Nei mesi scorsi abbiamo cercato di approfondire il nostro rapporto con Maria, contemplando il suo cuore, il suo sguardo, le sue parole, le sue mani, cioè, abbiamo contemplato una donna che ha saputo coniugare i verbi guardare, custodire, agire.

Oggi, vi propongo gli ultimi due versetti del racconto giovanneo (1,11-12): «Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli».

Sarebbe bello poter riflettere sull’aspetto della fede, su quel “credettero in lui”, intanto, quello che mi colpisce di più in queste poche righe è che Gesù, dopo aver dato inizio ai suoi miracoli, lascia Cana di Galilea e va verso Cafarnao. E non parte da solo… con lui incontriamo Maria, i fratelli e i discepoli. Possiamo dire che le Nozze di Cana formano e conformano la comunità di Gesù. È una comunità in movimento, che partecipa alla vita della gente – il matrimonio, la festa… – e che vive la dimensione della fede come comunità di credenti; una comunità in “uscita”, discepola-missionaria, che indossa il ‘grembiule’ e si fa ospedale da campo per «curare le ferite e riscaldare il cuore dei fedeli»; che si fa vicina, prossima… una comunità samaritana!

Questo scendere a Cafarnao, ci suggerisce una riflessione non solo sul movimento della comunità o sulla comunità in cammino, ma sui piedi di quelli che costruiscono sia la comunità sia il cammino. «Caminante, no hay camino, se hace camino al andar» (Antonio Machado). «Viandante, non c’è cammino, il cammino si fa andando».

Insieme ai fratelli e ai discepoli di Gesù, incontriamo Maria. Ed è bello pensare ai piedi di Maria, quale madre che cammina con il Figlio Gesù e si fa pellegrina nella fede. Maria, la madre che partecipa alle Nozze di Cana, in modo molto attivo e proattivo, è la stessa che – dopo l’Annuncio dell’Angelo Gabriele – ha saputo mettersi in viaggio verso la montagna perché aveva fretta di raggiungere la città di Giuda (Lc 1, 39). «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”» (Is 52,7).

I piedi di Maria vanno in fretta sui monti… hanno bisogno di trovare la cugina Elisabetta per dare compimento al volere di Dio e al Suo progetto di amore. I piedi di Maria sono i piedi di una credente che ha deposto in Dio la sua fiducia e si è resa sua serva. Elisabetta l’accoglierà a casa sua e, sotto l’azione dello Spirito, riconoscerà in Maria una donna di fede: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». (Lc 1, 45)

Papa Francesco, nel messaggio alle Pontificie Opere Missionarie, così scrisse: «Quando andò da Elisabetta, Maria non lo fece come un gesto proprio: andò come una serva del Signore Gesù che lei portava in grembo. Di sé stessa non disse nulla, soltanto portò il Figlio e lodò Dio. Non era lei la protagonista. Andava come la serva di Colui che è anche l’unico protagonista della missione. Ma non perse tempo, andò di fretta, a fare cose per accudire la sua congiunta. Lei ci insegna questa prontezza, la fretta della fedeltà e dell’adorazione» (21 maggio 2020).

Osservando le diverse rappresentazioni di Maria Ausiliatrice, ci accorgiamo che «non si tratta di una Madonna estatica, contemplante, orante, ma “agente”, e questo rientra perfettamente nella spiritualità di don Bosco e nella sua percezione della Vergine come di una madre che guida, protegge, addirittura combatte per i figli, accanto ai quali è presente in modo costante».

La Vergine di don Bosco di solito viene rappresentata con i piedi scalzi e sempre nell’atteggiamento di chi cammina, con un piede avanti rispetto all’altro. Questa è la Madre di Gesù presente alle Nozze di Cana, questa è l’Ausiliatrice che ci accompagna nel nostro quotidiano e ci incoraggia a non fermarci davanti alle difficoltà. Questa è la Madre sempre presente che ci vuole “ausiliatrici” in mezzo ai giovani e ai bambini.

Carissime sorelle, la nostra buona mamma – Maria Ausiliatrice – insieme al Bambino, ha i piedi scalzi perché «i piedi nudi di Maria e di Gesù ci è stato tramandato dalla tradizione salesiana come segno di umiltà e povertà». Quindi, siamo invitate a vivere la novena in onore alla Vergine di Don Bosco con questo atteggiamento: umiltà e povertà, riconoscendo le grandi cose che Dio ha fatto nella nostra storia e chiedendo l’aiuto potente di Maria per sconfiggere i mali del mondo, soprattutto la pandemia, le guerre e la violenza che continua a mettere in ginocchio intere popolazioni.

A Lei affidiamo tutte le missionarie e i missionari, le/i giovani e le/i bambine/i, le famiglie in situazioni di disagio, le speranze del mondo e gli orizzonti della missione. Invochiamola costantemente nelle nostre giornate, così come Don Bosco raccomandava: Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Buona Novena di Maria Ausiliatrice, la Madonna dei tempi difficili! Con affetto di sorella, un forte abbraccio e in comunione di preghiera.

Suor Alaide Deretti Consigliera per le Missioni