“L’ho offerta a Dio sulla tomba di San Francesco, dal quale ho tratto ispirazione, come per la precedente Laudato si’”, ha spiegato il Sommo Pontefice, che con l’Enciclica sul tema della fratellanza umana, la terza dall’inizio del pontificato, si pone in continuità con i suoi predecessori: “I segni dei tempi mostrano chiaramente che la fraternità umana e la cura del creato formano l’unica via verso lo sviluppo integrale e la pace, già indicata dai Santi Papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II” (Angelus 4 ottobre 2020).

L’Enciclica, resa pubblica il 4 ottobre 2020, nella festa del Santo Patrono d’Europa, inizia con le parole con cui San Francesco si rivolgeva a tutti i fratelli e sorelle – “Fratelli tutti” – invitando «a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio».

Papa Francesco si fa interprete, nell’oggi, dello stesso desiderio che animava il Santo di cui ha scelto il nome per il suo pontificato: «Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!».

Due episodi ispirano Papa Francesco nella stesura della Lettera Enciclica conferendole un carattere ecumenico: la visita di San Francesco al Sultano Malik-al-Kamil in Egitto, che testimonia il suo desiderio di esprimere l’amore di Dio vivendo un’umile e fraterna “sottomissione”, anche nei confronti di chi non condivideva la sua fede; e il suo incontro con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb ad Abu Dhabi, il 4 febbraio del 2019, per firmare il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”.

Nella parte introduttiva, il Papa racconta dell’incidenza che la pandemia di Covid-19 ha avuto nella riflessione, mettendo in luce le false sicurezze e l’incapacità di agire insieme: «Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti».

Nel primo degli 8 capitoli che la compongono, intitolato “Le ombre di un mondo chiuso”, Papa Francesco, partendo da un’analisi delle tendenze del mondo attuale che ostacolano lo sviluppo della fraternità universale – come lo sgretolarsi di sogni di unità, la fine della coscienza storica, la mancanza di un progetto globale, l’affermarsi della cultura dello scarto, il mancato rispetto dei diritti umani, le diverse forme di conflitti, la globalizzazione e il progresso senza una rotta comune, le pandemie e altri flagelli della storia, i fenomeni migratori, l’illusione della comunicazione, – giunge all’invito a camminare nella speranza, che «sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa».

Per superare queste ombre, il Papa indica la via d’uscita nella figura del Buon Samaritano (Lc 10,25-37), a cui dedica il secondo capitolo, incoraggiando all’apertura verso gli altri, a promuovere percorsi di pace, per avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro come fratelli e sorelle.

La Lettera Enciclica “Fratelli tutti” si conclude con l’appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità universale scaturito dall’incontro con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il riferimento alla figura di Charles de Foucault, “il fratello universale” e con la Preghiera al Creatore e la Preghiera cristiana ecumenica.

Da https://www.cgfmanet.org/infosfera/chiesa/papa-francesco-firma-lenciclica-fratelli-tutti/