Ha un grande amore alla Madonna, al punto da dire: «Mi ha salvata da tanti pericoli». Caterina è apprezzata per la sua gentilezza, il buon senso e le capacità pratiche. A 17 anni, aiutata dalle suore, incomincia a frequentare la Scuola Magistrale, ma a Genova infuria la guerra; perciò le suore la mandano a Livorno a completare gli studi. Lì, facendo vita comune con le FMA, impara a conoscerle meglio e sente più vivo il desiderio di consacrarsi a Dio nel nostro Istituto. Emette i voti il 6 agosto 1949.

Inizia il suo servizio nella Scuola Materna, prima per sette anni a Monleone (Genova) dove è benvoluta per il suo tratto gentile verso i bimbi e per la dolcezza con cui li guida pian piano a parlare in italiano, anziché in dialetto, utilizzando lei stessa qualche parola genovese per farsi comprendere meglio.

Dal 1956 al 1959 è a S. Stefano Magra (La Spezia) e quindi a Masone (dal 1959 al 1967), tra le fondatrici dell’opera, tutta da inventare. Suor Lina Conte, al primo incarico, è la sua direttrice che lei sostiene insieme alla giovane e vulcanica suor Aurora Nicoli, tutta dedita alla pastorale giovanile. Quando è libera dalla scuola, dalla catechesi, dall’oratorio, porta nel piccolo salotto/refettorio/laboratorio il suo “ago magico” e confeziona capi a maglia da vendere per aiutare la fragile economia dell’opera.

Dal 1967 al 1974 è chiamata a La Spezia, all’Asilo “Maria Adelaide” per la Scuola Materna; è sempre molto apprezzata da bimbi e genitori che ammirano la sua capacità di empatia e di ascolto. Torna quindi a Masone dal 1974 al 1980 accolta con gioia dalle sue numerose Exallieve, ormai mamme. Nel 1980 deve rassegnarsi a lasciare la scuola, perché ormai alcuni acciacchi si fanno sentire: il cuore e la vista richiedono cure e riposo. A La Spezia per 23 anni offre il suo generoso servizio ovunque ci sia bisogno.

Nel 2003, a ottant’anni suonati, accetta il trasferimento a “Villa Piaggio”, in riposo, anche se continua a donare, come può, il suo piccolo aiuto soprattutto con una preghiera che non conosce sosta, con piccole gentilezze verso tutti nonostante sia costretta in carrozzella.

Sorella carissima, entusiasta della sua vocazione, aperta e socievole, amava coltivare le relazioni considerandole un vero apostolato. Pregava molto e s’interessava della vita della Comunità. Amava essere informata e, quando partecipava ancora ai momenti comunitari, interveniva volentieri esprimendo il suo pensiero.

Le affidiamo la Comunità e le persone afflitte dalla pandemia, perché trovino conforto e speranza in una vita semplice e feconda come è stata la sua.