Don Francesco ha presentato la riflessione a partire dalla rilettura biblica di Genesi 4 (il dramma di Caino e Abele) e della parabola del Padre Misericordioso; dalla riflessione sul codice fraterno e sull’origine della fraternità; dal confronto con due passi della vita della comunità di Mornese tratti dalla Cronistoria e dalle lettere di Madre Mazzarello.

La riflessione è stata molto ricca e di questo ringraziamo don Francesco. Anche la condivisione che ne è seguita ha arricchito tutte. Abbiamo colto l’invito a dare parola a quanto stiamo vivendo, con sincerità, realismo, ma anche tanto senso di responsabilità.

Quando Dio chiede a Caino – Dov’è tuo fratello? Che cosa hai fatto? – offre all’uomo la possibilità di verbalizzare, di dare parola al fatto compiuto, di prendere coscienza del proprio vissuto. La possibilità di dare voce a quanto viviamo è una risorsa bellissima e una opportunità che il Signore ci offre ogni giorno. Dare parola al nostro vissuto (personalmente, nella preghiera o nel confronto), è la base per costruire la fraternità che sempre deve essere offerta, ma mai pretesa.

Nell’ultima ora vissuta insieme, domenica mattina, abbiamo condiviso la meditazione sul Vangelo della IV domenica di Quaresima regalandoci reciprocamente un pensiero per vivere con maggiore intensità il tempo che ci avvicina alla Pasqua, convinte che possiamo essere luce le une per le altre e possiamo scegliere di sfuggire la notte dell’incontro reciproco.

 

Ecco i due testi che, fra i tanti contenuti, hanno sostenuto la nostra riflessione:

Qualche nube in comunità. (Cronistoria FMA, Volume 2, Anno 1875). Pur fra tanto fervore di preghiere e di opere, non mancano nella comunità motivi di inquietudine e di disagio, per le condizioni di vita sempre alquanto difficili. Sono piccoli fatti, disapprovazioni mal celate, che non cessano neppure quando si è cercato di apportare qualche miglioramento al vitto comune. La madre non si scompone: e siccome le mezze parole, i consigli sussurrati in tono di superiorità intellettuale, sembrano provenire specialmente dalla Bacchialoni, donna istruita e pratica di usanze del mondo, ella crede che davvero don Bosco abbia mandato questa anziana signora per farne una superiora e, dove può senza mancare alla regola, cerca anche di assicurarla. Anche le due sorelle Arecco, Felicita professa e Maria ancora novizia, diffondono un certo malessere in casa: trovano difetti e lacune nelle determinazioni della superiora, e tendendo ad insinuare malcontento in ogni occasione. Le suore più serie e mature non si lasciano suggestionare, ma qualcuna più sprovveduta sì.

La madre di fronte alle difficoltà di una sorella. (Lettera 22, a suor Angela Vallese, 22 luglio 1879) Con suor Vittoria bisogna che abbiate pazienza e che le ispirate poco alla volta lo spirito della nostra Congregazione. Non può ancora averlo preso, perché è stata troppo poco tempo a Mornese. Mi pare che se la saprete prendere riuscirà bene. Così delle altre, ciascuna ha i suoi difetti: bisogna correggerle con carità, ma non pretendere che siano senza e nemmeno pretendere che si emendino di tutto in una volta questo no! Ma con la preghiera, la pazienza, la vigilanza e la perseveranza, poco alla volta si riuscirà a tutto. Confidate in Gesù, mettete i vostri fastidi nel suo Cuore, lasciate fare a Lui, Egli aggiusterà tutto. State sempre allegra, sempre di buon animo!