Le mete di questo importante processo sono:

  • la formazione di uomini e donne capaci di mettere in atto stili di vita adeguati allo sviluppo sostenibile;
  • la costruzione di nuove forme di convivenza su scala planetaria;
  • la ridefinizione globale delle relazioni con l’ambiente e con la tecnologia;
  • il potenziamento nelle persone delle capacità di partecipazione, intuizione, creatività, solidarietà, flessibilità e collaborazione.

Non si può parlare di cittadinanza planetaria senza tenere presente la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile. Risulta pure evidente che l’ecologia naturale non può esistere senza l’ecologia sociale: né l’una, né l’altra si ottengono senza il contributo del cittadino consapevole e responsabile dell’ambiente (Cf Gutierrez – Cruz Prado 2000).

La mentalità planetaria si concretizza nel profilo di un cittadino consapevole capace di mobilitare la propria sensibilità, immaginazione, volontà e il proprio talento intellettuale in un impegno che si estende dallo sviluppo personale a quello sociale. Le potenzialità della persona si trasformano così in catalizzatori di una energia sociale trasformatrice.

Educare le nuove generazioni al rispetto della casa comune è strategico ed è fonte di futuro e di speranza. Ma educare come? Attraverso quale pedagogia? Le grandi vie possono essere ricondotte sostanzialmente a due: la pedagogia del proclama o della domanda.

La pedagogia del proclama comporta metodologie espositive, dichiarative e in ultima istanza impositive con una precisa enfasi sui messaggi e sui contenuti, inoltre, tale pedagogia non dà rilievo agli interlocutori. Al contrario la pedagogia della domanda parte proprio dai protagonisti e prima di tutto cerca di soddisfare le necessità non soddisfatte, dando vita a processi imprevedibili, generatori di iniziative, proposte e soluzioni.

Da un punto di vista pedagogico è importante ricordare che il discorso proclamato ha un significato univoco, universale, chiaro, scientifico, mentre invece il discorso della domanda nel suo divenire è molto più fragile, flessibile, meno strutturato, in sostanza processuale perché collegato a molteplici circostanze dovute all’immensa varietà delle situazioni concrete.

L’educazione che si radica sul processo della domanda cerca sempre di costruire un presente capace di progettare un futuro migliore.