Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, proteggere le falde acquifere dall’inquinamento, fermare il degrado del territorio, arrestare la perdita della biodiversità sono impegni concreti che determineranno il futuro del pianeta e della vita umana su di esso.

La protezione dell’ecosistema terrestre richiede non solo interventi a livello macro, ma anche degli strumenti per cambiare i comportamenti attraverso scelte consapevoli orientate allo sviluppo sostenibile. Oggi si è sempre più coscienti che la gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini e stili di vita. Si tratta di una vera e propria sfida educativa.

L’interazione con l’ambiente esige un’educazione adeguata; serve un’educazione sostenibile per vivere nella direzione di scelte compatibili con gli ambienti vicini e lontani, con il presente e il futuro. L’invito è quello di recuperare le relazioni reciproche tra ambiente-uomo-donna-cultura. Occorre una cultura dell’ambiente che si fa incontro, relazione, fraternità motivata a recuperare il principio di responsabilità in un’ottica di cura, custodia e costruzione del futuro sostenibile da consegnare alle nuove generazioni. La protezione dell’ecosistema terrestre si colloca pienamente nell’ottica di una educazione ambientale sempre più orientata all’educazione sostenibile.

La responsabilità di fronte al creato implica che l’essere umano, dotato di intelligenza e di libertà, rispetti le leggi della natura e i delicati equilibri tra gli altri esseri del mondo. Tuttavia osservando la realtà, ci si accorge che la tendenza dominante è quella del consumismo, che fa credere a tutti di essere liberi proprio perché si consuma e si compra ciò che si vuole, ma ad essere liberi in realtà sono i pochi che detengono il potere economico e finanziario.

Liberare le vere potenzialità della persona. La crisi ecologica ha una radice umana e, precisamente, si radica in un eccesso di antropocentrismo che indebolisce i rapporti sociali e la relazione della persona con il mondo. Tale situazione appare come una vera e propria sfida, una chiamata a liberare in ogni persona tutte le sue vere potenzialità. La via per realizzare tale processo è l’educazione.

Per riconquistare il senso umano dell’ecologia occorre recuperare un’antropologia integrale, educare alla corporeità, ai valori morali e, soprattutto, cambiare stile di vita nel quotidiano.

Il recupero di un’antropologia integrale necessita di un percorso formativo in grado di tenere conto e considerare, in modo armonico, tutte le dimensioni della persona in interazione con il creato. Indispensabili diventano i percorsi di educazione alla corporeità che conducono ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettarne i significati. Percorsi educativi, quindi, chiamati a favorire l’apprezzamento del proprio corpo sessuato, elemento fondamentale per poter riconoscersi nell’incontro con l’altro e arricchirsi reciprocamente.

Il progresso tecnologico offre alla persona notevoli poteri che possono essere usati tanto per il bene quanto per il male. Per affrontare in modo adeguato questa sfida è urgente educare ai valori morali in modo che il senso etico cresca di pari passo con l’evoluzione tecnologica. Questa educazione rimanda alla formazione di una coscienza retta che aiuti la persona a riconoscere il bene, a sceglierlo e a viverlo nel quotidiano. Il tema del degrado ambientale chiama in causa il comportamento di ciascuno ed è per questo che per attuare il senso umano dell’ecologia è necessario puntare su un altro stile di vita; è urgente educare all’ecologia della vita quotidiana.

Questo concretamente significa assumere uno stile di vita semplice, vale a dire radicato nella sobrietà, nell’umiltà e nella pace.

Ti consiglio di leggere:

M. Prodi, «Il mondo desiderato dalla Laudato si’», in Rivista di Teologia dell’evangelizzazione 23 (2019) 45 supplemento.

Francesco, Laudati si’. Lettera Enciclica sulla cura della casa comune, Roma, 24 maggio 2005, nn. 118-119; n. 155.