Mi sembrava la fotografia della nostra società. Da un po’ di mesi siamo assaliti dalla paura e dall’incertezza. La pandemia e le conseguenze lavorative ed economiche ci fanno sentire precari e sfiduciati. A tratti arrabbiati. Spesso impotenti. Ci sentiamo sballottati da una tempesta più grande delle nostre forze e rischiamo di perdere la speranza in uno squarcio di cielo sereno. Non vediamo più i colori, ma un grigio persistente. Non sentiamo più i gusti, tutto sembra insipido. Spesso ci troviamo soli, quasi abbandonati.

Per questo motivo ho pensato di affidarti il dipinto “La tempesta sedata”, da tenere in casa come compagnia.

Nel dipinto vediamo una barchetta attorniata da onde enormi, in un mare grigio. La tempesta sta infuriando. La barca vacilla. Gli uomini sulla barca sono visibilmente invasi dalla paura. Uno si alza disperato, il panico ha cancellato i tratti umani del suo volto. La paura cancella la sua stessa identità. Accanto a lui un altro trattiene il mantello, che in realtà sembra una punta acuminata scagliata contro il cielo. Quasi simbolo della rabbia. Altri cercano di governare la barca, tenendo con forza il timone e i remi. Tutti agitati, impotenti, smarriti. A prua uno si copre il volto, rassegnato. Ma al centro una donna, di schiena, guarda l’uomo che dorme. Anche lei ha le mani alzate e il corpo in tensione. Anche lei ha paura. Ma con la mano destra sembra invitare gli altri a fermarsi un attimo e volgere lo sguardo verso il personaggio che dorme. È la Maddalena che invita a guardare Gesù. Non si rassegna alla paura perché si accorge che sulla barca c’è Lui. Sembra dirci: “Fermi, non disperatevi, Lui è qui”, “Fermi, non disperatevi, Lui non ci abbandona”. Che meraviglia!

Nella tempesta di questi mesi desideriamo tenere davanti agli occhi questa immagine. Nei giorni la Maddalena continuerà a dirci: “Non lasciarti prendere dalla paura, Lui è qui”. Anche quando sembra assente, anche quando sembra “addormentato”. Lui è qui, dentro la nostra stessa barca. E non si spaventa, anzi lotta con noi.

Lo so, è difficile avere fiducia. Il peso da portare è grande e la precarietà quotidiana ci disorienta. La fede in Gesù Cristo può essere una fresca sorgente di fiducia. Come diceva papa Francesco il 27 marzo, in piazza san Pietro deserta: “L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle.

Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai”.

Lo so, oggi avere fiducia è difficile. Le relazioni vere sono un’altra sorgente di fiducia. Da soli ci scoraggiamo. Chi ci vuol bene stimola in noi il coraggio. E voler bene a qualcuno ci spinge fuori, ci costringe ad essere coraggiosi.

La paura si combatte insieme. La paura si combatte anche aiutandoci a vedere le cose belle. Quanti hanno dimostrato fiducia e dedizione in questi mesi! Quanti hanno portato con coraggio pesi enormi! Quanti sono stati generosi! Anche adesso, attorno a te, ci sono meraviglie. Aiutiamoci a vederle!

Essere credenti significa essere “capaci di crederci”. La fiducia è una sfida e un’avventura. Proviamoci insieme. Proviamo a contagiarci con la fiducia. Solo così vinceremo la paura e la rabbia. Come sarebbe bello se, in questo tempo difficile, i cristiani venissero additati come “i fiduciosi”.

Ti consiglio alcuni esercizi per allenare la fiducia:

  • Alla sera, prima di andare a dormire, cerca “tre cose belle” nella tua giornata.
  • Evita i “brontolamenti generici”.
  • Sottolinea sempre almeno un pregio nelle persone che incontri.
  • Chiedi al Signore il dono della fiducia.
  • Sforzati di fare ogni giorno un’azione gratuita.
  • Una volta al giorno guarda il quadro della “tempesta sedata”.

Dipinto: Eugène Delacroix, “La tempesta sedata”, 1841