E ancora di più nell’Anno a lui dedicato, in cui lo invochiamo con fede e fiducia, perché in lui troviamo un grande protettore e intercessore Con cuore di Padre (Patris corde - Lettera Apostolica di Papa Francesco).

Pertanto, continuiamo a invocarlo con cuore di figlie, pregando in modo particolare per la realizzazione del Capitolo Generale XXIV, per la fecondità vocazionale, apostolica e missionaria del nostro Istituto, così come per tutti i bambini/e, i giovani e le persone affidati alle nostre comunità educanti.

Oggi, vorrei condividere con voi una semplice riflessione su San Giuseppe e il Primo Annuncio. Come sappiamo, durante gli ultimi anni l’Ambito Missioni, in sinergia con il Settore Missioni SDB, ha realizzato un percorso di comprensione e di approfondimento sul Primo Annuncio di Cristo.

Nella Patris corde, Papa Francesco evidenzia che «dopo un lungo e faticoso viaggio da Nazaret a Betlemme, [Giuseppe] vide nascere il Messia in una stalla, perché altrove “non c’era posto per loro” (Lc 2,7). Fu testimone dell’adorazione dei pastori (cfr Lc 2,8-20) e dei Magi (cfr Mt 2,1-12), che rappresentavano rispettivamente il popolo d’Israele e i popoli pagani».

Giuseppe è l’uomo del silenzio, di cui l’unica “parola” che conosciamo è la testimonianza di vita, cioè, il suo essere, il suo agire, le cose che ha fatto e vissuto nei confronti di Maria e del Bambino.

Dal Vangelo di Luca (cap. 2) sappiamo che i pastori hanno avuto la visione di un angelo e hanno ricevuto l’annuncio di «una grande gioia», l’annuncio della nascita «nella città di Davide», di «un salvatore, che è il Cristo Signore». Inoltre, l’angelo ha indicato loro un segno: «troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

Luca indica chiaramente che Giuseppe era presente nella nascita di Gesù: «…trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia». Se da una parte abbiamo la testimonianza di vita di Giuseppe, d’altra parte abbiamo in Giuseppe un testimone di quello che accade al bambino: «E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro».

Giuseppe, insieme con Maria, fu testimone di questa manifestazione di Gesù, fu testimone dell’incontro dei pastori con il Bambino. E così come Maria, sicuramente anche lui serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

Pur nel silenzio, Giuseppe è partecipe dell’incontro dei pastori con Gesù, dell’incontro dei Magi con Gesù – come ci racconta Matteo; così ugualmente dell’incontro di Simeone e di Anna con il Bambino, nel tempio, quando «venne il tempo della loro purificazione», e portarono Gesù «a Gerusalemme per offrirlo al Signore».

Sembra importante riprendere e riflettere ancora una volta su quanto ha scritto Benedetto XVI nell’Enciclica Deus Caritas Est (n. 1), poi riproposto da Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium (n. 7): «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».

È questo il segreto del Primo Annuncio… un incontro! Non sono parole illuminate, lunghi discorsi, strategie pastorali o le nostre programmazioni che portano le persone a incontrarsi con Gesù. Tutto questo è buono, è importante, è necessario e aiuta, ma può anche smorzare il desiderio di incontrare e di lasciarsi incontrare da Colui che dà senso alla vita e che è l’unico capace di riempire il cuore umano di gioia, di speranza e di serenità di fronte al quotidiano!

Il Primo Annuncio è, e sarà sempre, la comunicazione di un’esperienza di fede, la comunicazione di un incontro personale con Cristo, che trasforma la nostra vita e ci porta a condividere questa gioia immensa con chi ci sta accanto e anche con quelli che vivono oltre i nostri confini geografici ed esistenziali.

«Quando diciamo che questo annuncio è “il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano. È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare…». (EG 164)

Il Primo Annuncio «ha un ruolo centrale e insostituibile, perché introduce “nel mistero dell’amore di Dio, che chiama a stringere in Cristo una personale relazione con lui” e apre la via alla conversione» (RM 44). È la “buona novella” … che tutti i popoli e culture hanno il diritto di conoscere. È la buona notizia di cui il nostro mondo ha tanto bisogno.

Intanto, non possiamo parlare di Primo Annuncio senza ricordarci che per comunicare la gioia del Vangelo occorrono «evangelizzatori con Spirito», cioè donne e uomini aperti all’azione dello Spirito che si lascino trasformare in «annunciatori delle grandezze di Dio», che annuncino «la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente». «Gesù vuole evangelizzatori che annuncino la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio». (EG 259)

Carissime sorelle, guardando la figura di San Giuseppe, che fu testimone di diversi incontri con Gesù e dell’incontro del Bambino con diverse categorie di persone, vorrei invitare ognuna di noi «a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta». (EG 3)

Da FMA, la cui vita è una continua risposta alla consegna “A te le affido”, ognuna di noi possa, guidata dallo Spirito, vivere con più gioia e creatività il suo essere missionaria, diventando testimone credibile dell’amore di Dio per le/i giovani, facendo della propria storia un primo annuncio che raggiunga a tutti, in ogni tempo e luogo, nella missione affidata dal Signore; vivendo con generosità il suo “fiat” con l’atteggiamento del “vado io”, nella dinamica dell’uscita, con la passione educativo-missionaria di don Bosco e di madre Mazzarello.

Care sorelle, tanti auguri per la Solennità di Maria Assunta in cielo e per il 206° anniversario di Don Bosco!

Con affetto, in comunione di preghiera, Suor Alaide Deretti, Consigliera per le Missioni