Nei messaggi precedenti ci siamo lasciate interpellare dai primi versetti delle Nozze di Cana, contemplando il cuore di Maria, Madre sempre presente, e il suo sguardo attento, discreto e delicato. Rispecchiandoci nel suo cuore e posando il nostro sguardo nel suo, sicuramente abbiamo rafforzato e fatto crescere in noi il desiderio di essere comunità generative di vita nel cuore della contemporaneità.

In questo mese di marzo vorrei invitarvi a leggere, meditare e contemplare il brano di Giovanni 2,5-8: «La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono».

Considero questi versetti il cuore del racconto delle Nozze di Cana. Ci sono tanti aspetti su cui possiamo riflettere: la presenza proattiva di Maria; la figura dei servi che ascoltano e accolgono il suggerimento della Madre di Gesù; le giare che sono lì ma sono vuote; Gesù, il figlio che ascolta sua madre e indica ai servi come procedere; le giare che si lasciano riempire…; il miracolo dell’acqua che si trasforma in vino; i servi che prontamente portano quel misterioso dono al maestro di tavola…

Intanto, vorrei aggiungere e proporvi un altro aspetto. Maria è presente alle Nozze non soltanto con il cuore e lo sguardo, ma è presente anche con la parola. Una parola che suscita fiducia, che invita ad aprire la mente all’impossibile, che riscalda e ravviva la speranza, che restituisce la gioia della festa anche quando la festa della vita è minacciata e sembra non avere più senso.

«Fate quello che vi dirà». Queste sono le parole di Maria rivolte ai servi subito dopo il dialogo con Gesù, in cui lei lo aveva avvertito: «Non hanno vino». Maria, nei quattro Vangeli, è una donna di poche parole, tuttavia le sue sono parole efficaci, generano il miracolo, arrivano al cuore, scendono come la pioggia e la neve… non ritornano senza effetto, senza aver operato ciò che il Padre desidera e senza aver compiuto ciò che è nel progetto di Dio (cfr. Isaia, 55, 10-11).

«Fate quello che vi dirà». La parola di Maria è parola di una madre che discretamente coinvolge il figlio Gesù e discretamente anticipa il miracolo per altri suoi “figli”, gli sposi. La parola di Maria è parola che incoraggia all’obbedienza perché Lei è stata la prima a obbedire: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).

Carissime sorelle, le poche parole di Maria che le Scritture hanno tramandato ci aiutano a capire l’intensità con cui lei le ha vissute! Le sue parole nel momento dell’Annunciazione si riassumono in un’unica parola: «Fiat». Il suo cantico di lode, quando va in visita alla cugina Elisabetta, si riassume in una potente parola: «Magnificat». Pensiamo alle sue parole quando, con Giuseppe, ritrova Gesù tra i dottori: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Una parola che porta al silenzio e si lascia abitare dalla Parola: «Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore».

Immaginiamo anche le parole che Maria non ha detto… le parole di cui non abbiamo conoscenza! Al momento della nascita di Gesù a Betlemme; nella presentazione del bambino al Tempio, nell’incontro con Simeone e Anna; durante la fuga in Egitto; quando Gesù, in mezzo alla folla, predica, guarisce, fa dei miracoli… «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano»; quando, ai piedi della croce, riceve da Gesù il mandato della maternità universale: «Donna, ecco il tuo figlio!».

Con questo messaggio esprimo l’augurio che possiamo lasciarci convocare e provocare dalle parole di Maria: «Fate quello che vi dirà». Siano, le sue parole, la guida sicura alle nostre povere parole. Ben sappiamo che per un/a missionario/a, la parola è uno speciale strumento di evangelizzazione, ma lo strumento per eccellenza è la Parola, con la P maiuscola. Papa Francesco in un’intervista a Gianni Valente ha detto: «La missione è farti guidare dallo Spirito Santo: che sia Lui a spingerti a annunciare Cristo. Con la testimonianza, con il martirio di ogni giorno. E se serve, anche con le parole».

In un mondo “affollato” di parole, strapieno di chiasso, l’invito di Maria sia per ciascuna di noi l’opportunità per rimanere alla sua scuola, per imparare ad ascoltare il Figlio e a dare voce, spazio e vita alla Parola: «E il Verbo si fece carne…».

In questo particolare “Anno di San Giuseppe”, vi auguro di vivere e celebrare con speranza sia la Solennità del Patrono della Chiesa universale e del nostro Istituto, sia quella dell’Annunciazione del Signore. Vi chiedo una preghiera particolare per le 9 neo-missionarie che, dal 15 al 25 marzo, faranno il discernimento in vista della loro destinazione. Vi affido questa intenzione con tanta gioia e grande riconoscenza.

In comunione nella preghiera reciproca, un forte abbraccio fraterno,

Suor Alaide Deretti, Consigliera per le Missioni