«Da questo sogno – ha sottolineato il Vescovo – prende origine tutta l’opera di don Bosco, caratterizzata da un amore incondizionato verso i giovani trasmesso con gioia, che dona vita e aiuta a crescere dal di dentro fino a far diventare «buoni cristiani e onesti cittadini», come sosteneva il Santo dei giovani. Ma per crescere – ha continuato il Vescovo – bisogna porsi una domanda ben precisa e riflettere sulla possibile risposta: cosa vuole Dio da me? Quali potrebbero essere i Suoi progetti sulla mia vita? Lasciate aperte le porte dei vostri cuori e mettetevi in ascolto della chiamata del Signore, come Giovannino, che subito non ha capito quello che il Signore gli chiedeva, ma ha saputo ascoltare e lasciarsi guidare da Lui, per imparare la vita buona del Vangelo”.

Ricordando uno dei ragazzi che hanno frequentato l’oratorio di don Bosco, condividendone poi la gloria dell’altare, San Domenico Savio, Suetta ha poi detto ai giovani: “Fate vostro ciò che aveva capito questo giovane Santo che ha respirato davvero il clima voluto da don Bosco per i ragazzi: «Sappi che noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri». Non esiste santità autentica senza gioia autentica”.

Il Vescovo si è, quindi, rivolto agli educatori: «Fondamentale rimane il vostro ruolo a fianco delle famiglie nella meravigliosa avventura dell’educazione. Si tratta non solo di insegnare delle nozioni, ma anche di insegnare a muoversi nel mondo, fedeli alla felice intuizione di don Bosco. Egli voleva vedere uscire dalle sue scuola dei «buoni cristiani e degli onesti cittadini», capaci di muoversi nella società frenetica di oggi, ma attenti ai valori di sempre, per poter un giorno costruire una società fondata sulla giustizia e la carità, specie verso i soggetti più poveri e indifesi».

È stato un momento di famiglia, di festa, di gioia: guardando quella folla di ragazzi sembrava di sentire le parole di don Bosco: «Vi voglio felici nel tempo e nell’eternità!».