Nel mese di gennaio, ci siamo soffermate sul messaggio di Papa Francesco per la 104a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati” e ci siamo impegnate a scoprire le esperienze migratorie dentro la comunità FMA.

Nel mese di febbraio, come azione concreta del nostro cammino quaresimale, ci siamo date l’impegno di purificare il nostro sguardo verso i migranti. Guardare oltre i muri di casa nostra, oltre la nostra finestra, guardare l’altro – il migrante – come fratello, come sorella.

Per questo nuovo 14, vi invito a mettervi in atteggiamento di disponibilità all’ascolto e a fare spazio alle persone migranti o con esperienza migratoria che si incontrano dentro le nostre opere, perché loro possano raccontarsi. Quanto bene può fare un minuto di ascolto, il fermarsi senza fretta per far capire all’altro che “tu sei importante per me”!

Possiamo impegnarci insieme – come comunità – e magari offrire a queste persone uno spazio di ascolto e di interessamento, ma anche personalmente ci sono mille modi di avvicinarsi all’altro per ascoltare. Nei nostri incontri quotidiani, ognuna di noi può dare spazio perché l’altro si racconti. Insomma, “occorre lavorare per creare una cultura diversa”, una “cultura di incontro” e “non di muri”. Lo sguardo purificato nei confronti dei fratelli e delle sorelle migranti e l’impegno di un vero e sincero ascolto delle loro sofferenze e difficoltà, richiamano un passo ulteriore: la purificazione del nostro vocabolario! Le parole, non poche, che ogni giorno pronunciamo diventano gesti e azioni. Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra, così ogni nostra parola non ritornerà a noi senza produrre i suoi frutti!

Carissime sorelle, la forza della parola divina ha creato il cielo e il mare e tutto ciò che essi contengono…; la forza delle parole di Gesù ha guarito i malati e liberato gli indemoniati…; la forza della parola di Maria ha magnificato il Signore perché ha fatto grandi cose…; la forza della “parolina all’orecchio” di Don Bosco ha fatto crescere tanti giovani nella santità, a misura della vita cristiana. Ogni parola ha la sua forza!

Dopo il Seminario sul Primo Annuncio, viene spontaneo interrogarci: cosa annunciamo con le nostre parole? Che sentimenti le persone colgono dietro a quello che diciamo? Quale annuncio vogliamo portare ai nostri fratelli e sorelle migranti? Quale annuncio i migranti - soprattutto i giovani e i minori non accompagnati – ci portano dalla loro terra, con la loro vita ed esperienza?

Per concludere, vi lascio le parole di Papa Francesco (19 aprile 2016), con l’invito a fare di esse una preghiera, una richiesta di perdono e una spinta a purificare – in questo tempo quaresimale – lo sguardo, le parole e il cuore nei confronti dei fratelli e delle sorelle migranti.

«Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l'ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità».

In Don Bosco, Padre e Maestro dei giovani e dei minori non accompagnati, un abbraccio fraterno e un ricordo nella preghiera davanti al Tabernacolo.

Consigliera per le Missioni sr. Alaide Deretti