Abbiamo trascorso interi mesi a rimpiangere il suono della campanella, il trambusto degli intervalli, il silenzio terrorizzato dei compiti in classe; ci siamo spiati attraverso web-cam e smartphone e rincorsi tramite mail e messaggi di ogni genere, tentando di tenere in vita le relazioni, prima ancora della semplice didattica; tutto ciò tenendo gli occhi puntati su questo fatidico settembre, nella speranza un po’ ingenua che tutto potesse tornare “come prima”.

L’anno scolastico che ci apprestiamo a incominciare, così come quello che ci siamo faticosamente lasciati alle spalle, sarà invece unico nel suo genere: ci sarà chiesto ancora una volta di ripensare il nostro modo di vivere la scuola – tanto come insegnanti, quanto come studenti – di affrontare sfide nuove e imprevedibili e di assumerci importanti responsabilità.

La scuola dopo il lockdown sarà un’avventura tutta da scrivere, fatta di nuovi tempi, nuovi spazi e nuovi modi di stare insieme: le distanze si sono ridotte, ma non si annullano ancora del tutto; le mascherine nasconderanno i nostri sorrisi e i vostri passaparola, ma non silenzieranno le nostre sfuriate e il vostro allegro vociare; disinfettarsi le mani non vi impedirà (purtroppo) di ingozzarvi di patatine e merendine.

Se c’è qualcosa di cui questi mesi ci hanno dato la conferma è stato che condividere emozioni e pensieri, parlarsi e ascoltarsi, prendersi per mano nelle difficoltà, gridare di gioia per una conquista, dividersi la merendina all’intervallo, incontrarsi nei corridoi, unire tra loro i banchi per lavorare insieme, è la scuola che più ci è mancata, perché la scuola si alimenta di una storia avventurosa e imprevedibile, quella delle nostre vite.

Non ci è dato sapere se e quando la situazione tornerà mai alla normalità, quello che ci è chiesto sono la flessibilità e anche il coraggio di accogliere questa nuova sfida e di non dimenticare mai, nei momenti di difficoltà, quanto siamo fortunati a essere di nuovo… INSIEME.

Giorgia Garulli