Gesù sta insegnando alla folla, quando, senza preavviso, i suoi parenti vengono a cercarlo. Tra loro è presente anche Maria. Che cosa avranno pensato i presenti? Forse avranno invidiato i parenti di Gesù, soprattutto sua madre, per il grande privilegio di poter essere così vicini a Lui! Gesù se ne accorge e coglie al volo l’occasione, per far capire a tutti che non sono i legami di sangue a determinare la comunione profonda con Lui e l’appartenenza alla sua famiglia che è la Chiesa. Ciò che è determinante è l’obbedienza alla sua Parola, che ci introduce nel regno del Padre. Mettendo in pratica la sua Parola, entriamo in una relazione interpersonale con Gesù che ha il sapore di famiglia, con i suoi affetti, la sua solidarietà, la sua spontaneità, intimità e dono reciproco.

Maria è la realizzazione più perfetta, più profonda e più feconda di questa famigliarità con Gesù, in cui il Padre desidera coinvolgere tutte le sue creature. Ciò che più conta, infatti, non è concepire il Figlio nel grembo, ma nell’intimità del cuore. E possiamo essere certi che questo concepimento è avvenuto, soltanto quando la Parola ascoltata viene anche messa in pratica. Gesù stesso paragona questo processo alla vicenda del seme che cade in terra buona e porta molto frutto. Come Maria ha conservato ogni parola ed ogni gesto di Gesù nel suo cuore e ha portato molto frutto per la salvezza del mondo, allo stesso modo, divengono “terra buona” per il regno del Padre coloro “che ascoltano la parola con cuore buono e generoso, la conservano e per la loro perseveranza danno frutti” (Lc 8,15). Ascoltare la Parola di Gesù e fare la volontà del Padre sono due momenti di un unico processo, in cui Maria ci può fare da guida e da maestra, in modo che anche noi possiamo essere veri parenti di Gesù: suoi fratelli, sorelle e madri.

Per pregare con la Parola (Marco 3,31-35):

  1. Mi metto alla presenza di Dio. Immagino di trovarmi dentro la scena, in mezzo ai discepoli in ascolto di Gesù che parla del Regno del Padre. Chiedo la grazia di comprendere fino in fondo il tipo di relazione che Gesù vuole stringere con me e con tutti i suoi discepoli.
  2. Invoco l’aiuto dello Spirito Santo ripetendo lentamente questa (o un’altra) preghiera: “Vieni, o Spirito santo, vieni per Maria, e dà a noi un cuore grande, aperto alla tua silenziosa e potente parola ispiratrice, e chiuso a ogni meschina ambizione, un cuore grande e forte per amare tutti, tutti servire, con tutti soffrire, un cuore grande, forte, solo beato di palpitare con il cuore di Dio” (Paolo VI).
  3. Leggo lentamente il brano dal vangelo di Marco 3,31-35. Mi soffermo su tre punti:

- Una relazione con sapore a famiglia (v.31-32): l’arrivo improvviso dei parenti di Gesù suscita la curiosità e l’ammirazione della folla. Sento il desiderio di diventare “vera parente” di Gesù? Cosa faccio per crescere sempre più nella familiarità con Lui?

- Girando lo sguardo attorno (v. 33-34): Gesù non distoglie lo sguardo dalla folla, vuole includere tutti nella sua famiglia più ristretta e, pur nella folla, ama i singoli, uno per uno. Proprio oggi Lui ferma il suo sguardo su di me e mi invita ad andare più in profondità nel rapporto con Lui.

- Ascoltare mettere in pratica (v. 35): solo chi fa la volontà del Padre è vero parente di Gesù. Ci sono alcuni aspetti dell’insegnamento di Gesù che ho ascoltato molte volte, ma che non riesco a mettere in pratica? Che cosa me lo impedisce?

  1. Concludo la preghiera con un colloquio cuore a cuore con Maria: esprimo a lei i miei sentimenti, le mie paure, i miei dubbi e le fatiche che sperimento nell’ascoltare la Parola di Dio e nel metterla in pratica.
  2. Padre Nostro.

Dopo aver concluso la preghiera, mi fermo a riflettere un po’: che cosa mi ha suggerito lo Spirito nella preghiera? Mi ha incoraggiata o confermata? Mi ha invitata a fare un passo di conversione? Come penso di corrispondere al dono ricevuto nella preghiera?