“Oggi, giorno del Signore 9 giugno 2020, alle ore 14:59, dopo la prima ora di Project Work e in attesa della seconda, non avevo mai visto né sentito in vita mia la ragazza di cui racconto. Nelle mie lezioni in aula a inizio anno e online (circa 20 ore) non si era mai presentata.

All’improvviso succede quanto di impronosticabile: compare la ragazza nella lezione online che sto tenendo. La situazione era quindi questa: non ci eravamo mai visti; lei non aveva idea di quale fosse la mia materia e il tema della lezione dedicato all’utilizzo di LinkedIn con necessità assoluta del computer; io non avevo idea di cosa fare ed ero totalmente privo di tempo dato che è entrata in chat, senza salutare, esclamando: “Quindi qua dentro cosa si fa?”; lei non aveva la webcam attiva (ovviamente era collegata con il telefono) e io per problemi di banda neppure; la lezione era una purissima telefonata di un’ora obbligatoria tra due emeriti sconosciuti.

Come dire, bene ma non benissimo…

Dopo un brevissimo consulto telefonico in cui mi si esorta a fare la lezione, totalmente random, inizio una lezione one to one quasi casuale provando a portare la ragazza nel mondo di LinkedIn: il social dei professionisti.

In maniera incredibile viene fuori una lezione stupenda. Mi sono subito abbassato al linguaggio da ragaz per evitare di farla scappare, ma lei è stata perfetta, partecipativa, interessata… abbiamo chiacchierato, capito come impostare una foto del profilo professionale, perché usare LinkedIn, come utilizzare una mail con un nome vero e non la sua. La ragazza ha riso, ha detto quanto a lei interessi trovare un lavoro, mi ha voluto raccontare di essere molto precisa e puntuale e di come, in uno stage in un noto negozio di strumenti musicali, si alzasse alle 6:00 per fare colazione, lavarsi ed essere puntuale alle 8:22 davanti al negozio. É stata sempre con me a dibattere continuamente, tranne che per soli 5 minuti… Non poteva mancare appunto il colpo di scena: “Oh prof vado a prendermi l’accendino, ti lascio con mia sorella”. E è così che 5 minuti della lezioni sono stati dedicati a parlare al telefono con la sorella, alle prese con l’esame di terza media…

Tutto questo racconto per dire cosa? Per dire che, secondo me, questa è la vera essenza dell’essere un docente della formazione professionale. Nella vita lavorativa, oltre a gestire un’azienda, faccio formazione nel mondo del digitale in tutta Italia a manager, imprenditori, master universitari. Quelli che molti considerano il meglio, i cervelli, o cose simili, ma quello che mi ha dato quest’ora, dove ho potuto lasciare una briciola di comportamento professionale a questa ragazza “scapestrata” come direbbe Pirandello, non me lo lascerà mai una vita intera a formare “i cervelli”.

Ho iniziato a lavorare con il CIOFS FP ben 14 anni fa, avevo 21 anni e le orecchie me le hanno tirate qualche volta… Credo di aver fatto più di 1500 ore di formazione professionale. Ne ho viste di ogni colore: dalle risse al torneo di calcetto, agli svenimenti in aula, a vari comportamenti assurdi, fino ad accompagnare 40 ragazzi in mezzo a Parigi e, purtroppo, anche vivere qualche tragedia.

Qualche giorno fa mi ha mandato un WhatsApp una razza che conosciuta da quasi tutti i docenti. Dieci anni fa era al CIOFS FP: una ragazza folle, senza nessuna possibilità di fare nulla nella vita. Mi ha mandato un WhatsApp perché voleva informazioni sul digital-marketing dato che si sta per laureare in Marketing. Laurea… dal CIOFS FP all’Unibo…

Sapete cosa vi dico? Che questo lavoro, nonostante tutte le difficoltà e il sentirsi forse inutili alle volte come docenti, beh... è impagabile!”.

Un docente