te, perché i miei genitori non potevano mai accompagnarmi. Ricordo quando andammo tutti insieme a Gardaland (forse era in quarta elementare) e siamo salite insieme sulle montagne russe facendo il giro della morte. Ho letteralmente toccato il cielo con un dito, avevo paura, ma sono riuscita a vincerla e mi sono sentita forte come non mai, grazie a te, con quel velo al vento e il sorriso sul volto. Ricordo perfettamente il tuo gesto leggero e composto quando ti aggiustavi il velo sull’orecchio, non lo hai mai perso. Noi tutte che ci domandavamo come potevi avere i capelli sotto il velo, ma credo che nessuna lo abbia mai scoperto. Tutto ciò che facevi, a cui mettevi mano, diventava bellissimo: dai lavoretti (ricordo in particolare il porta-pane e porta-grissini fatto all’uncinetto), alle pettinature che ci facevi quando ci accompagnavi in colonia a Brusson in Valle d’Aosta, alla preparazione delle recite, i vestiti, i balletti. Non sai quanto io ti ammirassi per queste tue meravigliose capacità. Ti ho sempre stimata per la qua equità: per quanto una tua alunna andasse bene a scuola o fosse brava, se faceva qualcosa di sbagliato nei confronti di qualcun’altra, tu la sgridavi o rimproveravi esattamente come chiunque altra, non facevi alcuna differenza. Io sapevo allora, come so adesso, di avere una maestra fantastica, una fuoriclasse e mi sentivo davvero fortunata, appezzata ed amata per questo. Sei venuta all’ospedale a trovarmi quando mi hanno ricoverata al Gaslini e mi hai regalato una corona del rosario rosa che ho tenuto fino a quando mi hanno dimessa. Quando sono tornata a scuola, tutte mi hanno raccontato che hai pregato per me ogni giorno e le mie compagne mi hanno accolto con un affetto e calore che non scorderò mai. Non vado oltre, perché penso che potrei scrivere un libro e così tutte le mie compagne. Si dice che i figli si portino dietro qualcosa dei genitori in tutta la loro vita, se è così, stai certa che, anche se non sei nostra madre, sicuramente sei stata così fondamentale nelle nostre vite che tutte e 37 ci portiamo molto di te dentro. Ora siamo donne, abbiamo famiglie, mariti, figli; tante hanno scelto di mandare i propri bambini alla “Maria Ausiliatrice” per la splendida esperienza di vita vissuta grazie a te. Ti vogliamo bene e ti ringraziamo per il bene che tu ci hai sempre voluto, non ci sono parole per esprimere tutto l’amore che sentiamo e che sempre sentiremo pensando a te. Volevo ancora dirti che anch’io sono diventata mamma e insegnante di ragazzi più grandi, adolescenti, ed è attraverso di loro che capisco quanto la maestra della primaria sia fondamentale per una crescita emotiva sana. Io ho avuto te!

Le tue ragazze: Sei riuscita a riunirci un’altra volta in questo salone, ma questa volta per ricordarti e ti vorremmo proprio ricordare così:

- La dedizione e i sorrisi che regalavi ai nostri bambini, ma anche l’impeto che ci mettevi nel lanciare i libri sul tavolo o per terra quando la libreria era in disordine.

- Quando le canzoncine del dopopranzo erano il momento più atteso dei bambini.

- Quando trovavi i panni sporchi in giro per la casa famiglia e li lanciavi dal terrazzo del salone.

- Quando uscivamo in passeggiata e la tua mano era la più ambita dai bambini.

- Quando misteriosamente i telecomandi scomparivano e riapparivano in Chiesina (lo sapevamo dall’inizio che eri stata tu).

- Quando ci difendevi dalle punizioni degli operatori.

- Quando la minestrina non andava bene e la lanciavi dritta nel bidone.

Che dirti sr. Carla, eri tutto questo, ma anche molto di più. Ti ricorderemo sempre, ti porteremo nei nostri cuori e nei cuori dei nostri bambini.