L’utilizzo massiccio della tecnologia digitale e dei nuovi mezzi di comunicazione di massa che la pandemia di Covid19 ha portato con sé ha influito radicalmente sulle nostre relazioni, sulla gestione dei tempi, sulle abitudini personali, in una parola, sulla nostra vita dando un input significativo a quella svolta antropologica e sociale che non ha escluso nessun settore dell’esistenza, nemmeno quello dell’annuncio della fede e della pastorale.

Se a ottobre, durante la precedente giornata degli Oratori ILS, le nostre realtà si erano interrogate e confrontate tra loro sulle possibilità dell’oratorio in un tempo che sembra mettere solo ostacoli e restrizioni alle attività ricreative e allo stare insieme tra amici, prerogativa delle nostre case e dei nostri cortili, questa volta ci siamo interrogati sul mondo digitale che, ormai, è luogo di incontro abituale (per fortuna non sempre l’unico) e consente lo svolgimento di molte delle nostre attività oratoriali.

La riflessione è stata condotta da don Luca Peyron, sacerdote della diocesi di Torino, parroco, incaricato della pastorale universitaria e coordinatore dell’esperienza Apostolato digitale (www.apostolatodigitale.it) che, a partire da considerazioni di carattere generale circa le tecnologie digitali e l’impatto che queste hanno sulla nostra vita in un contesto che ci obbliga a un utilizzo assiduo, arriva a toccare l’incidenza che il digitale può avere sulla fede personale e nella vita ecclesiale.

L’utilizzo in sé di questi strumenti è buono e, sicuramente, anche incoraggiato dalla Chiesa che ci invita a scoprire le possibilità che la tecnologia ci offre in termini di evangelizzazione; tuttavia è bene ricordarci che il loro impiego deve essere sempre accompagnato da una riflessione attenta e il nostro essere all’interno dei “cortili digitali” richiede una revisione costante del modo di abitare questi nuovi ambienti.

Il pomeriggio di domenica ha voluto essere esattamente questo spazio di riflessione e di formazione per tutti gli educatori, FMA, laici, animatori, che concretamente operano e vivono con e per i giovani. Le considerazioni di don Luca ci hanno accompagnato nella rilettura di quelle che sono le nostre esperienze nella tecnologia digitale e nella presa di coscienza di alcune dinamiche che si innescano inconsapevolmente. Laddove non ci fosse sufficiente consapevolezza delle tecnologie e di noi stessi all’interno delle tecnologie si rischierebbe infatti la perdita della nostra umanità, e l’assimilazione di noi stessi alla cosiddetta intelligenza artificiale.

La riflessione sul digitale ci riporta a quello che è e deve restare il cuore della nostra missione educativa, ossia la tecnologia in funzione della relazione e mai la relazione in funzione della tecnologia. L’invito che lascia don Luca al termine del suo incontro è quello di abitare il digitale e esplorarne le possibilità proiettandosi verso un futuro che richiede, per il bene dei giovani, la nostra umanità e quindi l’autenticità e la verità che caratterizzano la relazione educativa.