Carissime sorelle, siamo giunte ad un nuovo appuntamento: il 14 aprile. Vi saluto con affetto e vorrei che questo nostro odierno incontro fosse ricco di speranza, di fiducia e di grande gioia. Siamo, ormai, nel TEMPO PASQUALE. Da pochi giorni abbiamo celebrato la Pasqua che è il cuore della nostra fede. Quindi, nonostante tutte le sfide e le difficoltà provocate dalla pandemia… nonostante tutte le restrizioni e le misure di sicurezza che talvolta impediscono lo svolgimento sereno e “normale” della nostra missione… nonostante TUTTO e QUALSIASI realtà che ora stiamo vivendo… guardiamo Maria, donna forte, che ha saputo affrontare le sofferenze con speranza e resilienza.

Maria sicuramente non solo ci insegna a fare quello che Gesù dice/dirà ma ci insegna a vivere la dinamica della resurrezione nel nostro quotidiano. Lei, che ha accompagnato il Figlio fino al Calvario e che in quel momento di dolore – nella fede – avverte l’evento della risurrezione, ci aiuta a risvegliare le nostre migliori risorse, a metterci a servizio della vita, senza calcoli, senza ‘ma’ o ‘però’.

In questo senso, vi propongo di rileggere il brano del Vangelo di Giovanni (2,9-10): «E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua) chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”».

Nel percorso che stiamo facendo, è sempre l’episodio delle Nozze di Cana che orienta la nostra riflessione. Nei mesi scorsi abbiamo cercato di approfondire il nostro rapporto con Maria, contemplando il suo cuore, il suo sguardo, le sue parole. Tutto per vivere in modo più consapevole e con più profonda gioia, il nostro impegno missionario: portare al mondo giovanile, Gesù e il suo Vangelo. «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura!» (Mc 16,15).

Oggi, vorrei invitarvi a contemplare le mani di Maria, la madre che accoglie il mistero del figlio Gesù, le gioie e i dolori dei suoi figli: l’intera umanità. Contemplando le mani di Maria, cresce in noi la certezza che lei è la Madre che provoca dei cambiamenti perché sa che il miracolo è possibile. Oggi, più che mai, il nostro mondo ha bisogno di un miracolo… anzi, di tanti miracoli: il miracolo della guarigione e della salute, il miracolo del pane abbondante e condiviso, il miracolo di una casa e di un lavoro, il miracolo della pace e del dialogo tra popoli e religioni, il miracolo dell’accoglienza e dell’apertura delle frontiere a tanti migranti, il miracolo del “vino buono” che rappresenta tutto quanto rende la vita della gente più serena, più fiduciosa, più vivibile!

Se ci impegniamo ad essere comunità generative di vita nel cuore della contemporaneità, sicuramente sarà più facile farci carico dei miracoli di cui il mondo ha bisogno, e così la nostra missionarietà, il nostro “uscire, andare ed evangelizzare” ci renderà più credibili, ci farà essere veramente segno ed espressione dell’amore preveniente di Dio (C 1).

Se guardiamo le mani di Maria, invocata da noi come “Aiuto dei Cristiani”, ci rendiamo conto che una tiene lo scettro, l’altra regge il Bambino. Se pensiamo alle diverse espressioni di Maria, amata dalla gente e incarnata in tantissime culture, vediamo che le sue mani ora si occupano del Bambino, ora sono in preghiera, ora si presentano aperte donando grazia e luce. Nelle tante raffigurazioni di Maria, vediamo le sue mani che indicano “qualcosa”, Qualcuno… che indicano il suo cuore, che si alzano verso il cielo, che tengono il Rosario, che si aprono in atteggiamento di lode o di supplica, che benedicono e offrono protezione: sono mani che accolgono tutti perché tutti sono figli suoi.

Carissime sorelle, proviamo a riprendere i brani dei Vangeli che presentano Maria e cerchiamo di guardare le sue mani e di vivere i suoi atteggiamenti nella realtà della nostra missione, qualunque essa sia.

Pensiamo alle mani oranti di Maria nel momento dell’Annunciazione; alle mani servizievoli che si mettono in cammino verso Elisabetta; alle mani che sanno lodare ed esaltare Dio perché ha mantenuto le sue promesse; alle mani materne che accolgono e fanno crescere il Figlio di Dio, quel Bimbo così “normale” che le è stato affidato; alle mani offerenti che presentono Gesù nel Tempio; alle mani che sanno interrogare: «Figlio, perché ci hai fatto così?» (Lc 2,48); alle mani operose che si danno da fare perché non manchi il vino della gioia e della festa; alle mani sempre presenti che vanno a cercare Gesù quando di lui dicono: «È fuori di sé» (Mc 3,21); alle mani misericordiose che abbracciano il corpo insanguinato e senza vita del Figlio di Dio; alle mani silenziose che sostengono i discepoli così delusi e nel Cenacolo implorano il dono dello Spirito.

Il mio augurio è che tutte noi possiamo accostare le nostre mani a quelle di Maria, perché da figlie sappiamo fare di Lei il nostro modello e perché possiamo lasciare tra le sue mani la nostra vita, la nostra consacrazione e missione; il mondo e le vicende dell’umanità.

Vorrei concludere con le parole di Papa Francesco dell’Udienza generale del 24 marzo u.s. in cui lui ha presentato una riflessione dal titolo, Pregare in comunione con Maria: «Ella occupa nella vita e, quindi, anche nella preghiera del cristiano un posto privilegiato, perché è la Madre di Gesù. […] Le sue mani, i suoi occhi, il suo atteggiamento sono un “catechismo” vivente e sempre segnalano il cardine, il centro: Gesù. Maria è totalmente rivolta a Lui. A tal punto, che possiamo dire che è più discepola che Madre. Quella segnalazione, alle nozze di Cana: Maria dice “Fate quello che Lui vi dirà”. Sempre segnala Cristo; ne è la prima discepola».

A tutte voi, carissime sorelle, un forte abbraccio e un ricordo particolare nella preghiera. Insieme, lasciamo TUTTO nelle mani di Maria!

Suor Alaide Deretti Consigliera per le Missioni