Approfon…DIRE, 22 gennaio 2022 – A cura di sr Mara Borsi – Il tempo che stiamo vivendo è tempo di crisi e di travaglio che segna inesorabilmente il tramonto di alcune consuetudini pastorali, tuttavia se tutto questo lo interpretiamo evangelicamente diviene un tempo fecondo e gravido di grazia per riscoprire l’identità kerigmatica di una pastorale giovanile capace di intercettare i sogni e i desideri di vita delle nuove generazioni.

A confronto con la riflessione proposta da Papa Francesco in Cristus vivit ed emersa dal Sinodo dedicato ai giovani si comprende subito che non ci si trova di fronte a risposte e indicazioni precostituite, ma a temi generatori per «rinnovare la pastorale giovanile e liberarla dagli schemi» che la imbrigliano e che non sono più efficaci (Cf CV n. 208).

L’ambito pastorale non è mai meramente applicativo, rigido e schematico, ma è sempre uno spazio aperto alla fedeltà creativa dello Spirito che spinge a camminare nel solco della Sacra Scrittura, oltrepassando la logica del “si è sempre fatto così” che tende a soffocare e spegnere lo stupore della novità.

Di fatto uno dei motivi principali per cui i giovani giungono a prendere le distanze, allontanandosi delusi dalla comunità ecclesiale è il non essersi sentiti raggiunti e coinvolti in una relazione di amore con Dio e i fratelli, a discapito di una trasmissione di regole, norme e buoni codici di comportamento.

Camminare con i giovani e accompagnarli richiede infatti di uscire dai propri schemi preconfezionati, adeguandosi ai loro tempi e ai loro ritmi; significa anche prenderli sul serio nella loro fatica a decifrare la realtà in cui vivono; esserci nel sostenere lo sforzo quotidiano di costruire la propria storia e nella ricerca più o meno consapevole di un senso per le loro vite. Per questo è necessario un cammino, che passa a volte anche attraverso strade imprevedibili e lontane dai luoghi abituali.

La sfida che si rinnova è quella di ricercare il linguaggio più efficace e le modalità più attraenti per incarnare il kerigma nel mondo giovanile contemporaneo, superando la concezione di una formazione legata unicamente alla trasmissione dottrinale e morale che rischia di spegnere il fuoco dell’incontro con Gesù e lo slancio di seguirlo.

In questa ricerca, ci ricorda Papa Francesco, va privilegiato il linguaggio della vicinanza, dell’amore disinteressato, il linguaggio relazionale ed esistenziale che tocca il cuore, raggiunge la vita, risveglia speranza e desideri. Bisogna avvicinarsi ai giovani con la grammatica dell’amore (Cf CV n. 211).

Siamo invitati a convertire il nostro sguardo per non scivolare nel rischio di etichettare i giovani che incontriamo come una categoria di destinatari o clienti dell’azione pastorale. «I giovani stessi sono attori della pastorale giovanile, accompagnati e guidati, ma liberi di trovare strade sempre nuove con creatività e audacia» (CV n. 203); «poiché spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore» (Regola di San Benedetto III).

È fondamentale riconoscerli come coraggiosi protagonisti del cammino di fede, attivi collaboratori nell’evangelizzazione, portatori di ispirazioni, di doni e di un’indispensabile originalità capace di far ricorso a nuovi stili e strategie, al linguaggio e alla sensibilità dell’attuale mondo giovanile.

Qualsiasi azione pastorale dovrebbe svilupparsi su due assi principali: «uno è l’approfondimento del kerigma, l’esperienza fondante dell’incontro di Dio attraverso Cristo morto e risorto. L’altro è la crescita nell’amore fraterno, nella vita comunitaria e nel servizio» (CV, n. 213).

Il punto

Quali sono gli elementi fondamentali della grammatica dell’amore con cui ci accostiamo alle nuove generazioni?